Casa in affitto a Formia negata alla giornalista anticamorra Marilena Natale. L’associazione Caponnetto: “Grave e sconcertante”
“Grave e sconcertante la denuncia di Marilena Natale, la giornalista sotto scorta che, per questo motivo, non riesce a trovare una casa in affitto a Formia.
Amara la sua chiosa finale :”… a Formia sono ben accetti i Bardellino, i Giuliano, gli Esposito, i Bidognetti i Mallardo ma non Marilena Natale tirate voi le somme!”
Un affermazione grave, che attesta come le mafie si siano ormai impossessate del territorio, compenetrandone il tessuto economico, sociale e culturale, determinando una vera e propria mafiosizzazione della società, nel silenzio delle istituzioni e nell’assenza dello Stato.
Un silenzio e un’ assenza a cui non c’è giustificazione alcuna, tanto più che la situazione è nota da anni. Basterebbe ricordare che era l’ormai lontano 2014 quando il pentito Carmine Schiavone definì la provincia di Latina, provincia di Casal del Principe, concetto peraltro ribadito dalla DIA che nella sua ultima Relazione “ sottolinea come la vicinanza geografica al sud pontino renda l’area una sorta di “periferia campana”.
Nell’esprimere tutta la nostra vicinanza a Marilena Di Natale chiediamo al Prefetto, al Ministro degli Interni, a quello della Giustizia e a quanti hanno responsabilità di governo del territorio, di assumere provvedimenti straordinari per far fronte alla ormai gravissima situazione dell’Area Pontina primo fra tutti, come da anni andiamo ormai chiedendo, l’istituzione di un dipartimento distaccato della DIA a Latina che supporti e fornisca di ulteriori e più idonei strumenti le forze del ordine del territorio, mettendole in condizione di fare fronte con maggiore efficacia alla complessità della situazione.
Ma è anche necessario che la società civile, le forze sane del territorio, nel prendere atto che fatti come quello accaduto a Marilena Natale, seppur non costituiscono reato, rappresentano quell’humus criminogeno che consentono il radicamento delle consorterie mafiose e il controllo del territorio da parte delle stesse, si facciano promotrici di uno scatto che consenta alla collettività di acquisire la consapevolezza che solo un’azione sociale di rigetto di tali atteggiamenti criminogeni possono costituire i reali anticorpi con cui una società può rigettare ed impedire la “mafiosizzazione” del proprio territorio.
Se certi fatti accadono, è perché si lasciano accadere e non suscitano la necessaria riprovazione sociale generale che invece dovrebbe circondarli. Ed in questo ognuno per la propria parte e il proprio ruolo, da rappresentante istituzionale, politico, sindacale o da cittadino, ne porta la responsabilità”.
Così, in una nota firmata dalla Segretaria Nazionale Simona Ricotti, l’Associazione antimafia Antonino Caponnetto.