Gioiscono Cgil, Cisl e Uil che hanno concluso ieri un accordo che impegna la Regione Lazio a compensare con 24milioni di euro buona parte del personale del Sistema Sanitario Regionale. A questi si potrebbero aggiungere altri 12milioni per il riconoscimento dell’impegno profuso dal personale che ha operato a diretto contatto con i pazienti Covid-19: mille euro per coloro che sono esposti ad un alto rischio, 600 per chi è sottoposto a un rischio classificato come “medio”. Ulteriori risorse dovrebbero poi essere assegnate a titolo di indennità per malattie infettive . Infine un riconoscimento nel calcolo dell’orario di lavoro includendo tempi necessari per la vestizione e svestizione (tute e altri Dispositivi di Protezione Individuale) nelle unità operative Covid-19.
Nell’accordo siglato si parla esplicitamente dell‘impegno dei lavoratori, con l’immissione di nuove unità di personale, la disponibilità, la responsabilità e la loro dedizione al lavoro è stato il vero punto di forza del SSR in questa durissima emergenza.
Di seguito nel documento si riporta che tale riconoscimento economico aggiuntivo è previsto per i lavoratori dipendenti, appartenenti all’area del comparto e all’area della dirigenza, titolari di contratto di lavoro di natura subordinata delle Aziende e degli Enti del SSR, nonché ai medici in formazione specialistica, ai titolari di incarico libero professionale, anche nelle forme della collaborazione coordinata.
Un riconoscimento attribuito a tutti coloro che hanno prestato la propria attività dal 10 marzo 2020 al 30 aprile ed è assegnato per intero a chi ha prestato la propria attività in almeno 20 turni lavorativi. Per coloro inoltre che lavorando presso le aree individuate sono stati posti in isolamento e in quarantena dopo contagio Covid il conteggio dei turni di presenza terrà conto di tali assenze. Nel caso di attività per un periodo inferiore ai 20 turni lavorativi nel periodo sopra indicato l’emolumento sarà riproporzionato.
Il riconoscimento economico verrà differenziato in rapporto al livello di esposizione al rischio secondo le due fasce correlate alla funzione svolta dalla struttura di appartenenza. Nel caso specifico dei dipendenti dell’Azienda Regionale Emergenza Sanitaria (Ares) se da un lato agli addetti al trasporto dei pazienti verrà corrisposta una somma aggiuntiva di mille euro in ragione dell’alto rischio a cui sono esposti rispetto a Covid-19; dall’altro ai dipendenti delle centrali operative Ares 118, in ragione di un rischio “medio”, verranno corrisposti 600 euro a titolo di riconoscimento.
Quest’accordo non va giù invece agli operatori che dipendono da cooperative e società private che occupano i due terzi di tutte le postazioni 118 presenti sul territorio regionale (120 circa su 180 totali). Il delegato del sindacato Confail della Provincia di Latina Vinicio Amici parla a riguardo di come la Regione Lazio nella persona dell’assessore alla Sanità Alessio D’Amato abbia considerato tutti gli operatori dell’emergenza sanitaria appartenenti a società private “vera e propria carne da macello”. Amici sottolinea come da una parte Cgil, Cisl e Uil rassicurino i lavoratori dichiarando di occuparsi delle loro istanze e problematiche; dall’altro in fase negoziale si dimentichino totalmente di coloro che mettono a disposizione la propria opera, senza tuttavia ottenere alcun riconoscimento.
Confail ricorda come al passaggio dell’appalto i tre principali sindacati garantirono il mantenimento dei contratti. Altresì al momento della conclusione dell’accordo con la Regione le stesse sigle hanno accettato il passaggio dal contratto Aiop, il contratto nazionale di lavoro del personale non medico, ad Anpas, il contratto riservato al personale delle organizzazioni di volontariato senza fini di lucro. Un passaggio che costò ai lavoratori 118 delle società private una diminuzione salariale mensile di circa 300 euro.