Sezze 11 gennaio 2019, la Giunta comunale delibera la richiesta alla Tesoreria Comunale “Unicredit spa” di aumento dell’importo di anticipazione di cassa a 5,3 mln per l’esercizio del 2019 (il massimo consentito per Legge). È la prima delibera dell’anno, il Comune ha già chiesto il 31 dicembre un anticipo di tesoreria di 3,9 mln, ma nel frattempo il 10 gennaio è stato pubblicata la determinazione della Direzione Bilancio della Regione Lazio con cui si nega qualsiasi finanziamento a Sezze come Comune in pre-dissesto. Nella lista dei beneficiari del Fondo per prevenire il dissesto dei comuni figura Cori, a cui vengono assegnati quasi 194mila euro, Priverno, destinataria di 266mila euro, ma Sezze non è presente. Il sindaco Sergio Di Raimo (PD) il 14 gennaio in Consiglio dirà che “Sezze rispondeva solo a un requisito e mezzo rispetto a quelli richiesti (anticipazione di tesoreria, disequilibrio strutturale parte corrente del bilancio e parzialmente disavanzo di amministrazione erano in realtà i requisiti a cui il Comune rispondeva sui 4 richiesti) e che molto probabilmente il Fondo è stato ripartito tra Comuni con una situazione di bilancio più critica della nostra” , ma i numeri parlano chiaro e dicono che Sezze è sull’orlo del dissesto finanziario.
ANTICIPAZIONI DI CASSA DAL 2015 AL 2019
Nel 2015 il Comune ha chiesto come anticipazione di cassa 1.972.380 euro, nel 2016 2.371.339 euro, nel 2017 2.912.084 e nel 2018 3.799.813. L’ultima cifra era prevista dal bilancio preventivo 2018 anche per quest’anno, ma poi si è dovuti ricorrere al massimo consentito per Legge, pari a 4/12 delle entrate accertate nel 2017. La crescita dei valori richiesti come anticipazione di tesoreria è lineare! Nella Relazione dell’organo di revisione per l’anno 2017, l’ultima pubblicata, si individua nel ricorso al tesoriere un elemento di elevata criticità che va assolutamente recuperato costituendo pregiudizio agli equilibri di bilancio.
SQUILIBRIO TRA ANTICIPI DI CASSA ED ENTRATE CORRENTI
È da specificare che gli importi si riferiscono al 31 dicembre e rappresentano l’anticipazione di cassa ottenuta e non ancora restituita, per cui è più che plausibile ritenere che nel corso dei vari anni ci siano state punte di anticipazioni più alte. È anche da evidenziare che le somme in questione, già di per sé consistenti, aumentano la loro rilevanza se rapportate alle entrate correnti annuali del Comune di Sezze, che nell’ultimo bilancio consuntivo approvato (2017) risultano pari a 15.958.616 euro.
FEBBRE ALTA AGLI INIZI DI OGNI ANNO
Può capitare occasionalmente che i Comuni, a causa di sfasamenti temporali tra entrate e uscite, si trovino in una situazione di sofferenza per mancanza di liquidità. In questi casi possono appunto chiedere, per far fronte ai propri impegni, anticipazione di somme, ovviamente dietro corresponsione di interessi, al Servizio di Tesoreria di cui si avvalgono. Tuttavia un costante ricorso all’anticipazione di cassa, per giunta per importi significativi, è indice di una situazione finanziaria difficilissima e costituisce l’anticamera del dissesto.
CASSA VUOTA E ALTI RESIDUI ATTIVI
Nel caso di Sezze la persistente mancanza di liquidità e il continuo appellarsi alla tesoreria vanno analizzati anche alla luce degli sproporzionati residui attivi. I residui attivi sono somme accertate negli anni passati di cui deve essere verificata di volta in volta la possibilità di riscossione. In sostanza, se si prevede e si iscrive nel bilancio di previsione un’entrata e nel corso dell’anno quest’ultima non è riscossa, l’entrata prevista viene riportata nell’anno successivo come residuo attivo (un credito); se l’entrata prevista non viene riscossa nemmeno negli anni successivi, si continua a riportare il residuo attivo.
LA MANCATA PULIZIA DEI RESIDUI ATTIVI
Se quell’entrata è stata però all’epoca iscritta in bilancio senza che ne ricorressero effettivamente i presupposti o, comunque, le condizioni allora sussistenti sono successivamente venute meno, il persistere nell’iscrizione del residuo attivo altera il bilancio, che può quindi chiudersi con un avanzo di amministrazione basato su crediti inesigibili o addirittura insussistenti già all’origine. Questa situazione è particolarmente delicata per la parte corrente del bilancio, quella caratterizzata da entrate e spese che si ripetono annualmente.
