Il Tar di Latina conferma: la palazzina di Via Roccagorga a Latina rimane lì dove è, la demolizione disposta dal Comune di Latina è sospesa
Come accade nelle vicende dei ricorsi amministrativi verso qualche atto di un ente, l’iter giudiziario è lungo e discordante con quella che appare agli occhi di un comune mortale una logica consequenziale. È così che il Tribunale amministrativo pontino blocca definitivamente la demolizione di quella palazzina in Via Roccagorga che il 17 dicembre scorso il Comune di Latina, dopo infinite polemiche accresciute dal fatto che uno dei condomini è il figlio del sindaco Damiano Coletta, ne aveva ordinato l’abbattimento.
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Lo scorso 13 marzo, il presidente del Tar di Latina, Antonio Vinciguerra, aveva decretato lo stop della demolizione del palazzo in attesa di ascoltare le parti coinvolte, ossia i condomini come il figlio di Coletta e il costruttore, che nel penale è stato rinviato a giudizio.
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Infatti, il palazzo, costituito da un piano interrato, sei piani fuori terra ad uso residenziale ed un piano volumi tecnici al piano di copertura, fu realizzato “in conformità” alla Variante al PPE R6 Isonzo, poi annullata dal Commissario Barbato. Era il 2016 quando a Latina vigevano ancora quei famosi o famigerati sei piani particolareggiati (compreso R6 Isonzo che comprende Via Roccagorga) che rappresentarono l’inizio e l’apice di alcuni scandali urbanistici.
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Secondo il sostituto procuratore di Latina Giuseppe Miliano, questo palazzo di Via Roccagorga fu realizzato con abusi d’ufficio, abusi edilizi e l’invasione arbitraria di un’area comunale.
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Ora, il Tar, esaminati i ricorsi, sostiene che “trattandosi di atti“, quelli del Comune di Latina, “collocati in sequenze procedimentali differenti ed apparendo, pertanto, necessaria a tal fine l’attivazione di uno specifico procedimento di autotutela“, non appare automatica la caducazione del permesso a costruire: “sussiste”, pertanto, “un legittimo affidamento” e il sunnominato permesso a costruire rimane stabile “atteso che la ragione per la quale essa sarebbe ora da demolire può ricondursi a fatti addebitabili al Comune di Latina”.
Per tali conclusioni, tutto è rinviato all’udienza di merito che è stata fissata tra un anno, ad aprile 2021, con il Comune di Latina condannato dal Tar a pagare le spese di giudizio.