“La crisi idrica che sta interessando l’Italia è destinata a peggiorare, con la linea rossa della desertificazione tendente sempre più al settentrione e con le infrastrutture disponibili del tutto inadatte a fronteggiare intere stagioni con precipitazioni nulle seguite da improvvise, brevi ed intensissime, bombe d’acqua. Stimiamo che, allo stato attuale, in Italia venga raccolta una ridottissima percentuale d’acqua piovana (circa l’11%), il resto viene disperso senza rifocillare le falde, che ricordiamo, oltre ad essere una riserva d’acqua preziosa e pulita, proteggono il territorio dall’avanzamento del cuneo salino, prima causa della riduzione delle zone agricole”, afferma la Presidente di Anbi Lazio, Sonia Ricci, sottolineando che “Come ANBI regionale appoggiamo fortemente il progetto per la realizzazione di piccoli invasi promosso da Coldiretti e sposato da ANBI. Nel territorio eterogeneo laziale una soluzione ad impatto ambientale zero che garantisca una riserva d’acqua in tempi di magra e che difenda il territorio da eventi climatici potenzialmente disastrosi, si spera diventi concreta e cantierabile nell’immediato”.
“Il progetto Piccoli Invasi prevede la realizzazione di piccoli bacini d’accumulo, privi di cemento, completamente inseriti nel contesto ambientale circostante e nel pieno rispetto della biodiversità locale. Questo concreto strumento è una risposta a quanto annunciato durante il Forum Internazionale Coldiretti e Agricoltura dalla Ministra per il Sud Mara Carfagna, che ha indicato i Consorzi di Bonifica come enti strategici e capillarmente distribuiti nel territorio italiano. I “laghetti” avranno il compito di ricaricare la falda. Non saranno sbarramenti territoriali, non verranno inondati territori realizzando dighe, ma saranno semplici bacini prossimi ad aree rurali ed offriranno opzioni, attualmente in fase di sviluppo, per la produzione di energia pulita – dichiara il Direttore di Anbi Lazio, Andrea Renna, che ha concluso: “la crisi climatica, l’economia bellica, la spaventosa presa di coscienza di non essere una nazione autosufficiente ma che dipende, per tante risorse alimentari, da altre nazioni, sono istantanee violente che dovremo saper trasformare in opportunità di crescita sociale, ambientale ed economica, sfruttando progetti virtuosi ed efficienti come quello proposto e proiettati al futuro del territorio”