Continuano le proteste e le segnalazioni dei cittadini per una situazione al limite.
Da anni, ormai, in una zona industriale della città di Pontinia avviene di tutto, persino l’acquisto di 180 ettari da parte di una società, la Agripont, riconducibile all’ex sottosegretario al Ministero dell’Economia, in tempi berlusconiani, Nicola Cosentino. Quel Nick ‘o Americano condannato in quattro differenti processi, tra cui una pena di nove anni per il reato di concorso esterno in associazione camorristica che ha confermato l’ipotesi della Direzione Distrettuale Antimafia di Napoli che riteneva Cosentino il referente politico nazionale del clan dei Casalesi.
Lo specchio di cosa sia diventato il rapporto tra il cittadino e la sua terra riflette la puzza che rende l’esistenza come una bolla d’aria marcescente. Perché così è per coloro che vivono quel pezzo di ex palude: una località, la zona industriale Mazzocchio, dove sono presenti anche le idrovore più grandi d’Europa (è grazie all’impianto idrovoro di Mazzocchio che la gran parte dei terreni della Pianura Pontina non si trova dove natura l’aveva messi: al livello del mare o sotto di esso).
Comitati, meetup e politici sono scesi in campo con denunce, segnalazioni, osservazioni agli Enti, interrogazioni parlamentari e regionali. E a finire, spesso, sul banco degli imputati per gli odori micidiali che appestano la zona è la Sep, Società Ecologica Pontina srl, l’azienda sita a Pontinia in zona Industriale Mazzocchio che, come si legge sul suo sito, “nasce da una esigenza ecologica nuova: il compostaggio”.
La Sep spiega che le tipologie di rifiuti che vengono trattati nel suo impianto di compostaggio (ossia trasformare la frazione umida dei rifiuti in compost) sono numerose: sfalci, potature e ramaglie; rifiuti mercatali; fanghi da depurazione biologica; rifiuti da industrie agroalimentari.
“L’azienda è dotata di un impianto – scrivono sul loro sito – di compostaggio in grado di produrre compost ad alto livello sia qualitativo sia quantitativo. Inoltre offre un servizio tecnicamente valido ed efficiente in quanto garantisce soluzioni veloci che riguardano problematiche relative allo smaltimento dei rifiuti. SEP è una Azienda che riesce a conciliare la propria professionalità con il benessere comune e ambientale”.
In sostanza mutare la frazione umida in compost è ciò su cui ruotano le annose domande: il prodotto ricavato è di qualità o no? quali materiali vengono lavorati? da chi provengono questi materiali? a chi sono stati affittati i terreni dove viene scaricato il compost? si rispettano tutte le norme, le prescrizioni, i regolamenti? e gli enti cosa fanno per tutelare la vita dei cittadini consumati dalla peste in forma di aria che respirano da anni?
Non ha mai avuto dubbi l’amministratore della società Sep, Alessio Ugolini, nonostante indagini e processi sui miasmi presumibilmente provenienti dalla sua azienda, conclusisi tra assoluzioni, prescrizioni, piccole ammende e versioni non del tutto chiare di chi denunciava.
A luglio del 2017, dopo un’interrogazione parlamentare, Ugolini tuonò dicendo che chi l’aveva concepita non conosceva “il nostro territorio e quindi sarà utile informarli che l’impianto della Sep non è un fungo velenoso improvvisamente spuntato nella fertile campagna pontina ma, conformemente ai vigenti strumenti di pianificazione locale, si colloca all’interno del Consorzio per lo Sviluppo Industriale Roma-Latina”, aggiungendo che la Sep altro non era che una “struttura che occupa una superficie complessiva di 445 ettari la cui unica vera anomalia è rappresentata dalla presenza di uno sparuto nucleo di residenze incredibilmente sopravvissute alla poderosa opera di esproprio che ha preceduto la nascita del sito, elemento, questo, che sconta comprensibili problemi di compatibilità su cui, non è difficile immaginarlo, la Sep non può certo vantare diritti d’esclusiva” e infine rilanciando che “a tal proposito abbiamo noi stessi segnalato la presenza di fastidiose emissioni maleodoranti promananti da diversa fonte inquinante, senza tuttavia meritare l’attenzione né degli enti preposti, né dei cittadini residenti”.
Non la pensano proprio così i cittadini della zona che, anche ieri lunedì 21 gennaio, denunciavano via social l’ennesima segnalazione di scarico compost o digestato che si è tradotto in una puzza molesta che ha investito le loro narici e, sopratutto, le loro preoccupazioni per il domani.
Come riporta l’ambientalista Giorgio Libralato sul suo blog: “Facendo seguito alle precedenti segnalazioni, è evidente che o non hanno portato alcun risultato oppure semplicemente si tratta di conferimento da altri soggetti in altre aziende, visto che il conferimento di compost o di digestato fuori specifica continua”.
D’altra parte che in quel sito, la Sep, qualcosa non andava lo attesta anche la vicenda giudiziaria che da quasi 2 anni ingarbuglia già un quadro astratto di buchi normativi e vuoti di controllo protagonisti negli anni.
A ottobre del 2017 la Procura di Latina con le indagini del sostituto procuratore Giuseppe Miliano e del Nipaf richiedeva, approvato dal Gip del Tribunale, il sequestro dell’impianto. Sotto custodia giudiziaria, l’impianto ha continuato a lavorare e, a distanza di pochi mesi, rimanendo sotto sequestro, si è operato per verificare se le migliorie apportate dall’azienda garantivano il rispetto dell’ambiente. A dicembre dello stesso anno, però, dopo che i sigilli all’impianto erano stati rimossi, dal 6 novembre al 6 dicembre, quelle migliorie eseguite presso la Sep, sotto sequestro per getto di cose pericolose (articolo 674 del Codice penale), non sono state sufficienti a superare il nuovo esame dell’Arpa, l’Agenzia regionale per la protezione ambientale. Ancora scandalo e indignazione. Per poco.
