La consigliera comunale di Sezze Bene Comune interviene sul progetto da fondi Pnrr finalizzati alla realizzazione dell’impianto compost: “Quale visione per Sezze?”
“Il PNRR – spiega Rita Palombi, esponente di Sezze Bene Comune – è uno strumento direttamente proporzionale alla capacità di attuare le trasformazioni territoriali con una visione strategica e lungimirante e di prevedere ciò che le nostre città saranno tra 10 anni garantendo nell’immediato due principi fondamentali, ovvero: tempi e costi certi per la realizzazione dell’opera pubblica. Spesso però, le amministrazioni pubbliche fanno i conti con procedure burocratiche complesse che calate sul territorio diventano scontri in tribunale tra ricorsi al TAR e Consiglio di Stato con enormi difficoltà di concretizzare la realizzazione dell’opera pubblica con tempi e costi previsti. Inoltre, assorbiti dalla gestione ordinaria, diventa difficile programmare a medio e lungo termine e nella confusione generale, si rincorrono finanziamenti dell’ultima ora, rischiando di abbracciare il solo obiettivo di non “farseli sfuggire” con la rischiosa conseguenza di percorrere una strada dai caratteri deleteri anziché strategici. È di dominio pubblico la delibera d’indirizzo politico votata dalla giunta dell’amministrazione setina, con lo studio di fattibilità che prevede la localizzare di un impianto di compostaggio in un’area a destinazione d’uso agricolo e a ridosso del centro abitato di Sezze Scalo“.
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“I dubbi che in molti si stanno ponendo sono legati sia all’aspetto delle “competenze” sulla scelta esercitata dalla Giunta, anziché dal Consiglio Comunale sia sulla mancata partecipazione da parte della città ad un processo decisionale così importante disattendendo la promessa fatta in campagna elettorale sul coinvolgimento degli abitanti di questo territorio. Tutto legittimo ma, se volessimo analizzare il punto sulla visione strategica e di gestione territoriale, si potrebbe aggiungere un contributo, affermando che la scelta di collocare un impianto di compostaggio a ridosso della stazione ferroviaria e di un centro abitato, ingresso della città, non trova una logica di sviluppo sostenibile avendo omesso le conseguenze che graverebbero sulla qualità della vita degli abitanti del vicino centro”.
“Il terreno individuato per la potenziale realizzazione dell’impianto di compostaggio in questione ricade nell’area dove, in un ottica virtuosa, andrebbe concepito un nodo intermodale di mobilità sostenibile con servizi a supporto di un piano di recupero urbano in cui rientra la valorizzazione del Monumento Naturale del Brivolco con le relative Orme di Dinosauro e il Contratto di Fiume Ufente allargato al Contratto di Costa Provinciale. Siamo – prosegue Palombi – indietro di 20 anni rispetto ai Paesi dove la mobilità dolce è diffusa in maniera capillare garantendo il giusto equilibrio tra ambiente e sociale. Ad oggi, non è dato sapere quali siano i progetti per sviluppare una mobilità sostenibile e come le scelte fatte in questo periodo plasmeranno la città in futuro, quando sarà obsoleto possedere macchine di proprietà privata”.
“Ma, tornando alla gestione del ciclo integrato dei rifiuti, il primo fondamento giuridico dovrebbe concretizzarsi con l’istituzione dell’EGATO per meglio definire priorità e strategie Provinciali e permettere una pianificazione organica della raccolta differenziata, superando così le frammentate supremazie locali con decine di partecipate comunali che nella realtà contabile sono di fatto fallite. Successivamente, si dovrebbero individuare il perimetro e le aree entro le quali riorganizzare il trattamento dei rifiuti, ottimizzando la differenziata così da trasformare lo scarto in risorsa. La comunità setina è già abbondantemente provata dalla storia delle precedenti opere incompiute. Non dimentichiamo l’Anfiteatro e il milione e trecentomila euro da restituire alla Regione, il Mega Depuratore senza allaccio della zona Casali, la 156 dei Monti Lepini sulle Sorgenti delle Sardellane e via dicendo. Ancora una volta – conclude la consigliera comunale – si rischia di fare scelte schizofreniche dettate dall’esigenza imperante “d’intercettare” il finanziamento di turno con il conseguente stravolgimento delle condizioni di vita dei cittadini. Un paese senza una visione di sviluppo del proprio territorio, con interventi spot, senza programmazione e regole certe sull’uso del suolo, rischia di continuare un percorso a ribasso senza poter sperare in un futuro migliore”.