Si è concluso il rito direttissimo nei confronti dei due giovani arrestati dalla Polizia di Stato dopo un lungo inseguimento
Il giudice monocratico del Tribunale di Latina, Elena Nadile, ha accolto l’istanza di patteggiamento presentata dagli avvocati Italo Montini e Daniele Giordano per i due trentenni arrestati in flagranza di reato dalla Polizia di Stato nella notte tra il 27 e il 28 febbraio, a Latina.
Il trentenne di Aprilia, Valerio Bozza, e il 28enne di Sermoneta, Andrea Mosaico, dovevano rispondere di furto aggravato e resistenza a pubblico ufficiale. La formula è stata quella del rito direttissimo, all’interno della quale il giudice ha accordato il patteggiamento per una pena di 10 mesi di reclusione ciascuno, disponendo la cessazione di ogni misura restrittiva per entrambi.
I due giovani erano stati trovati a bordo di un’auto rubata e, dapprincipio, indiziati del reato di ricettazione e resistenza a pubblico ufficiale. In particolare i poliziotti della Squadra Volante erano intervenuti a seguito della segnalazione di un furto di una Giulietta Alfa Romeo, in Via Alfieri, in zona Piccarello. Era stato il proprietario a segnalare la posizione dell’autovettura tramite il GPS istallato sul mezzo.
Gli agenti, messisi subito sulle tracce della vettura segnalata, avevano notato il veicolo giungere dalla direzione opposta e a quel punto era iniziato un inseguimento per tentare di bloccarlo. L’auto, che procedeva in corsa a forte velocità, non si era arrestata neanche alla vista dei segnali luminosi e sonori della pattuglia, ma grazie anche all’ausilio di un’altra volante che viaggiava invece con i segnali spenti proprio per tentare di fermare il mezzo, era stata intercettata e successivamente bloccata in sicurezza dalle due pattuglie sul posto. L’inseguimento si era protratto per diversi minuti, concludendosi poco prima di Aprilia. A bordo dell’autovettura c’erano i due uomini, privi di documenti di identificazione.
Bozza e Mosaico erano stati condotti presso gli Uffici della Questura dove erano stati sottoposti al foto-segnalamento e alla perquisizione personale e del mezzo su cui viaggiavano. Gli investigatori avevano trovato all’interno dell’auto arnesi atti allo scasso e un dispositivo elettronico di dubbia utilità, mentre il veicolo inoltre riportava segni di effrazione.
Nel corso del rito direttissimo, i due giovani hanno ammesso gli addebiti a loro contestati. Il giudice monocratico, dopo la prima camera di consiglio, aveva rimesso in libertà entrambi, disponendo la misura dell’obbligo di dimora. Misura che, oggi, è stata revocata.