No al Molo, sì ad un sistema di approdi leggeri: con questo slogan, è stata lanciata una petizione per l’isola di Santo Stefano
I promotori dell’iniziativa che lanciano la petizione sulla piattaforma change.org (per aderire clicca qui) hanno ripercorso in breve il progetto del nuovo molto che dovrebbe far attraccare i natanti sull’isola di Santo Stefano nel Comune di Ventotene.
Negli anni passati, tanto è stato il tempo perduto, i fondi lasciati ad avvizzire nelle pastoie burocratiche, e solo ora, almeno per quanto detta la narrazione ufficiale, pare esserci stato un turning point alla vicenda della storica e bellissima isola pontina.
Proprio su una delle opere che si intendono realizzare, i promotori della petizione lanciano la loro sfida, recapitando la loro idea, oltreché alla Rete, anche diretta al Commissario per il recupero del Carcere dell’isola di S.Stefano-Ventotene Silvia Costa e al Ministro della Transizione Ecologica Roberto Cingolani.
Ma cosa dice la petizione? Sostanzialmente evitare che venga realizzato un molto in un’area marina protetta e proporre in alternativa per l’isola approdi leggeri più rispettosi dell’ambiente e meno impattanti sull’ecosistema straordinario e intaccato di Santo Stefano. Il molo, in questo momento, è in fase di Valutazione d’impatto ambientale da parte del Ministero della transizione ecologica (ex Ministero dell’Ambiente).
L’8 marzo 2021 – si legge nella petizione – gli ingegneri di Invitalia hanno illustrato il progetto del nuovo molo per l’attracco all’isola di Santo Stefano (Comune di Ventotene) nell’ambito del progetto di intervento sull’ex-carcere borbonico presente sull’isola: un molo lungo 25 metri e largo 8 costituito da cassoni in calcestruzzo armato, che tocca il fondo a 8 metri di profondità e che si erge fino a 2 metri sul livello del mare, nel pieno della zona B (“Riserva generale”) di un un’area marina protetta.
In quell’occasione sono state espresse diverse preoccupazioni di carattere sia tecnico che ambientale da parte di molti isolani e frequentatori dell’isola. Si tratta di un’opera marina di forte impatto, a pochi metri dal limite della zona A dell’Area Marina Protetta, e ancor più vicina alla foresta di posidonia che circonda l’isola.
Occorre ricordare – continua il testo della petizione – i principi fondanti dell’ambizioso progetto, continuamente ribaditi dalla Commissaria Silvia Costa e da tutti i referenti: l’obiettivo sarebbe quello di elaborare una proposta progettuale che sia modello di innovazione e sostenibilità ambientale. Sorgono i seguenti dubbi: è innovativo un molo in calcestruzzo armato, tecnicamente identico a quello costruito a Ventotene decine di anni fa, e che negli anni ha subito ingenti danni a causa del violento moto ondoso invernale? Dov’è la sostenibilità ambientale, se si continuano a preferire grandi opere inutili e dannose a soluzioni leggere? La costruzione del molo è prevista nella Zona B dell’area marina protetta, dove per definizione le attività non dovrebbero alterare l’ambiente marino, mentre i lavori avrebbero certamente un impatto anche sulla limitrofa Zona A, definita “Riserva integrale”.
Il progetto che si sta definendo per Santo Stefano è molto complesso e si sta sviluppando in tempi velocissimi, a causa delle scadenze da rispettare. Su alcuni aspetti si sono messe in campo processi volti a trovare soluzioni innovative, come gare di progettazione per una ristrutturazione sostenibile, e su altri si è espressa più volte la volontà di coinvolgere le realtà locali. Ma non c’è stato ancora un vero dibattito pubblico su questioni fondamentali, sulle scelte che avranno maggiore impatto e sulla loro realizzazione. Oggi – continua la petizione – parliamo del molo perché è in fase di Valutazione di Impatto Ambientale, ma esistono altri temi che sarebbe bene affrontare prima di ritrovarsi a ridosso delle scadenze: l’opportunità dell’esproprio totale dell’isola, la produzione di energia in loco, l’inquinamento visivo e luminoso, la gestione delle acque e lo smaltimento dei rifiuti, solo per citarne alcuni; è fondamentale che tutti gli aspetti prevedano le soluzioni a minor impatto ambientale, nell’ottica delle nature-based solutions promosse anche istituzionalmente a livello europeo.
Per quanto riguarda il molo le alternative esistono e sono già utilizzate in molte parti d’Italia e del mondo. Nella costiera ligure delle Cinque Terre, ad esempio, i visitatori attraccano su piccoli approdi attraverso imbarcazioni munite di apposite passerelle. Mettere in sicurezza gli approdi storici esistenti e organizzare una flotta specializzata (comunque necessaria) composta da due imbarcazioni che coprano la tratta tra Ventotene e Santo Stefano sarebbe più economico, più veloce e molto meno dannoso per la Riserva marina. Un servizio di trasporto tra le due isole potrebbe anche essere gestito da una cooperativa di giovani abitanti dell’isola, con ricadute economiche positive.
Nel progetto presentato, oltre al molo di 24 metri in sostituzione dell’approdo storico della Marinella, è previsto l’uso dell’approdo n.4, a nord dell’isola, il quale sarebbe soggetto a minime opere di ripristino e adeguamento. Siamo convinti che un intervento simile anche per l’approdo della Marinella sarebbe la soluzione migliore.
Nella relazione presentata da Invitalia questa soluzione, indubbiamente più semplice e a minor impatto ambientale, è stata solo velocemente accennata nello studio di fattibilità, e solo grazie alle pressioni della comunità locale. Si tratta dell’ipotesi progettuale chiamata “Alternativa Zero”, scartata nella relazione con giustificazioni superficiali e poco approfondite, e che invece riteniamo essere l’unica via percorribile in un processo che voglia realmente rispondere a principi di sostenibilità e riduzione dell’impatto ambientale.
Chiediamo a tutte e tutti – propone la petizione – di sottoscrivere e condividere questo appello: vogliamo un sistema di “approdi leggeri”, che potenzino gli attracchi attuali, in un’ottica ecologica di conservazione dell’ecosistema terrestre e marino. Per il molo della Marinella, integrando l’Alternativa Zero già prevista nello studio di fattibilità, vogliamo:
- Ristrutturazione e messa in sicurezza dell’attuale approdo della Marinella e della falesia sovrastante
- Previsione di dispositivi leggeri utili all’ormeggio analoghi a quelli ipotizzati per l’approdo ‘molo n. 4’ (corpi morti e bitte a terra).
- Acquisto di mezzi specifici (preferibilmente elettrici) per lo sbarco in sicurezza dei visitatori.
In questo modo – spiegano i promotori della’iniziativa – si potrà garantire la fruibilità dell’ isola di Santo Stefano e del suo carcere; preservare i percorsi e gli approdi storici, essi stessi portatori della “memoria del luogo”; promuovere i principi di sostenibilità ed innovazione che verrebbero snaturati da un’opera in cemento armato così imponente
Stiamo elaborando – conclude la petizione – delle osservazioni che presenteremo entro la scadenza del 6 giugno.