Spari in Viale Kennedy a Latina: nella zona cimitero, da sempre territorio popolato da appartenenti al Clan Di Silvio, un episodio da chiarire
Le assonanze con gli spari che Ferdinando Di Silvio detto Pescio fece partire all’indirizzo di una misteriosa auto dalla sua abitazione in Via Moncenisio al Gionchetto sono tante. Lì come adesso a sparare sarebbe stato un altro giovane legato dalla famiglia rom: si tratta del 26enne Andrea Sarrubbi, legato a una giovane Di Silvio, che due sere fa, dall’abitazione di Carmine Di Silvio (uno degli esponenti più influenti del Clan, fratello di “Romolo” e “Il Bello” e in carcere per i fatti della guerra criminale 2010), avrebbe premuto il grilletto contro tre vetture che si erano avvicinate al civico 30 di Viale Kennedy.
Sul posto si sono recate sin da subito le auto della Squadra Volante della Polizia per fare chiarezza su un episodio che rivela, comunque, che in certe zone della città alcune leggi non scritte continuano a vigere.
Sarrubbi, che è stato sottoposto al classico esame stub per vedere se è realmente lui l’autore degli spari verso le auto (la verifica serve a comprendere se ci sono tracce di polvere da sparo sul braccio), avrebbe risposto a una provocazione. Infatti, da una delle vetture che si era fermata in Viale Kennedy sarebbe stata lanciata una bottiglia all’altezza del primo piano del palazzo. Da lì la reazione violenta del giovane, almeno secondo i primi accertamenti, che è stato portato in Questura dove però non ha confermato il suo gesto.
È altrettanto chiaro che dietro un gesto del genere, sempre che sia stato il 26 ad agire (ma gli spari ci sono state e sono stati sentiti da più di una persona), nasca per ragioni più profonde, probabilmente legati a storie tese, dissidi in essere o regolamenti di conti. Anche perché non è così usuale andare dove vivono le famiglie Di Silvio e lanciare una bottiglia per colpire una finestra. Come fosse una spedizione di avvertimento.