RESIDUI ATTIVI PER FINANZIARE LA SPESA CORRENTE
Con le entrate di parte corrente si finanzia la spesa corrente e i vari capitoli di spesa possono essere liberamente impegnati senza alcun vincolo, per procedere poi ai relativi pagamenti, in quanto tutta la spesa corrente, che non può eccedere le entrate correnti, trova copertura indistintamente in tutta la entrata corrente iscritta in bilancio. È evidente pertanto che l’iscrizione di un’entrata fittizia mina l’equilibrio di bilancio e porta l’ente a spendere oltre le proprie possibilità con conseguente rischio di dissesto.
SQUILIBRIO TRA RESIDUI ED ENTRATE CORRENTI
Ebbene, i residui attivi del Comune di Sezze per la parte corrente ammontano al 31/12/2017 a 19.307.706 euro: una cifra elevatissima, soprattutto se rapportata all’entità delle entrate correnti alla medesima data, pari come già riportato a 15.958.616 euro. L’ultimo consuntivo della seconda Giunta Campoli (il rendiconto 2016), quest’ultimo sostenuto ininterrottamente da maggioranze di centrosinistra dal 2007 al 2017, presentava grossomodo gli stessi numeri: 19.132.554,39 euro di residui attivi per la parte corrente e 15.175.250,60 di entrate correnti.
RESIDUI ATTIVI TROPPO ANZIANI
A preoccupare è anche l’analisi dell’anzianità dei residui attivi di parte corrente: dei più di 19 milioni di euro complessivi, 3,3 milioni si originano da esercizi precedenti al 2013; di 11.333.387 milioni di euro di residui di natura tributaria (IMU, TARI ecc.) sono più di 900mila quelli risalenti a prima del 2013; di quasi 6,5 milioni di euro di natura extra-tributaria (le contravvenzioni ad esempio) addirittura sono 2,24 i milioni di euro da riscuotere da almeno sette anni. Più trascorrono gli anni e più diventa arduo esigere crediti da residenti morosi.
CONSUNTIVO 2017 IN DISAVANZO
In questo contesto il Comune non è riuscito neppure a chiudere il rendiconto del 2017 in pareggio: disavanzo di amministrazione di 226.376 euro! Se si esclude l’eventualità che le entrate (si vedano i residui attivi) siano state “gonfiate” per sovvenzionare la spesa corrente al di sopra delle proprie possibilità, allora dobbiamo ritenere che la percentuale di persone fisiche e persone giuridiche (aziende) che non pagano le imposte comunali e le contravvenzioni sia altissima e le autorità locali siano prive di qualsiasi strumento di riscossione coattiva. Qualsiasi ipotesi si intendesse avvalorare il fine implicito perseguito dall’Amministrazione sarebbe sempre lo stesso, vale a dire generare “facile” consenso tra i cittadini attorno agli amministratori eletti. Aumentando a dismisura la spesa pubblica, o non recuperando il credito, la classe politica conta di assicurarsi il sostegno della maggioranza dei residenti alle prossime elezioni. Vale qui come in tante altre realtà.
CAMPOLI CONTRO I CREDITI INCAGLIATI
Dal momento che siamo tenuti a ragionare sulla base dei dati a disposizione e su fatti comprovati, proviamo ad accreditare la tesi dell’inadempienza degli obblighi fiscali da parte dei sezzesi ripercorrendo una “vecchia” vicenda i cui strascichi potrebbero colpire quest’anno le casse comunali in modo irreversibile. Nel 2013 il sindaco Campoli e l’allora assessore al Bilancio Pietro Bernabei, consapevoli che la riscossione coattiva di TASI, TARI e ICI/IMU è totalmente inattiva, decidono di affidare al Dirigente d’Area Fiscale Francesco Petrianni il compito di individuare un soggetto che provveda all’esazione dei residui.
LA VICENDA AeG
Lo Statuto della Servizi Pubblici Locali (SPL) SpA, la municipalizzata le cui azioni sono possedute interamente dal Comune di Sezze, all’art. 3 (oggetto sociale) punto 16 attribuisce alla multiservizi il compito di “accertare e riscuotere tributi, diritti e canoni comunali”, tuttavia , allora come oggi, i dirigenti dell’azienda speciale dichiarano di non possedere né titolo né capacità di procedere al recupero coattivo dei crediti. Petrianni potrebbe allora optare per Equitalia, dal 1° luglio del 2017 sostituita dall’Agenzia delle Entrate-Riscossione, la cui percentuale sulle somme riscosse (c.d. aggio) è fissata per Legge all’8%, ma alla fine la scelta del funzionario setino ricade sull’ azienda privata AeG SpA di Lucca.
