INFERMIERI PONTINI: UN ALTRO ORDINE IN GUERRA

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Elezioni dell’Ordine degli Infermieri di Latina: la guerra tra colleghi continua e non si placano veleni e polemiche. Di mezzo un ricorso al Tar che preoccupa gli attuali vertici

Che le elezioni degli ordini professionali del territorio pontino siano un rompicapo lo si è sempre saputo. La saga tra gli avvocati è ormai un pezzo di storia velenosa del capoluogo e oltre, così come alcune polemiche per il rinnovo dei vertici ordinistici tra i medici (niente a che vedere con le carte bollate tra togati).

A questi, almeno per ora, si aggiunge l’Ordine degli infermieri pontini che a fine dicembre scorso ha visto la riconferma, dopo il voto, del Presidente Annunziata Piccaro, personaggio noto in provincia di Latina anche in qualità di Sindaco di Roccagorga recentemente colpita dalla pandemia che ha costretto il piccolo centro lepino alla zona rossa.

Polemiche prima, durante e dopo il voto però non si sono placate e hanno coinvolto non solo la vincitrice Nancy Piccaro ma un po’ tutto e tutti (soprattutto la Commissione elettorale), dal momento che una dozzina di infermieri, candidati per diventare consiglieri dell’Ordine e non eletti, si sono appellati alla Commissione Centrale Esercenti Professioni Sanitarie chiedendo l’annullamento dei risultati delle elezioni per il rinnovo degli Organi per il quadriennio 2021 – 2024 e la ripetizione delle medesime elezioni svoltesi nelle giornate 11, 12, 13 e 14 dicembre 2020 a Latina e, solo il 12 dicembre, a Formia.

Nelle elezioni di dicembre per eleggere le cariche all’OPI (Ordine delle professioni infermieristiche) di Latina, sono stati votati Consiglio Direttivo, Commissione d’Albo Infermiere, Commissione D’Albo Infermiere Pediatrico e Collegio di Revisore dei Conti.

Lo scorso 5 febbraio, la Commissione Centrale Esercenti Professioni Sanitarie, l’organo a cui è pervenuto il ricorso degli infermieri che si oppongono alle elezioni di Piccaro e degli altri, ha fatto sapere, tramite una nota ufficiale, che l’OPI di Latina avrebbe dovuto presentare le sue controdeduzioni ai punti sollevati dai ricorrenti e fornire inoltre tutti gli atti e i documenti riconducibili alle elezioni del dicembre 2020.

Ecco perché la Presidente Piccaro ha comunicato agli iscritti, lo scorso 23 febbraio, che il Consiglio Direttivo ha deliberato a maggioranza di affidare la difesa dell’OPI di Latina a un avvocato esperto in materia di ordinistica. Tanto è che, come succede in questi casi, più di qualcuno ha storto la bocca perché, in realtà, ad essere messa in discussione sono le elezioni che hanno riguardato gli attuali vertici e sarebbero loro – dicono – a doversi pagare un legale. In realtà, però, il ricorso alla Commissione Centrale Esercenti Professioni, presentato dai 12 ricorrenti che si erano candidati alle elezioni con la Lista “Infermieri Attivi” (chi per il Consiglio direttivo, chi per altro), è prima di tutto, oltreché nei confronti di Piccaro ed eletti nei vari organi, contro l’Ordine delle Professioni Infermieristiche di Latina, Procura della Repubblica di Latina e Ministero della Salute.

Il nocciolo del ricorso dei mancati eletti è che, secondo loro (durante le operazioni di spoglio hanno persino chiamato gli agenti di Polizia di Stato, poi intervenuti), la Commissione Elettorale avrebbe impedito la presenza del rappresentante di lista così da realizzare il sopracitato spoglio a porte chiuse. Un’irregolarità evidente per i ricorrenti; una necessità per il Presidente di seggio Forcina e la Commissione Elettorale in ragione della scarsa ampiezza dei locali di Viale le Corbusier a Latina che non permettevano il rispetto delle misure di distanziamento anti-Covid.

Ma c’è di più perché dopo i risultati comunicati il 21 dicembre agli iscritti, uno dei candidati ha presentato una formale diffida che impugnava gli esiti e che è stata sostanzialmente ignorata dall’Opi.

Al che, lo stesso candidato ha eseguito un accesso agli atti, a seguito del quale, ai primi di febbraio scorso, sarebbero emerse, secondo i ricorrenti, evidenti irregolarità nel voto: messi in gioco, dunque e per lo più, sicurezza e trasparenza.

Tra i punti più importanti e sollevati nel ricorso c’è un episodio su cui la Commissione Centrale Esercenti Professioni Sanitarie vorrà probabilmente vederci chiaro. A quanto sostengono i ricorrenti, infatti, la Commissione elettorale non avrebbe consegnato ad ogni elettore solo 3 schede elettorali – rispettivamente per rinnovo di Consiglio Direttivo, Revisori dei Conti e Commissione d’Albo della professione di appartenenza (infermiere generalista o infermiere pediatrico) – bensì 4 schede elettorali e cioè una per il Consiglio Direttivo, una per i Revisori dei Conti, una per la Commissione Albo Infermieri generalisti e una per la Commissione Albo Infermieri Pediatrici.

A parere dei denunciati, la scheda in più avrebbe permesso agli Infermieri generalisti di votare non solo per la Commissione d’Albo di appartenenza, ma anche per quella dell’Albo degli Infermieri pediatrici alla quale non appartengono, così da generare più voti che iscritti: gli infermieri pediatrici iscritti all’Albo sono 91 – sostengono i ricorrenti – mentre le schede elettorali scrutinate relative all’elezione di quell’organo sarebbero state 1201.

Un aspetto a cui sicuramente l’Opi avrà risposto chiarendo numeri e contesti poiché, se avessero ragione i ricorrenti, presenterebbe una evidente sfasatura. Si vedrà, ciò che è certo è che il tasso di litigiosità e le regole interpretabili non aiutano di certo nessuno degli organismi che fanno parte della vita di una società complessa come la nostra. Dalla politica agli ordini professionali fino alla più minuscola delle associazioni il minimo comun denominatore è confusione unita a senso di ingiustizia permanente.

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