I carabinieri del Ros, con i colleghi dei Comandi provinciali di Roma, Latina, Padova, Bologna, Trento, Perugia, Torino e Verbania, hanno eseguito due decreti di perquisizione, emessi dalla Procura di Roma, nei confronti di 11 indagati per i reati di offesa all’onore e al prestigio del presidente della Repubblica e istigazione a delinquere
Le perquisizioni rientrano in un più ampio approfondimento che la procura capitolina sta svolgendo da tempo con il Ros – Reparto anticrimine, che già nello scorso agosto ha eseguito analogo provvedimento nei confronti un 46enne residente nella provincia di Lecce, molto attivo su Twitter.
Le indagini più recenti hanno consentito di rilevare la diffusione nel web di “plurime condotte offensive nei confronti del capo dello Stato, che appaiono frutto di una elaborata strategia di aggressione alle più alte istituzioni del Paese. Numerosi sono stati i post e i contenuti multimediali offensivi rilevati dal Ros tra aprile 2020 e febbraio 2021″, anche grazie all’impiego del Reparto indagini telematiche, unità del Ros specializzata nelle investigazioni telematiche e web: è stata pazientemente ricostruita “la rete relazionale e le abitudini social dei soggetti coinvolti nelle azioni delittuose, di età compresa tra i 44 e i 65 anni – tra i quali figurano impiegati e professionisti”.
Le perquisizioni, estese agli account telematici e ai profili social degli indagati, hanno permesso il sequestro di numerosi sistemi e apparati informatici, utilizzati per rivolgere le offese al capo dello Stato.
Gli accertamenti hanno consentito di individuare come tre dei perquisiti gravitassero in ambienti di estrema destra e a vocazione sovranista e avessero manifestato vicinanza alle relative iniziative. Uno dei perquisiti, un professore universitario di 53 anni, Marco Gervasoni, è risultato in collegamento con gruppi e militanti di ispirazione suprematista e antisemita tramite la piattaforma social russa VKontakte. Il professore, nato a Roma, insegna all’Università del Molise, un tempo direttore scientifico della Fondazione Craxi.
Tra gli indagati, anche una donna pontina originaria di Formia.