“ITRI A MISURA DI ANIMALE”, LA PROPOSTA DI AGRESTI (M5S) CONTRO IL RANDAGISMO

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Randagismo a Itri, il consigliere comunale Osvaldo Agresti (Movimento Cinque Stelle) propone una gestione “in house”

“Itri ha attraversato negli anni, in materia di randagismo e animali d’affezione, momenti drammatici e quasi sempre di emergenza. Una mala gestio del territorio e dei servizi comunali in materia ha solo portato, nel tempo, ad un aumento dei rischi di sicurezza e sanitari oltre che ad una visione delle amministrazioni volta più alla soluzione visiva del fenomeno che alla risoluzione ed al cambio di mentalità in materia di animali domestici e di randagismo”. A dichiararlo, è Agresti che ricostruisce il problema annoso dei cani randagi nel Comune di Itri e prova a proporre una diversa gestione, non più ad appannaggio della società privata.

Osvaldo Agresti
Osvaldo Agresti consigliere M5S

“Con la creazione del Canile Comunale si è sempre agito al fine di seppellire le problematiche in materia con l’affidamento dei randagi alla struttura comunale e pagamento annesso, come se togliere visivamente il randagismo alla vista dei cittadini bastasse per vivere politicamente sereni e tranquilli. Il culmine di questa gestione superficiale è stato toccato proprio durante i cinque anni amministrativi passati – continua Agresti – in cui branchi di cani inselvatichiti hanno creato forti e rischiosi disagi alla popolazione ed a cui, malgrado la mia stessa amarezza di vedere quelle povere bestie in gabbia, per responsabilità amministrativa e dovere richiesto dal ruolo, ho dovuto porre un freno consentendo e aiutando la ditta che era stata incaricata dell’accalappiamento di usufruire della mia proprietà per predisporre le trappole apposite”.

“Il fenomeno Randagismo – ricorda Agresti – ci costa quasi 200.000 euro annui, tra gestione giornaliera degli animali nel canile comunale e servizi sanitari necessari ed obbligatori di primo soccorso e per malattie varie, una enormità di denaro che finisce nelle mani di pochi e che, per quanto la gestione di questi animali sia ottimale, non restituiscono ad essi una vita degna di essere vissuta”.

“La domanda nasce spontanea, è meglio, per una Amministrazione, pagare un canile per un animale infelice o usare gli stessi soldi per un cane ed un padrone felice?”. Per Agresti la risposta sta nel disporre un nuovo modus operandi. Un cane posto in canile costa alla cittadinanza, come spesa minima escludendo sterilizzazione e primo soccorso, circa tre euro al giorno, circa 1000 euro l’anno che possono solo aumentare nel tempo dati gli aumenti delle materie prime. “Propongo – continua Agresti – di corrispondere l’equivalente della spesa, che il comune avrebbe dovuto elargire per lo stallo dell’animale in canile, a chi adotta un cane del Comune di Itri per tre anni consecutivi (si può prolungare a 5)”.

Il consigliere comunale, in un lungo dossier che sviscera approfonditamente il problema (vedi video di seguito) – dagli spazi per i cani alla microchippatura fino alle dinamiche di accompagnamento dei migliori amici dell’uomo -, arriva poi ad avanzare alcune proposte concrete: cestini per la raccolta escrementi con chiusura ermetica ridotta a 15cm x 15cm con annesso distributore di sacchetti per gli escrementi; fornire il tessuto urbano di diversi dogpark che siano all’interno del tessuto urbano e che non siano difficili da raggiungere; fornire le strade principali di distributori di acqua potabile, uno ogni cinquanta metri con colonnina e una targhetta con scritto “io bevo qui” magari con una effigie di un cane o di un gatto; installare cartelli con la richiesta di rallentamento per passaggio possibile di animali, almeno sulle strade urbane; chiedere alle strutture ricettive ed a quelle ristorative di dare libero accesso agli animali e aiutarli a fornire servizi adeguati.

Sui bisogni liquidi degli animali, che spesso fanno innervosire residenti e commercianti, Agresti suggerisce “sostanze attrattive che si possono usare per il primo passaggio dell’animale che, presa l’abitudine, darebbe respiro a tutte quelle attività che devono innervosirsi continuamente per il lavoro di pulizia dei propri ingressi commerciali a causa della maleducazione dei padroni più che per le necessità fisiologiche incolpevoli degli animali”.

“In molti si chiederanno, come trovare personale e pagarlo per realizzare tutto ciò? – conclude Agresti – A parte volontari e guardie zoofile o ambientali, già in parte presenti sul territorio, tutto è realizzabile tramite PUC mirati e i percettori del Reddito di Cittadinanza. Sono presenti nel nostro Comune in quasi trecento unità e che sono obbligati, per legge e con il rischio della revoca del contributo, alla prestazione di 8 ore settimanali per la comunità”.

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