Prosegue la polemica del deputato di “Alternativa” Raffaele Trano nei confronti dell’Asl di Latina, reiterando la denuncia sulle condizioni dell’ospedale “Dono Svizzero” di Formia
“Pensavo di essere stato irreversibilmente colpito alla vista di uno spettacolo indecente, solo l’ennesimo che arriva dall’ospedale Dono Svizzero di Formia, segnalato con tanto di foto, nome e cognome da una persona ben informata sul reparto dialisi del nosocomio formiano, e pensavo che la mia rabbia verso un tale abominio, e quella degli utenti della sanità pontina che hanno a che fare con disagi, drammi e situazioni sistemiche ben oltre il limite della decenza, potesse rappresentare un limite. Invece mi sbagliavo, perché quanto ho letto ieri in una diramata dall’Asl di Latina contro il mio atto di denuncia e di accusa circa le condizioni vergognose che riguardano l’ospedale di Formia, è stato pure peggio.
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L’azienda sanitaria, che come al solito non ha nomi né cognomi nel firmare la nota e dunque assumere le responsabilità della fatiscenza dell’ospedale formiano in carico a qualcuno, scrive che la denuncia pubblicata dalla donna il 25 giugno alle 10:11, e che io ho poi rilanciato con il necessario sdegno e preannunciando una interrogazione parlamentare e una visita all’ospedale, non è vera, perché quello che è presentato come uno spogliatoio in condizioni putrescenti, sarebbe in realtà un magazzino, come se pure un magazzino di un ospedale dell’importanza della struttura formiana e in pieno periodo pandemico, potesse mai trovarsi nelle condizioni che vediamo nelle foto, dove peraltro sono stipati materiali sanitari, coperte e persino una sedia a rotelle. Insomma già questa risposta dovrebbe come minimo far vergognare chi ha scritto la nota, e indagare immediatamente sui responsabili che hanno permesso una tale situazione, ma temiamo non accadrà. Andiamo avanti.
Si afferma che questo spogliatoio-magazzino sarebbe già oggetto di una attività di risanamento, e allora voi esclamerete, ma guarda un pò il caso! E quando finirebbe questo risanamento? Non ci crederete ma finiva esattamente ieri, nel giorno della pubblicazione di questa stessa nota della Asl. A dir poco incredibile. E ancora, si difende la scelta della direzione sanitaria di non far stazionare le ambulanze dei dializzati dinanzi all’ingresso, perché i mezzi di soccorso perderebbero macchie d’olio, ma non si dice nemmeno una parola sulla ringhiera completamente ricoperta di letame di uccelli, e che dovrebbe essere usata da pazienti fragili, dializzati e persone anziane in primis. Così come non si dice una parola sul mancato uso delle mascherine da parte di molti frequentatori dell’ospedale, sulla rottura dei televisori donati da un benefattore al reparto dialisi e mai fatti riparare proprio a beneficio dei pazienti, o sugli ascensori fuori uso ripetutamente. Tutto contenuto nella mia denuncia e in quella della signora della quale ho rilanciato il grido di allarme, ma di cui nessuno si occupa o commenta.
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Ora, si può quantomeno comprendere l’assurdità di questa nota della Asl dovuta al disperato tentativo di qualcuno di difendere l’indifendibile, ma anche la mia proverbiale pazienza e tolleranza viene oltraggiata quando si afferma che la mia denuncia “lede il buon nome dell’azienda”. Vale anzitutto la pena sottolineare che quella che questi incapaci, burocrati, manager e contabili chiamano azienda si occupa della salute pubblica, che non persegue né il profitto, che è proprio ad un’azienda, e che invece dovrebbe garantire cure certe e gratuite per tutti, che invece spesso restano solo una chimera. In secondo luogo mostrano di non avere alcuna cognizione del reale e ci confermano – semmai ne avessimo avuto ancora bisogno – che vivono rinchiusi nelle loro stanze del potere con aria condizionata senza sapere che la salute pubblica della provincia di Latina, o come la chiamano loro, l’azienda, non gode affatto di nessun buon nome, anzi mai come adesso è forse insieme a quello dell’acqua uno dei peggiori servizi pubblici erogati ai cittadini italiani, pontini, del Golfo di Gaeta.
Ci sono liste di attesa infinite per prestazioni che avrebbero invece necessità di urgenza, e che guarda caso le persone svolgono a tutti i costi ovviamente andando a ingrassare a dismisura la sanità privata che spesso si ritrova a finanziare le campagne elettorali. E che magari poi aspetta di intrufolarsi in qualche concorso pilotato per amici e parenti. Entrare al pronto soccorso – solo per restare al caso di specie di Formia – può significare restarci pure sette/otto ore, come possono testimoniare decine e decine di persone. Alcuni pazienti o loro parenti sono morti – ma questo lo giudicherà la magistratura che ha un ricco faldone di casi – perché l’ospedale Dono Svizzero è stato classificato ospedale Covid senza nemmeno separare i percorsi dei pazienti ordinari da quelli contagiati. Hanno messo i cartelli a terra per segnalare il pericolo come se fosse un pavimento bagnato. Addirittura abbiamo visto vigilantes privati chiedere a intermittenza di svuotare la sala dove i pazienti attendono di ricevere le cure del pronto soccorso, perché dovevano passare le barelle con pazienti Covid. Solo per restare agli ultimi mesi io stesso mi sono occupato personalmente del decesso vergognoso di una anziano lasciato morire come un cane all’ospedale di Terracina, o del caso raccapricciante della povera Adriana, che almeno è riuscita a partorire suo figlio, e di altri due casi analoghi di anziani lasciati morire di incuria e strafottenza da Scauri a Gaeta, ovviamente davanti all’inerzia della Regione e del suo governatore che a Formia ci viene in campagna elettorale a promettere il solito policlinico. Ma casi del genere non si contano più. E questi ci vengono a parlare di “buon nome”?.
Un capitolo a parte lo merita il personale medico, verso il quale la Asl ancora una volta tenta di scaricare le responsabilità tentando di fare confusione e addossando a loro le colpe dei fatti in questione, come se fossero loro a doversi sentire colpiti, mentre invece costoro sono le fondamenta sul quale ancora si regge il nostro sistema sanitario ormai a brandelli, quasi sempre costretti a lavorare in condizioni disumane e senza nemmeno – talvolta – i presidi minimi di sicurezza. I medici e gli infermieri della sanità pontina sono troppo spesso veri e propri eroi, verso i quali ho già ripetutamente espresso la mia stima incondizionata, mentre invece dovrebbero essere, e loro vorrebbero essere, solo dei professionisti messi nelle condizioni di fare bene e in sicurezza il loro lavoro.
Venerdì mi recherò al Dono Svizzero a vedere di persona quello che sta accadendo, perché non se ne può più, questo è un ospedale importante, Dea di primo livello e a servizio di un bacino di oltre 100mila persone”.
A dichiararlo, in una nota, il deputato di “Alternativa” Raffaele Trano.