A giugno del 2018 i Carabinieri forestali e l’Arpa si dirigevano alla Sep di Pontinia che comunque aveva continuato a lavorare. I militari del Nipaf fermavano alcuni automezzi diretti a scaricare residui di trattamento rifiuti nelle campagne della zona e li riconducevano in azienda. Ulteriori prelievi di campioni del carico trasportato, analisi per capire di che sostanza erano fatti gli incubi maleodoranti e il sequestro di atti disposto dal sostituto procuratore Giuseppe Miliano.
Da febbraio 2017, la Regione Lazio concesse all’impianto della SEP un aumento giornaliero dei conferimenti pari a 50 tonnellate, considerata una modifica non sostanziale dell’autorizzazione concessa nel 2015. Una concessione che viene vista da molti come una mazzata considerando che a pendere sul destino del sito c’è un’altra richiesta presentata dal gestore per aumentare i quantitativi di rifiuti in ingresso, pur avendo luogo, ad oggi, un’inchiesta, un sequestro e una probabile altra inchiesta del Noe, il Nucleo operativo ecologico dei carabinieri di Roma. E senza tralasciare il fatto che da fine 2017, oltre alla Sep, c’è un’altra azienda della stessa proprietà che ha cominciato da subito a preoccupare i cittadini, la Sogerit per cui la Provincia di Latina dopo averla autorizzata l’ha diffidata a novembre del 2017, contestando il mancato rispetto delle prescrizioni.
Che il modello delle prescrizioni ha da sempre rilevato grosse criticità non è, d’altronde, una novità.
Ieri, nel corso delle proteste social, un utente di Pontinia ha scritto a chiare lettere, rivelando per di più un grave disservizio delle autorità competenti: “Per questa puzza insopportabile sto provando a contattare il numero di emergenza come mi è stato riferito dai carabinieri ma nessuno mi risponde. C’è qualcuno che può intervenire in questo momento? Stanno scaricando adesso non se ne può davvero più, fate qualcosa, intervenite autorità competenti. Grazie”.
Un grido di dolore piuttosto evidente che viene rincarato da altri utenti. E un altro commento, altrettanto chiaro, si conclude con una critica nemmeno troppo velata al Sindaco di Pontinia e Presidente della Provincia Carlo Medici che in effetti non si registra abbia fatto molto né per la Sep né per il più giovane impianto della Sogerit sopratutto perché, in presenza di circostanze intervenute successivamente al rilascio delle autorizzazioni, nell’interesse della salute pubblica, poteva, motivando le proprie azioni, chiedere all’autorità competente di riesaminare le autorizzazioni rilasciate seguendo il Testo Unico Ambientale.
”Migliaia 48 a 200 metri da casa che confina con il fiume Selcella (ndr: al canale Selcella dove molti abitanti dicono che l’acqua bolle, solo nel 2014 la Provincia approvava il disciplinare per il carpfishing, la pesca della carpa), stanno scaricando camion dicono compost ma dalle analisi dell’Arpa (Agenzia regionale per la protezione ambientale) risulta merda, l’aria è irrespirabile, nausea, vomito, bruciori alla gola e agli occhi. I camion entrano dalla Migliara 49, il terreno in questione si trova in via Mezzaluna (ndr: pare in un terreno affittato ma di proprietà di un avvocato, Gaetano Coronella). Signor sindaco adesso basta non ne possiamo di essere presi in giro sono anni che questa storia va avanti, nessuno ha mai fatto niente, noi che stiamo nelle campagne dobbiamo solo pagare le tasse e subire, le nostre zone sono diventate discariche a cielo aperto. Tante denunce sono state fatte presso gli uffici competenti compresa denuncia alla Procura della Repubblica ma ad oggi solo menefreghismo da parte vostra e della Regione. Le persone qui continuano ad ammalarsi e morire di tumore compresi i bambini. Sono veramente schifata di questa politica, con quale faccia andate a chiedere i voti alle persone, fatevi un’ esame di coscienza perché la nostra pazienza si è esaurita”.
Giorgio Libralato, sempre attento e tenace col fiato sul collo di enti e politica, ha inviato l’ennesima segnalazione chiedendo una serie di azioni agli enti preposti: Arpa Lazio, Asl Latina, Vigili urbani, al Comune di Pontina, al Corpo Forestale, Prefettura, Ministero Ambiente e Provincia di Latina:
– da quale impianto proviene questo materiale,
– la qualità di questo materiale, le analisi;
– la qualità delle acque superficiali e di falda,
– le analisi sullo stesso terreno,
– l’autorizzazione al conferimento e spandimento di questo materiale;
– nel caso si ravvisino illegittimità si chiede di conoscerne gli adempimenti e prescrizioni;
quali accorgimenti intendano prendere Provincia di Latina e Regione Lazio prevenendo questi impianti di dubbia legittimità o meglio chi ne controlla gli adempimenti per le prescrizioni e quali esiti abbiano avuto.
Questa mattina si sono recati sul luogo alcuni vigili urbani che hanno assicurato che avvertiranno ufficialmente l’Arpa, oltre al fatto che a breve sarà pubblicata un’altra interrogazione regionale da parte del Movimento 5 Stelle.
La speranza è l’ultima a morire, prima che muoia definitivamente l’aria che si respira.