LE DETERMINAZIONI DI PETRIANNI
Il 29 agosto 2013 Petrianni con la Determinazione n. 32 approva la proposta tecnico-amministrativa presentata da AeG e relativa al servizio di riordino della banca dati tributaria per potenziare le entrate comunali e per il recupero dell’evasione e la riscossione ordinaria e coattiva. Con la successiva Determinazione n.2 del 25/2/2014 viene approvato lo schema di contratto definitivo sottoscritto dalle parti. Il contratto è allegato all’atto di affidamento diretto, dal momento che la normativa al tempo vigente impone l’indizione di gare d’appalto solo per commesse il cui valore sia almeno di 40mila euro (art. 125 D.lgs 163/2006, Codice degli Appalti). Il compenso previsto a favore dell’AeG per l’aggiornamento del database detenuto dall’SPL è di 38mila euro e a partire dall’estate del 2014 alcuni dipendenti dell’azienda affidataria cominciano a visitare le abitazioni dei setini per compiere le prime misurazioni.
“CARTELLE PAZZE” RECAPITATE AI SEZZESI
Bernabei in Consiglio comunale il 4 settembre 2014, interrogato dalle opposizioni, ribadisce che l’Amministrazione ha demandato all’azienda lucchese il solo compito di eseguire un censimento tributario sulla popolazione e una riorganizzazione delle informazioni. A fine anno i residenti iniziano a ricevere gli avvisi di accertamento, alcuni dei quali con errori marchiani (proprietari di una sola abitazione che risultano possessori di una seconda casa ad esempio), i consiglieri d’opposizione occupano una sala del Comune per protesta, scoppia il caso “cartelle pazze”.
LA RISCOSSIONE AFFIDATA AI LUCCHESI
A quel punto l’opinione pubblica viene a conoscenza per intero dei contenuti del contratto che all’art. 7 stabilisce esplicitamente che la gestione contrattuale dell’appalto dovrà esser svolta in conformità all’offerta della Società AeG SpA e che all’art. 2 punto 17 attribuisce in capo all’assegnataria “ogni attività preordinata alla riscossione”. Di seguito al punto 18: “assistenza e patrocinio legale finalizzata sia alla difesa nel processo tributario determinato, nei casi previsti dalla legge, dal ricorso innanzi agli organi che al rilascio di pareri su questioni interpretative che dovessero sorgere durante la durata del contratto. All’art. 3 (Annualità e tributi oggetto di affidamento), punto, 1 è scritto: “ICI- può esser avviata attività di accertamento, recupero evasione ed elusione per gli anni 2008, 2009, 2010, 2011 e 2012. Può essere avviata attività di riscossione coattiva susseguente all’avviso di accertamento 2004, 2005, 2006 e 2007″.
CLAUSOLE CAPZIOSE AI DANNI DEL COMUNE
Anche relativamente al compenso da corrispondere all’azienda affidataria l’Amministrazione nella sua comunicazione ai cittadini non è stata chiara fino in fondo se si pensa che all’art. 4 è sì contemplato un corrispettivo minimo di euro 38.000, ma a questo si potrà aggiungere una percentuale eventuale sugli incassi derivanti dalle attività accertative eseguite con il supporto di AeG SpA pari al 22% sulla verifica accertamento di ICI, IMU e TARSU. Alcune clausole appaiono poi lesive degli interessi della stessa Amministrazione come quella che prevede che le spese postali dovranno essere a carico del Comune o quella che vincola l’Ente in via esclusiva a curare le attività di accoglienza dei contribuenti e di front office presso la sede dell’SPL.
L’AeG RICORRE AL TAR CHIEDENDO 4,2 MLN DI EURO
Il 30 gennaio 2015 in consiglio comunale Campoli porge le proprie scuse ai cittadini che si sono visti recapitare avvisi di pagamento con importi erronei, ma soprattutto maggioranza e opposizione presentano due mozioni che concordano sul fatto che l’incarico all’AeG debba essere revocato. Il Comune attraverso l’attività di front office gestisce l’emergenza fino alla scadenza del contratto nel novembre 2015 senza procedere ad alcuna attività di recupero coattivo, ma già un mese prima l’AeG reclama le proprie percentuali sui ruoli messi a disposizione dal Comune. A febbraio 2016 viene recapitata al Comune una lettera di diffida scritta dai legali rappresentanti della società toscana in cui si chiede il pagamento di 202mila 664 euro come 22% del valore dei provvedimenti accertativi inviati, più 4 milioni 87 mila euro (in totale fa 4,289 milioni di euro!) calcolati sull’ammontare complessivo del gettito derivante dall’attività di riscossione mai eseguita.
