Dal Ministero dello Sviluppo economico nessuna novità per la crisi di Corden Pharma.
È stato un incontro molto istituzionale, forse troppo, quello di ieri al Ministero dello Sviluppo Economico tra Corden Pharma, le organizzazioni sindacali e i rappresentanti politici. Per l’esecutivo erano presenti il sottosegretario del Ministero del Lavoro Claudio Durigon (Lega) e quello del Mise Giorgio Sorial (Movimento 5 Stelle), per la Regione Lazio l’assessore “Lavoro e nuovi diritti” Claudio Di Berardino (in quota Zingaretti).
La prassi iniziale è ormai scontata: tutte le parti hanno convenuto nella tutela per l’occupazione e nel rilancio del sito che, a questo punto, non aspetta altro che venga disposto il tanto agognato piano industriale il cui tempo limite per essere presentato ai commissari nominati dal Tribunale è il 12 marzo 2019. I commissari, poi, avranno bisogno di molto altro tempo, nell’ordine di un anno, per omologare e approvare il concordato in continuità. Insomma, siamo ancora alle pendici di una trattativa che se non è il Monte Bianco, ha comunque le asperità della più famigliare Semprevisa.
I rappresentanti dei ministeri, Durigon e Sorial, che dichiarano di aver contattato i commissari per sensibilizzarli in merito al pagamento delle spettanze arretrate (circa mille Euro a dipendente), hanno incontrato Bristol Myers Squibb che ha preso tempo, rimandando di esporre la propria volontà ad altri incontri programmati il 17 e il 18 dicembre con i vertici di Corden Pharma. Da ricordare che Bristol decise nel 2009 di dismettere il sito che portò così al passaggio dello stabilimento di Sermoneta al gruppo finanziario tedesco ICIG il quale, successivamente, creò la società che oggi tutti conosciamo come Corden Pharma.
Sono state poi stabilite dalle parti in causa incontri che dovranno essere calendarizzati per fare il punto della situazione – promessa, quest’ultima, che apre scenari di preoccupante aleatorietà – e verificare l’attuazione dell’ancora assente piano industriale.
La Regione Lazio, nella persona dell’assessore Di Berardino, ha dato disponibilità per la cassa integrazione, ricevendo una risposta guardinga da parte dell’Ugl che, in sostanza, ribadisce un sì alla collaborazione con la conditio sine qua non che non vengano colpiti sempre gli stessi lavoratori.
Da registrare che ieri al Ministero, per la prima volta e molto chiaramente, sono state annunciate da Corden Pharma le eventualità concrete di cessione di rami dello stabilimento che non rientrano più negli interessi dell’azienda.
Al di là della nuda cronaca, a volte molto estenuante per chi vive questa crisi, il canovaccio della storia sembra essere a uno stallo da qualche settimana. E lo “spettacolo” per lavoratori e famiglie molto deludente.
Ormai è da tempo che l’azienda pone in essere sempre le stesse richieste, vale a dire gli immancabili tagli dei livelli occupazionali e dei salari. Nonostante gli aspetti di questo imminente ridimensionamento sembrino essere negoziabili al tavolo delle trattative in Unindustria, giorno dopo giorno si fa strada la frustrazione dell’attesa. Anche ieri la notizia degli incontri avuti tra Mise e Bristol che avrebbero potuto significare una robusta via alla tranquillità per i lavoratori, non ha scaldato particolarmente i cuori di quest’ultimi. Nulla è chiaro e tutto è stato rimandato a prossima data. Senza contare che ormai da settimane insistono sempre più le voci su un possibile interessamento al sito da parte di un misterioso imprenditore.
Quello che è certo è che dai prossimi incontri a Latina, in Unindustria, ci sarà il proseguimento della trattativa sui salari, con l’ombra sempre più minacciosa di uno spacchettamento dello stabilimento.
La sensazione è che l’interessamento alla vicenda di uomini politici un tempo sindacalisti, come l’ex segretario di CGIL Roma e Lazio Claudio Di Berardino e l’uomo forte dell’Ugl ora governativo Claudio Durigon, non stia apportando alcun valore aggiunto che poteva essere atteso da due uomini del settore.