Corruzione e concussione in Comune: a finire agli arresti domiciliari un geometra dell’Ufficio Ambiente che sbrigava pratiche in cambio di soldi
Documenti per lo scarico delle acque reflue, quelli che sono stati decisivi per mettere nei guai il geometra del Settore Ambiente del Comune di Latina Nicolino De Monaco, sospeso un paio di mesi fa a causa dell’indagine dei Carabinieri di Latina.
L’altro uomo finito ai domiciliari si chiama Christian Pietrosanti identificato dai Carabinieri come il pusher che riforniva di droga (cocaina) il dipendente dell’Ente di Piazza del Popolo.
Secondo le risultanze investigative, il geometra acquistava con i soldi delle pratiche la cocaina dallo spacciatore. La denuncia sarebbe partita grazie alla denuncia di una donna che recatasi in Comune aveva scoperto che la sua pratica era sparita. La donna chiedeva un’autorizzazione per l’abbattimento di alcune barriere architettoniche dentro la sua abitazione perché il marito aveva sviluppato una difficoltà motoria. È così che la donna ha scoperto che la pratica di autorizzazione allo scarico delle acque reflue, per cui aveva pagato, non esisteva in Comune.
Era questo il modus operandi del principale indagato De Monaco che istruiva pratiche che non erano di sua competenza, anche attraverso timbri in disuso o recuperati da lui stesso; successivamente si recava nelle case di chi aveva bisogno della pratica e si faceva pagare presunti oneri accessori da cittadini più o meno ignari (almeno tre di loro sapevano dell’illecito preferendo l’autorizzazione falsa: indagati per corruzione) di quanto stesse accadendo.
De Monaco avrebbe falsificato quindi autorizzazioni regolari dei colleghi dell’Ufficio dove lavorava aggiungendo un frontespizio con un numero di protocollo inventato da lui. Veniva così costruito un documento falso con le firme veri di dipendenti comunali non a conoscenza del marchingegno.
Le pratiche farlocche erano quelle per l’autorizzazione degli scarichi delle acque reflue propedeutiche al rilascio di titoli edilizi o di condoni come nel caso di uno degli indagati dell’operazione, Pietro Cannone, che aveva necessità di sanare un vecchio abuso di un’opera persino confiscata all’interno del consorzio San Pietro in zona Valmontorio (Lido di Latina).
De Monaco, nipote dell’ex Presidente della Provincia facente funzioni ed ex consigliere comunale (ex Msi e An) Salvatore De Monaco, avrebbe preso soldi per false autorizzazioni degli scarichi delle acque reflue. Coinvolti anche tre persone che avrebbero pagato De Monaco per ottenere la documentazione falsa: per loro disposti gli obblighi di firma.