IL BOOMERANG DELL’AeG
Il Comune non accoglie le richieste di pagamento e A&G lo cita in giudizio innanzi al TAR di Latina. L’udienza, inizialmente prevista per la fine di gennaio 2019, è stata rinviata al prossimo 5 marzo. Così l’AeG accolta al tempo tra le fanfare come salvatrice dell’erario pubblico potrebbe spingere, in caso di sentenza sfavorevole per l’Amministrazione, Sezze verso il dissesto. Fonti locali ritengono verosimile l’eventualità che le parti all’ultimo momento, tramite conciliazione informale, trovino un accordo sulla cifra di 1,5 milioni di euro.
AGENZIA DELLE ENTRATE PER LA LOTTA ALL’EVASIONE
In una situazione di emergenza dal punto di vista finanziario la Giunta Di Raimo, dopo aver già affidato lo scorso novembre all’Agenzia Entrate e Riscossione il recupero dei crediti relativi alle violazioni al Codice della Strada, sembrerebbe essere dello stesso indirizzo in materia di esazione delle imposte comunali. Per il resto le altre voci di bilancio rafforzano un quadro non confortante per la più popolosa città dei Lepini. Nonostante le raccomandazioni dei revisori non si è riusciti a definire le partite reciproche con la SPL: la Municipalizzata vanta crediti per 1,8 mln, ma il Comune riconosce un debito di poco più di 1 milione. In fatto di tempestività dei pagamenti nel 2017 l’Ente ha effettuato pagamenti per più di 6 milioni oltre i termini previsti (115,85 la media dei giorni che trascorrono dalla scadenza delle fatture al versamento, cosiddetto indice di tempestività).
QUELLE AZIONI PER RISANARE IL BILANCIO CHE NON CONVINCONO
Lo scorso 5 dicembre contestualmente alla richiesta del contributo dal summenzionato Fondo per la prevenzione del dissesto, successivamente negato, il responsabile finanziario, dott. Piero Formicuccia, ha presentato una relazione sulla situazione economico-finanziaria del Comune di Sezze. Nel documento vengono indicate una serie di azioni per arginare il rischio di default: oltre al contrasto all’evasione fiscale, di cui si è ampiamente dibattuto, vi è un impegno a far aumentare le entrate tramite maggiori controlli sul rispetto del Codice della Strada, in particolare lungo la SR 156 Monti Lepini, maggiori verifiche sui pagamenti della Tassa Occupazione Suolo Aree Pubbliche (TOSAP) e la valorizzazione del Patrimonio Pubblico (vedasi alienazione degli immobili comunali). Al di là del fatto che le prime due azioni attengono all’ordinaria amministrazione e sono prive di ogni carattere di progettualità, è sufficiente analizzare il consuntivo del 2017 per rendersi conto che Sezze riscuote 75mila euro annui dalle multe e 84mila dalla TOSAP. Stiamo parlando, in soldoni, di cifre irrisorie: entrate minime rispetto alla gravità della situazione contabile.
ASTE PER GLI IMMOBILI COMUNALI CHE VANNO DESERTE
Se si fa poi riferimento al patrimonio pubblico le entrate derivanti da una vendita immobiliare rappresentano una entrata di carattere occasionale che non si ripete ogni anno. Se, come nel caso del Comune di Sezze, lo squilibrio finanziario è determinato da una pessima gestione corrente (entrate annuali mancanti e quindi mancata copertura delle spese annuali), l’alienazione immobiliare, ammesso e non concesso che si riesca a realizzare in maniera adeguatamente fruttuosa, rappresenta soltanto un palliativo e non risolve alla radice il problema. D’altronde l’ultima asta per la vendita dell’ex mattatoio di Via Bassiano, dell’ex ASL di Via dei Cappuccini e del locale occupato dalle Poste in Piazza De Magistris, la cui scadenza per la presentazione delle proposte era stata prorogata fino al 13 dicembre 2018, è andata deserta.
APPROVAZIONE DEL PREVENTIVO 2019 PER GLI INIZI DI MARZO
Che la Giunta Di Raimo sappia resistere alle minacce che si prospettano all’orizzonte non è possibile prevederlo, l’unica cosa certa è che a rimetterci sarà la popolazione, considerato che già il bilancio preventivo del 2018 disponeva per il successivo triennio una riduzione generalizzata della spesa in servizi (dalla tutela del territorio e dell’ambiente alle politiche sociali e per la famiglia, passando per lo sviluppo economico, le politiche giovanili e il diritto allo studio). E il bilancio preventivo 2019? Quest’anno non verrà approvato prima del 28 febbraio, ossia nei tempi stabiliti in Conferenza Stato-Città.