Il Tar del Lazio accoglie il ricorso del Sindacato Medici Italiani: i Mmg possono effettuare solo visite a domicilio ai pazienti non Covid. Regione Lazio: “Danno grave, faremo appello”
L’assistenza domiciliare ai pazienti Covid non può essere effettuata dai medici di famiglia: a bloccare la decisone presa dalla Regione e da Nicola Zingaretti è il Tar del Lazio.
Nella sentenza depositata oggi in cui viene accolto il ricorso presentato dal Sindacato Medici Italiani contro alcuni provvedimenti della Regione Lazio, la terza sezione quater del Tar del Lazio scrive che “L’affidamento ai medici di medicina generale del compito di assistenza domiciliare ai malati Covid risulta in contrasto con i decreti legge varati nello scorso marzo, nella “fase 1” di emergenza sanitaria. I medici di medicina generale, scrivono i giudici amministrativi, “risultano investiti di una funzione di assistenza domiciliare ai pazienti Covid del tutto impropria” la quale “dovrebbe spettare unicamente alle Unità Speciali di Continuità Assistenziale, istituite dal legislatore nazionale d’urgenza proprio ed esattamente a questo scopo“.
Una botta tremenda alle ultime disposizioni della Regione Lazio che proprio oggi avevano annunciato anche la distribuzione di dispositivi di protezione e, soprattutto, tamponi rapidi ai cosiddetti medici di famiglia.
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È così che, a stretto giro, arrivano le prime reazioni dall’Ente regionale con una nota affidata all’Unità di Crisi: “Proporremo ricorso urgente al Consiglio di Stato contro la sentenza del Tar del Lazio che è in contraddizione con le funzioni che il nuovo ACN assegna ai medici di medicina generale (MMG), tant’è che di recente è stato siglato l’accordo nazionale, non dalla sigla che ha proposto il ricorso, che permettere loro di eseguire i tamponi rapidi, dove necessario anche a domicilio. La sentenza del Tar, che rispettiamo, non tiene conto di un quadro di forte evoluzione del ruolo dei medici di medicina generale nel contrasto alla pandemia ed arriva dopo 8 mesi dalle modalità organizzative messe in atto che finora hanno consentito di essere nella cosiddetta zona “gialla”. Nel Lazio vi sono oltre 60 mila persone in isolamento domiciliare ed è tecnicamente impossibile gestirle unicamente con le USCA-R. È innanzitutto compito della medicina territoriale farsi carico, con i dovuti mezzi di protezione e la dovuta formazione, di questi pazienti che molte volte non sono affetti unicamente da COVID, ma anche da altre patologie croniche. Pertanto l’assunto del Tar per cui gli MMG dovrebbero occuparsi soltanto dell’assistenza ordinaria domiciliare (non COVID) è tecnicamente impossibile in una visione olistica del paziente, vorrebbe dire che un anziano iperteso diabetico e con il COVID può avere un’assistenza domiciliare dell’MMG solo per le patologie croniche anziché per l’intero quadro clinico. Proprio in questi giorni, attraverso il Commissario nazionale per l’emergenza, si stanno distribuendo a tutti i medici i kit per i tamponi rapidi antigenici, da fare nei loro studi, o presso locali messi a disposizione dalle Asl e dei Comuni e lì dove necessario anche a domicilio ed è per questo che la Regione Lazio ha disciplinato su base volontaria e nell’ambito delle prerogative attribuite dalla legge questa modalità. Ora c’è un rischio di un danno grave e irreparabile alla rete dell’assistenza territoriale nel contrasto alla pandemia”.
Non è il primo braccio di ferro dall’inizio della pandemia tra Tar e Regione Lazio.
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