Doveva essere un trionfo, un tripudio di facce e selfie, ma la sortita del Capitano a Terracina si è rivelata un mezzo flop: un gazebo e un centinaio di persone, poco per quello che almeno fino a un anno fa era dato come il partito del 40%
Reduce dalla campagna di Mondragone, dove ha distribuito comizi e polemiche, parlando di tutto senza circostanziare niente, Matteo Salvini è alla prova del nove col suo partito. Il post Papeete è stato duro, il Covid-19 un principio di realtà difficile da sovvertire, e calare in territori complicati e lontani anni luce dalla Madunina, non è semplice neanche per chi, come lui, con le parole ci vive e ha costruito la sua fortuna da cinque anni a questa parte. E lasciamo stare che la loquela non è quella di Terracini o La Pira: siamo in era social, e tira più uno slogan che un’idea in zucca.
Dopo le bottiglie e le proteste di Mondragone, con lui a gridare contro i presunti centri sociali – come una qualunque sciura del Giambellino – Salvini si era improvvisato in un video in cui ha anche citato il Golfo di Gaeta, menzionando la camorra. Che detta così sembra più l’uomo nero sventolato in faccia a un bambino che fa i capricci, piuttosto che una piaga che è arrivata da decadi anche su, dove lui crede esistere solo il Milan e la bella gente.
La camorra, dicevamo, questa sconosciuta…e pensare che, tra l’altro, lui è stato pure Ministro dell’Interno. Sarà, ma quando parla di crimine organizzato sembra a suo agio quanto Pippo Baudo a discutere di astronomia o Fedez di letteratura andina.
Tuttavia, oggi, a Terracina, la partita, come in tutte le storie di politique politicienne che si rispetti, non si giocava sotto il sole di Piazza Garibaldi, con i cellulari a selfeggiare, e le frasi fatte a cadenzare, no, la partita era al ristorante quando le persone erano andate via e i maggiorenti (vabbe’ si fa per dire) erano seduti al ristorante Il Caminetto: c’era il Capitano a capo tavola e non poteva essere altrimenti, c’era Claudio Durigon deputato ed ex Sottosegretario al Ministero del Lavoro, c’era Francesco Zicchieri, deputato eletto in Ciociaria ma terracinese doc, c’era il coordinatore cittadino Fulvio Carocci, c’era il consigliere comunale di Terracina Augusto Basile, c’era Domenico Villani un tempo con Sciscione ora consigliere comunale della Lega anche lui, c’era il segretario provinciale Silviano Di Pinto. E c’era, poi, l’ex assessore di Fratelli d’Italia Luca Caringi.
A finire il quadro, almeno di questa foto che ormai è virale su social e chat, c’è un profilo che ha tutte le sembianze di Claudio Fazzone, il senatore di Forza Italia, uomo politico se ce ne è uno nella terra pontina e non solo nella sua Fondi.
Il nuovo Patto del Caminetto a Terracina per vincere le elezioni? Secondo Salvini, il nemico è il Partito Democratico dalle parti di Monte Giove: roba che manco il più sfegatato fan locale del Capitano può mandar giù. E più di qualcuno si chiede: ma questo, oltre a capire poco di camorra, siamo sicuri che sappia quale sia la situazione politica locale? E si perché, a Terracina, il PD è più ectoplasmatico che mai, e i suoi rappresentanti trasmigrano in Fratelli d’Italia.
Un’altra domanda pungola la mente di chi si sforza di scrivere di politica, un ambito che non riesce a eccitare neanche più Bruno Vespa: ma siamo sicuri che la Lega e Forza Italia, a Terracina, tutte e due insieme, vogliano battere la procacciniana fratellanza d’Italia? Non sarà che il centrodestra pontino i conti già se li è fatti: Fondi è di Forza Italia, Terracina è dei Fratelli, e Latina, a questo punto, tocca a loro: alla Lega. E allora quello de Il Caminetto è un patto di non belligeranza, per di più sancito davanti a portate che un po’ fanno invidia. Solo le portate, però.