Operazione Piazza Pulita: sequestro di beni immobili e mobili, denaro e quote societarie anche in provincia di Latina
È pari a oltre 29 milioni di euro, il patrimonio sequestrato dalla Guardia di Finanza di Torino agli ex rappresentanti legali Graziano Cimadom della ManitalIdea Spa, società che ha sede a Ivrea e opera nel campo della fornitura di facility management e consulenza gestionale e nei confronti di Giuseppe Incarnato che è l’amministratore delegato della Igi Investimenti Group, il fondo d’investimento che aveva acquisito la proprietà di Manital.
Su richiesta del gip di Ivrea Fabio Rabagliati, le Fiamme Gialle hanno individuato e bloccato le disponibilità di un indagato su un conto corrente acceso presso un istituto di credito in Francia, sequestrando 7 immobili nelle province di Torino, Napoli e Latina, quote di 3 società con sede nelle province di Torino e Roma e 5 motociclette super sportive di valore. Si chiama “Piazza Pulita” ed è l’inchiesta tributaria coordinata dal procuratore capo di Ivrea, Giuseppe Ferrando e del sostituto Alessandro Gallo.
Al termine di complesse indagini per reati tributari, nel corso dell’operazione “PIAZZA PULITA” – si legge in una nota della Gdf – militari della Guardia di Finanza di Torino hanno dato esecuzione al provvedimento di sequestro preventivo di denaro e beni per oltre 29 milioni di euro emesso dal Giudice per le Indagini Preliminari del Tribunale di Ivrea nei confronti degli ex rappresentanti legali della Manitalidea s.p.a., società eporediese leader nella fornitura di servizi di facility management e consulenza gestionale.
Tra le ipotesi contestate anche il mancato pagamento ai lavoratori del “bonus di 80 euro”, noto anche come “bonus Renzi”. Le attività, coordinate dal Procuratore della Repubblica di Ivrea, Giuseppe Ferrando, dirette dal Sostituto Procuratore, Alessandro Gallo, e condotte dai finanzieri del Nucleo di Polizia Economico-Finanziaria di Torino, conseguono alla denuncia degli ex rappresentanti legali della citata società per i reati tributari di omesso versamento di ritenute dovute o certificate e indebita compensazione, dal 2016 al 2019, per un ammontare complessivo superiore a 29 milioni di euro.
Numerose le fattispecie ipotizzate a carico degli indagati, ritenute connotate da serialità e persistenza, che hanno portato all’emissione del provvedimento giudiziario. Da un lato, sarebbero stati omessi per oltre 25 milioni di euro i versamenti dovuti al Fisco per le ritenute d’imposta operate dall’impresa sugli stipendi dei dipendenti e sui compensi dei professionisti, che il datore di lavoro effettua per conto del lavoratore. Dall’altro, per abbattere le somme dovute dall’impresa all’Erario, sarebbero anche stati utilizzati crediti d’imposta non spettanti o inesistenti, per oltre 4 milioni di euro.
In sintesi, il meccanismo del credito d’imposta consente ad un’azienda di compensare i debiti fiscali con i crediti che lo Stato riconosce per talune tipologie di investimenti, spese o erogazioni. In questo caso, le compensazioni sarebbero state effettuate facendo figurare crediti per attività di ricerca e sviluppo nel 2018 e 2019, senza dimostrarne con evidenze documentali l’avvenuta esecuzione, per quasi 3,5 milioni di euro.
Analogamente, sarebbero state effettuate compensazioni d’imposta per oltre 650 mila euro per l’inesistente erogazione degli 80 euro mensili del cosiddetto “Bonus Renzi” nella busta paga dei dipendenti, in mancanza dei relativi pagamenti. In tal modo, la società avrebbe illecitamente “recuperato” le citate integrazioni stipendiali senza che tali somme fossero effettivamente giunte nelle tasche dei lavoratori.
A seguito della quantificazione degli importi complessivamente sottratti al Fisco, i militari del Nucleo di Polizia Economico-Finanziaria di Torino hanno avviato estese indagini finanziarie e patrimoniali finalizzate all’individuazione delle ricchezze illecitamente accumulate evadendo i tributi.
Nello specifico, la fase esecutiva della misura cautelare, particolarmente articolata nella ricerca e individuazione delle sostanze indebitamente sottratte alla collettività, ha consentito di sottoporre a sequestro le somme di denaro depositate in una cinquantina di conti correnti e rapporti finanziari presso numerosi intermediari, anche all’estero.