Il Ministero per i beni e le attività culturali e per il turismo (Mibact) e il Comune di Formia hanno siglato un protocollo d’intesa relativamente alla fruizione del sito archeologico della Tomba di Cicerone inserito nel Parco regionale Riviera di Ulisse che comprende anche i Comune di Sperlonga, Itri, Gaeta e Minturno. In base all’accordo il monumento, pur rimanendo sotto la tutela della Soprintendenza Archeologia, Beni culturali e Paesaggio per le province di Rieti, Frosinone e Latina, sarà restituito nella sua fruizione culturale alla città di Formia.
Il Protocollo permetterà una maggiore frequenza di visite, la possibilità di lavori e progetti per gli studenti, interventi ordinari e programmati di pulizia del verde, ricaduta sull’ offerta turistica della città.
Il sindaco Paola Villa ha voluto dare personalmente l’annuncio durante la cerimonia di consegna della “Bandiera verde” esprimendo piena soddisfazione per il lavoro sinergico svolto dagli assessori al Patrimonio Paolo Mazza e alla Cultura Carmina Trillino. “ So che è stato un lungo lavoro, ringrazio la Soprintendente dottoressa Paola Refice e il suo staff per l’impegno. Lo spirito di collaborazione tra Enti deve essere il percorso “obbligato” affinché i luoghi storici possano avere la valorizzazione che meritano” ha commentato il Sindaco.
Il mausoleo di epoca augustea è tradizionalmente attribuito a Marco Tullio Cicerone, che presso la villa di Formia si ritirò dopo la costituzione a Roma del secondo triumvirato di Ottaviano, Marco Emilio Lepido e Marco Antonio. Contro quest’ultimo Cicerone si era scagliato tra il 44 e il 43 a.c. pronunciando una serie di orazioni, note con il nome di “Filippiche” in quanto richiamavano quelle omonime pronunciate da Demostene contro Filippo II di Macedonia.
Antonio decise allora di inserire Cicerone nelle liste di proscrizione decretando, così, la sua condanna a morte. A Formia l’oratore fu raggiunto il 7 dicembre del 43 a.c. nella sua villa da alcuni sicari inviati da Antonio, che, aiutati da un liberto di nome Filologo, poterono trovarlo facilmente. Cicerone, accortosi dell’arrivo dei suoi assassini, non tentò di difendersi, ma si rassegnò alla sua sorte, e venne decapitato. Il luogo dell’omicidio prese così il nome di Vindicio (dal latino “vindicta”, vendetta), attuale frazione di Formia.
Una volta ucciso, sempre per ordine di Antonio, a Cicerone furono tagliate anche le mani con cui aveva scritto le Filippiche. Le mani furono di seguito esposte in senato insieme alla testa, appese ai rostri che si trovavano sopra la tribuna da cui i senatori tenevano le loro orazioni, come monito per gli oppositori del triumvirato.
La tomba, che poggia su di una base quadrata che misura 18 metri per lato, è alta 24 metri ed è costruita con anelli di pietra, che dovevano essere ricoperti da lastre di marmo. All’interno della base si trova una cella, che era il sepolcro vero e proprio. Sulla collina sovrastante, a 100 metri di distanza in linea d’aria, si trova la tomba dell’amata figlia di Cicerone Tulliola.