Umberto Zampella, il 37enne casertano, ritenuto esattore vicino al clan Pagnozzi, è stato scarcerato e sconterà gli arresti domiciliari a Formia
Le cronache locali l’hanno titolata come una storia di pizzo a colpi di bombe e spari. Accusato di estorsione con l’aggravante del metodo mafioso, Umberto Zampella, originario di San Marco Evangelista (provincia di Caserta), avrebbe esercitato le sue condotte nei confronti di un imprenditore operante tra le province di Avellino e Benevento.
Il gip Claudio Marcopido del Tribunale di Napoli ha accolto l’istanza del difensore, l’avvocato Nello Sgambato, disponendo la sostituzione della misura cautelare in carcere con quella più lieve degli arresti domiciliari. Il luogo dove Zampella sarà ristretto è nella provincia pontina, in una città già difficile dal punto di vista della presenza di affiliati alla camorra: Formia.
Secondo il pubblico ministero Luigi Landolfi della Dda di Napoli, Zampella si sarebbe recato in un’azienda avicola minacciando il titolare: “Sono 7 mesi che i compagni stanno aspettando e voi sapete dove andare… Ci dovete dare 100mila euro“. Per altri episodi descritti nell’indagine dell’Antimafia napoletana, il gruppo criminale, nell’orbita del clan Pagnozzi, non si limitò alle parole ma passò agli spari contro le serrande oltreché a far esplodere un ordigno rudimentale fuori una macelleria.
Coinvolti nell’indagine, insieme a Zampella, altri 11, tutti residenti in Campania: Marcus Acatrinei, Antonio Buonanno, Francesco Buono, Clemente Rinaldo, Alessandro Massaro, Biagio Massaro, Pasquale Massaro, Pietrantonio Morzillo, Giovanni Testa, Luca Truocchio e Umberto Vitagliano.