Mezzo chilo di cocaina ceduta a Latina: condannato dal Giudice per l’udienza preliminare Maurizio De Bellis e il giovane Villalobos
Il Gup del Tribunale di Latina Mario La Rosa ha condannato, per detenzione ai fini di spaccio di sostanze stupefacenti, a cinque anni di reclusione ciascuno Maurizio De Bellis e Ruki Mark Villalobos, entrambi volti noti a Forze dell’Ordine e cronache giudiziarie.
Il 21 dicembre scorso, il 55enne Maurizio De Bellis, personaggio da anni protagonista della malavita pontina, fu arrestato con l’accusa di cessione di sostanze stupefacenti. Furono il Nucleo Investigativo del Comando Provinciale dei Carabinieri di Latina e la Squadra Mobile della Questura di Latina ad eseguire la misura cautelare nei confronti di De Bellis, ritenuto responsabile della cessione di 500 grammi di cocaina ad un’altra persona: ossia a Villalobos.
Meno di due settimane prima, a Latina, nei pressi della “zona pub”, l’area del capoluogo in cui si concentra la movida cittadina, fu arrestato il 25enne Ruki Mark Villalobos.
Gli arresti dei Carabinieri nei riguardi del 25enne si concretizzarono per un episodio quasi casuale avvenuto nella serata del 10 dicembre quando un equipaggio del Nucleo Investigativo, agli ordini del Maggiore Antonio De Lise, notò, il giovane che continuava a guardarsi intorno in evidente attesa, cercano di celare dietro la schiena un involucro che teneva tra le mani.
Riconosciuto il soggetto, per l’appunto Ruki Mark Villalobos, ed avendo intuito che potesse occultare della sostanza stupefacente, il personale operante richiese l’ausilio di una pattuglia in divisa per procedere ad un normale controllo. Appena sopraggiunta la pattuglia, il giovane si allontanò frettolosamente e si recò nel parcheggio retrostante la cosiddetta “Via dei Pub” di Latina, guardandosi ripetutamente intorno per verificare se fosse seguito.
La circostanza insospettì ancora di più i militari e il 25enne Villalobos fu trovato in possesso di oltre mezzo chilo di cocaina ed alcune dosi di hashish già suddivise e pronte per lo spaccio.
Ascoltato nell’ambito dell’interrogatorio di garanzia, Villalobos – già condannato per fatti di droga in riferimento a un altro episodio e considerato una nuova leva dello spaccio latinense (gravitava un tempo nella zona del Palazzo Pennacchi) – si avvalse della facoltà di non rispondere e il Gip Cario ne ha convalidò l’arresto lasciandolo in carcere.
Quindi, dopo poco più di dieci giorni, fu la volta degli arresti nei confronti di De Bellis, eseguiti congiuntamente dai Carabinieri e dalla Squadra Mobile che, considerata la genesi delle due operazioni, teneva accuratamente all’attenzione il 55enne pontino. Ad ogni modo De Bellis, che è stato alla fine arrestato non a casa sua ma nell’abitazione di un conoscente a Campo Boario, fu ritenuto colui che ha passato a Via Neghelli, in piena zona Pub, il mezzo chilo di cocaina all’italo-filippino Villalobos. L’indagine fu coordinato dal sostituto procuratore di Latina Daria Monsurrò.
De Bellis, noto negli ambienti criminali e coinvolto nel 2013 nell’operazione anti-droga “Balena Bianca” insieme ad altre 26 persone, nel 2016 fu destinatario, da parte del Tribunale di Latina, di un provvedimento di confisca dei suoi beni. Le proprietà di De Bellis, per un valore di circa due milioni di euro, secondo gli accertamenti eseguiti furono ritenute frutto di un accumulo illecito vista anche la sproporzione tra i redditi dichiarati da tutto il gruppo familiare. Furono oggetto di sequestro 15 immobili, tra cui una villa sulla Pontina e quattro appartamenti, un conto corrente, due libretti postali è un deposito bancario di 15.000 euro.
“Billy”, così come viene chiamato De Bellis, è un personaggio che da anni rientra in fatti interni al crimine pontino, persino vittima di un attentato che, secondo i collaboratori di giustizia Renato Pugliese e Agostino Riccardo, fu recapitato alla sua villa da Massimiliano Moro nel 2008, prima di essere ucciso nell’ambito della guerra criminale pontina nel 2010.
Ad aprile, nuovi guai per De Bellis con il nuovo arresto nell’ambito dell’operazione dei Carabinieri del Nucleo Investigativo denominata “Status Quo”. Per gli investigatori, era lui a rifornire di cocaina ciò che era rimasto del Clan Travali, in particolare la sorella dei noti fratelli: Valentina.