È sempre destabilizzante quando avvengono violenze del genere.
Il bullismo/nonnismo e le prepotenze sono odiosi e, quando capitano all’interno dell’Areonautica militare, lo sono ancor di più.
La storia è quella di una ragazza italiana di vent’anni, la sergente dell’Areonautica militare Giulia Jasmine Schiff che oltre alle frustate, testate, botte e pacche vigorose sulle sue spalle e sul didietro ha dovuto subire anche l’umiliazione dell’emarginazione da parte dei suoi colleghi e, infine, l’espulsione dall’Areonautica.
“Il sergente Schiff ha palesato numerose mancanze nel rispetto delle vigenti regole dell’Istituto, delle norme di vita interna dell’Accademia, nonché di quelle impartite dal Comando…Espulsa per insufficiente attitudine militare” – questo il verdetto della Commissione permanente di attitudine dell’Areonautica militare.
Facciamo un passo indietro. Come riporta il Corriere della Sera, tutto è iniziato nel gennaio dello scorso anno. Giulia, 20 anni, veneziana di Mira, vince il concorso per l’ammissione di dieci allievi ufficiali di complemento dell’Aeronautica che consente di ottenere il brevetto di pilota militare. Il concorso la vede tra i migliori: quarta classificata su quasi duemila iscritti, considerando anche il fatto che al tirocinio arriva persino prima. La migliore.
Giulia è figlia d’arte e vuole intraprendere la stessa carriera del padre, anche lui pilota. Una giovane donna piena di vita, un’atleta di mezzofondo e con tanta passione per l’Areonautica.
E così, dopo l’Istituto tecnico aeronautico punta all’Accademia di Pozzuoli, l’élite dell’aeronautica militare italiana. Va tutto bene fino a che arriva il periodo della Scuola di volo basico a Latina, una tappa obbligata dove gli aspiranti piloti iniziano a solcare i cieli.
Il corso a Latina si chiude con una prova. Il 7 aprile 2018, al termine della prova, Giulia si imbatte nella legge del branco, dove “o sei uno di noi o sei contro di noi”. Giulia supera la prova e appena dopo deve fare i conti con il cosiddetto “battesimo del volo”. È abitudine dei commilitoni gettare l’aspirante pilota nella piscina del pinguino all’interno dell’Aeroporto militare Comani di Latina. Maschi e femmine, senza distinzione. “Io ero contraria, loro irremovibili”, spiega Giulia.
Sia che gli aspiranti siano uomini o donne, tutti devono subire il rito nonnistico che prevede di essere imbracciati da una decina di militari che, durante il percorso verso la piscina in cui si sarà lanciati a peso morto, battono con forti manate e schiaffoni sul sedere del malcapitato/a aspirante pilota.
Per non lasciare nulla fuori da questo rito, prima del bagno gelido, l’aspirante viene utilizzato/a come ariete contro una lastra di metallo o ala di areo.
Scherzavano i commilitoni, ma a giudicare dal video che si può vedere su questo link, qualche rischio si corre. Giulia, come si può notare dal video, viene sbattuta a mo’ di ariete contro l’ala. Lei si lamenta, tutti si schiantano dal ridere, poi il bagno in piscina, gli applausi e le strette di mano che certificano un clima cameratesco, e per lei di rassegnata accettazione. “È la tradizione, ovvero quello che fanno a tutti gli allievi, di accademia e di complemento, alla fine del corso”, spiegherà un ufficiale al padre di Giulia che, visti i filmati, aveva chiesto spiegazioni.
Nei giorni successivi il sergente Giulia cerca di stare calma, desidera denunciare ma evita perché in ballo c’è l’agognato brevetto per diventare pilota come suo papà. Però, la ragazza inizia a parlarne con i suoi colleghi e questa sua scarsa sopportazione a un rito oggettivamente barbarico viene visto come il tradimento del branco. La migliore allieva del tirocinio si trasforma così in qualcuno da emarginare.
Il ritorno a Pozzuoli, racconta Giulia al Corsera, diventa un inferno: Giulia è irrequieta e viene continuamente punita. Tre lettere di biasimo, un rimprovero, addirittura sessanta turni di consegna. “Mi punivano per qualsiasi sciocchezza, una pesca addentata a un metro dalla zona consentita, una chiacchiera sulle scale”. Giulia ormai è additata da tutti.
Dopo aver riflettuto a lungo su ciò che era capitato, il sergente Giulia Jasmine Schiff ha deciso di fare un passo decisivo e ha sporto denuncia alla Procura militare di Roma per il fatto di cui è stata vittima con tanto di video e fotografie.
Pare non sia tutto. Giulia ha, infatti, raccontato la sua storia di formazione militare sulla quale la pm Antonella Masala ha aperto un fascicolo che vede già diversi indagati e per cui è probabile che ci siano sviluppi ancora impensabili.