Autorità di sistema portuale del Mar Tirreno centro-settentrionale che comprende i porti di Civitavecchia, Fiumicino e Gaeta: la Corte dei Conti ne evidenza le forti criticità
A fronte di un avanzo finanziario di euro 164.044 dell’anno precedente, la gestione di competenza 2019 chiude con un disavanzo di euro 1,3 milioni, determinato dalla differenza tra il saldo positivo di parte corrente, pari a circa 3,5 milioni e quello negativo di conto capitale, pari a circa 4,8 milioni.
Il risultato di amministrazione mostra un decremento, passando da 16,6 a 15,5 milioni, così come il risultato economico che chiude il 2019 con un deficit di 5,4 milioni, a fronte dell’avanzo di 4,3 milioni registrato nel 2018. Il valore del patrimonio netto nel 2019 è diminuito del 6,5 per cento per effetto del disavanzo economico, ed ammonta a 78,6 milioni, a fronte degli 84 milioni del 2018.
Permangono criticità di bilancio e gestionali dell’Autorità di sistema portuale del Mar Tirreno centro-settentrionale che comprende i porti di Civitavecchia, Fiumicino e Gaeta. Migliora, invece il dato del traffico dei passeggeri che registra un incremento del 4% rispetto al 2018, raggiungendo il numero maggiore di unità del quadriennio.
È quanto emerge dalla Relazione sulla gestione finanziaria dell’Autorità di sistema portuale del Mar Tirreno centro-settentrionale che comprende i porti di Civitavecchia, Fiumicino e Gaeta per l’anno 2019, deliberata dalla Sezione del controllo sugli enti della Corte dei conti con determinazione n. 56/2021.
La Corte rileva che la gestione dell’AdSP è caratterizzata da un’elevata mole di contenziosi, e tale condizione impone una costante verifica della corretta iscrizione in bilancio del relativo fondo. In particolare, dal rendiconto 2019 risulta che l’avanzo di amministrazione disponibile è completamente azzerato a causa di tali accantonamenti.
Il 2019 è stato anche segnato da una riduzione del traffico merci in misura del 12 % rispetto all’esercizio precedente. Causa principale è stata la diminuzione di quasi il 50 % dei traffici di carbone e altre rinfuse solide, legati al ciclo produttivo della centrale Enel di Civitavecchia, che nel corso del 2019 ha ridotto drasticamente la produzione di energia elettrica con la chiusura di tre gruppi termoelettrici su 4 (circa -2 milioni di tonnellate).
Un primo esame condotto sugli esercizi successivi al 2019 conferma l’andamento negativo della gestione, aggravato nel 2020 anche dal drastico calo delle entrate tributarie e dei diritti di porto e dalla sensibile riduzione del traffico di merci e passeggeri, a causa della pandemia da Covid-19.
Nel 2021, inoltre, è stato dichiarato lo “stato di crisi” con conseguente assunzione di misure di risanamento. Criticità costanti nell’ambito gestionale dell’Autorità sono, infine, emerse in sede di verifiche ispettive del Ministero vigilante e di Anac in merito all’affidamento di servizi di interesse generale ad alcune concessionarie.