PIANO INTEGRATO DI SPERLONGA: NON FU DIFFAMAZIONE. CONDANNATO CONTE, VITTORIA PER DI FAZIO E ASS.CAPONNETTO

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L’ingegnere Benito Di Fazio si è distinto in politica per le sue battaglie di legalità. La vicenda degli intrecci sottesi al Piano Integrato di Sperlonga è nata grazie alle sue denunce

Piano integrato di Sperlonga: una causa civile per diffamazione diventa l’occasione per ribadire la fondatezza delle critiche al progetto urbanistico da cui è scaturito un processo per lottizzazione abusiva nei confronti del Sindaco Armando Cusani, l’ex dirigente dell’ufficio tecnico comunale Antonio Faiola e il progettista Luca Conte

Arriva alla conclusione la lunga causa civile per diffamazione intentata dall’architetto Luca Conte, progettista del noto Piano Integrato di Sperlonga, nei confronti del defunto consigliere comunale di minoranza Benito Di Fazio, oppositore per eccellenza di Cusani, e dell’Associazione antimafia Antonino Caponnetto, nella persona dell’allora Presidente Elvio Di Cesare.

È passata tanta acqua sotto i ponti da quel lontano consiglio comunale datato 2009 quando il compianto Benito Di Fazio, consigliere comunale di Sperlonga, disse in Aula, nell’esercizio delle sue funzioni, che “l’onnipresente in tutte le opere pubbliche del Comune di Sperlonga“, l’architetto Luca Conte, aveva tirato fuori dal “cappello magico con il supporto dell’UTC (ndr: ufficio tecnico comunale) un miracolo economico a favore di un certo proprietario“, ossia la signora Giovannina Sabella, l’ormai defunta madre dell’attuale Sindaco di Sperlonga Armando Cusani.

Elvio di Cesare

Si trattava del Pianto integrato di Sperlonga che avrebbe dovuto trasformare un’intera area del Comune in edilizia residenziale pubblica e che, invece, secondo la critiche di Di Fazio e, successivamente, di un’indagine della magistratura – per cui pende ad ora un processo, e per il quale è stata relazionata dall’Arma dei Carabinieri un documento su acquisizione sospetti di personaggi riconducibili a clan di camorra – è stata concretamente finalizzata alla “realizzazione di edilizia residenziale privata a carattere speculativo“.

Secondo l’architetto Luca Conte, le critiche pronunciate da Di Fazio, successivamente riprese con pubblicazione dell’intero intervento in Consiglio comunale dall’Associazione Caponnetto mediante il proprio sito Internet, erano diffamatorie poiché si era ritenuto offeso personalmente quando il consigliere comunale stava spiegando il perché fosse stato un fallimento l’intero progetto del Piano Integrato, accusandolo di aver favorito la madre del Sindaco Cusani “attraverso un illecito marchingegno“.

Di Fazio “lo avrebbe accusato di aver introdotto una variante essenziale rispetto al Piano Regolatore Generale, rendendo edificabile un’area al di fuori dello “Zoning” ammissibile, la quale, anziché essere espropriata per essere asservita ad un’opera di pubblica utilità al prezzo di poche migliaia di euro, è stata invece assimilata alle aree del comparto dello “Zoning” ammissibile, impiegate per il Programma Integrato, con attribuzione dello stesso indice di cubatura e con conseguente accrescimento del valore commerciale del lotto n. 41 attribuito a Giovannina Sabella, divenuto pari a circa un milione e mezzo di curo“.

Da qui il “cappello magico” di Luca Conte, espressione considerata diffamatoria dall’architetto progettiste del Piano Integrato. Diffamatoria altresì, per il progettista, perché l’area in questione avrebbe dovuto essere adibita a opere stradali e la compensazione di cubature dovuta ai parenti Cusani (la particella sarebbe appartenuta anche allo zio di Cusani) sarebbe stata stabilita dalle norme attuative del Piano Integrato e a prescindere dal Piano regolatore generale del Comune di Sperlonga, modificato in deroga proprio per realizzare il suddetto Piano Integrato.

Per tali presunte diffamazioni, l’architetto Conte chiedeva a Di Cesare la rimozione dell’articolo con l’intervento di Di Fazio dal sito Internet della Caponnetto e ad entrambi almeno 25mila euro, sempre che il Tribunale civile avesse deciso per una minore o maggiore somma.

Di Fazio e i suoi eredi, perché nel frattempo il consigliere comunale è deceduto nel 2016, nelle more del procedimento civile iniziato nel 2014, hanno fatto presente che sono intervenuti, negli anni, per quanto riguarda il Piano Integrato, una contestazione da parte della Procura di Latina di lottizzazione abusiva – nel richiamato processo, ancora in corso, presso il Tribunale di Latina nei confronti di Cusani, Conte e dell’ex dirigente dell’Ufficio tecnico comunale -, e un sequestro preventivo di tutta l’area del Piano Integrato nel 2015 (poi dissequestrata nel 2017).

Per difendersi, inoltre, gli eredi di Di Fazio hanno ribadito ciò che diceva il consigliere comunale, ossia che la variazione del Piano regolatore aveva comportato un imponente aumento di volumetrie, accorpando peraltro anche la fittizia volumetria di un’area agricola priva di capacità edificatoria.

Piano integrato di Sperlonga
Piano integrato di Sperlonga

Il giudice del Tribunale civile di Latina Maika Marini, nel respingere le eccezioni di nullità formulate da ambedue le parti in causa, ha stabilito che no, non c’è stata affatto diffamazione nelle parole pronunciate nel Consiglio Comunale risalenti a dodici anni fa, riconoscendo a Benito Di Fazio il diritto di critica e la continenza della stessa, senza alcuna offesa della persona dell’architetto Conte.

Del restonota il giudice del Tribunale civile di Latinaper gli stessi fatti denunciati dal consigliere è stato disposto il sequestro dell’intera area del Piano Integrato e il successo rinvio a giudizio, tra gli altri, anche dell’architetto Luca Conte, quale progettista…Pertanto, la denuncia politica svolta nell’ambito della seduta del consiglio comunale contro il Programma Integrato e contro i responsabili che ne hanno curato l’adozione e la realizzazione costituisce espressione della libertà di manifestazione del pensiero teso ad affermare l’illegittimità dell’azione amministrativa ed è pertinente ai fatti per i quali l’Arch. Conte è stato poi rinviato a giudizio. Sono quindi sussistenti senza alcun dubbio la veridicità (almeno putativa) dei fatti obiettivi di cui il consigliere ha chiesto l’accertamento e l’interesse pubblico alla loro conoscenza…Conseguentemente, la domanda svolta dall’attore nei confronti degli eredi del Sig. Benito Di Fazio è infondata“.

Rigettata anche la richiesta di risarcimento nei confronti dell’Associazione Caponnetto che si è limitata a riportare le critiche politiche di Di Fazio, dal momento che erano apprezzabili di utilità sociale, connotate da verità ed espresse in forma civile.

L’architetto Luca Conte è stato, quindi, condannato alle spese che dovrà corrispondere ai vari eredi del consigliere Benito Di Fazio e al legale rappresentante dell’Associazione Antonino Caponetto Elvio Di Cesare per un totale 14540 euro a cui devono applicarsi, per quota parte (in tutto quattro), il 15% di rimborso forfettario, più Iva e Cassa Previdenza Avvocati.

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