Aprilia, Loas: il Consiglio di Stato ha sospeso il provvedimento con cui il Tar annullava l’interdittiva antimafia emessa dal Prefetto di Latina
In qualche modo, si ritorna all’ottobre 2020 quando il Prefetto di Latina aveva emesso un’interdittiva antimafia poiché nelle quote societarie della Loas Italia srl figurava al 50% Antonio Martino, il quale aveva patteggiato una pena per attività organizzate per il traffico illecito dei rifiuti. Si trattava dell’operazione denominata Dark Side al cui centro c’era la famigerata cava dei veleni di Via Corta ad Aprilia.
A marzo 2021, il Tar di Latina, dopo aver sospeso l’interdittiva emessa dal Prefetto di Latina, accolse il ricorso dei legali di Loas Italia srl che gestisce l’impianto di recupero e smaltimento rifiuti ad Aprilia andato a fuoco ad agosto 2020, e annullò il provvedimento.
Il tribunale amministrativo annullò il provvedimento disposto dalla Prefettura di Latina in quanto il ricorso presentato dagli avvocati Roberto D’Amico e Giovanni Malinconico “coglie nel segno il primo motivo di impugnazione con cui si deduce che la fattispecie criminosa rilevante ai fini del rifiuto alla iscrizione non è lo specifico reato ambientale previsto dall’art. 452-quaterdecies c.p., ma il reato di associazione per delinquere previsto e punito dall’art. 416 c.p., quando sia commesso con il fine specifico di realizzare, tra gli altri, il reato ambientale in questione che assume dunque, nella struttura del reato associativo, la funzione di reato fine”.
Quindi Martino aveva sì patteggiato per un reato ambientale ma non gli è ascrivibile il reato di associazione per delinquere.
Ora, il Consiglio di Stato cambia punto di vista poiché ritiene che, invece, il 452 quaterdecies del codice penale, per cui ha patteggiato Martino, sia sufficiente per “ripristinare” l’interdittiva del Prefetto, in attesa che venga fissata dal medesimo Palazzo Spada un’udienza di merito che stabilisca se quel provvedimento prefettizio sia definitivo o meno.