Caso Pozzi: sarebbe a un punto di svolta il giallo sulla morte del 28enne trovato a Ponza il 9 agosto scorso
L’avvocato Fabrizio Gallo, che difende gli interessi della famiglia Pozzi (in questi mesi oggetto anche di velate minacce), lo dichiara a chiare lettere al Corriere della Sera: “Non si può più credere all’ipotesi di una caduta accidentale“.
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Ci sono fratture delle costole e di una clavicola, e poi una profonda lesione alla testa e un edema polmonare. Elementi che fanno dire all’avvocato che Gimmy, il 28enne campione di kickboxing, sull’Isola Lunata per lavoro come addetto alla sicurezza nei noti locali Blue Moon e Frontone, ha subito una raffica di colpi, probabilmente inferti anche con un corpo contundente. Colpi che hanno portato alla morte di Gianmarco Pozzi, in seguito gettato nell’intercapedine tra due abitazioni nei pressi di un vigneto a Santa Maria.
A provare la tesi dell’aggressione, ci sono anche segni segni di asfissia, dovuti a un probabile soffocamento. La Procura di Cassino, con il sostituto procuratore Maria Beatrice Siravo, che indaga per omicidio, ha ascoltato altre persone e proceduto ad altri accertamenti sul luogo affidati ai Carabinieri della Compagnia di Formia.
A chiedere una svolta alle indagini, ci aveva pensato due settimane fa anche la sorella di Gianmarco, Martina Pozzi, che non ha mai creduto alla soluzione del rebus risolto con la caduta accidentale.
C’è attesa, infatti, per gli esiti della super perizia chiesta dall’avvocato Gallo. Una verifica a tappeto che si basa su più di 200 fotografie del corpo di Gimmy e dei luoghi, e sulla relazione del medico legale dell’ospedale Santa Scolastica di Cassino che ha effettuato all’epoca solo l’ispezione cadaverica senza disporre l’autopsia. In seguito, il corpo di Gimmy è stato cremato per decisione della famiglia.
Tuttavia ad aleggiare sempre più è l’ipotesi, che si fa via via più concreta, che Gianmarco sia stato aggredito, persino con un’ancora da vite, di quelle usate, per l’appunto, nei vigneti, e gettato via. Ora, tocca stabilire da chi e perché. L’avvocato Gallo si dimostra piuttosto sicuro: “Il cerchio è abbastanza stretto, e qualcosa si sta muovendo nel senso giusto. Era ora. Non possiamo escludere che l’omicidio di Gimmy sia avvenuto per profondi screzi in ambito lavorativo“.
A ripercorrere le ultime fasi della vita di Gimmy c’è la notte in servizio al Blue Moon, uno dei più noti e frequentati locali di Ponza, in seguito sequestrato dalla magistratura per violazioni anti-Covid e schiamazzi, e poi definitivamente dissequestrato lo scorso 1 ottobre.
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E ancora i suoi tre coinquilini, che lavoravano con lui, due dei quali frequentati in palestra a Roma. Uno di loro, sin da subito, ha sostenuto che Gimmy era sotto effetto di droghe, aveva le allucinazioni e sarebbe caduto proprio perché fuggiva a piedi nudi dallo loro casa in preda ad un’alterazione psico-fisica. Da lì, secondo la versione del coinquilino, Gimmy sarebbe finito accidentalmente nell’intercapedine di quasi tre metri fratturandosi e morendo. Per la famiglia, sono tutte falsità: Gimmy, per loro, sarebbe morto perché scappava da qualcuno che poi lo avrebbe brutalmente aggredito e lanciato nello sprofondo.
“Quelle lesioni sono incompatibili con la caduta – dichiara l’avvocato Gallo che ha avuto la scorsa settimana un incontro con il pm Siravo – non capiamo come sia stato possibile non capirlo fin dall’inizio: peraltro al cadavere non è stata presa la temperatura, e quindi non è possibile capire con certezza l’ora della morte“.
Dubbi dell’avvocato anche nelle dinamiche dei soccorsi datati 9 agosto. L’ambulanza del 118 arrivò sul posto alle 11 dopo la chiamata di alcuni residenti: un postino o una donna che avevano udito un tonfo sordo.
“Ad arrivare hanno impiegato sei minuti – incalza l’avvocato Gallo – hanno sempre detto che quel cadavere era scuro, come se il decesso risalisse a qualche ora prima. C’è un evidente incongruenza, senza contare che ci sarebbe una richiesta di soccorso già alle 9. Di chi?“.
E su un ultimo aspetto, i legali e la famiglia vogliono vederci chiaro. Per questo, l’avvocato Gallo ha ottenuto perizie sul Dna presente su quattro mozziconi di sigaretta e uno scontrino di farmacia per l’acquisto di mannite (sostanza da taglio in genere usata per la cocaina). “È datato 31 luglio, è stato trovato con il resto nei boxer di Gimmy: pensiamo sia un depistaggio“.