La capitozzatura è un tipo di potatura che purtroppo viene ancora praticata sugli alberi ornamentali dei viali urbani e sul verde pubblico in genere, nonostante siano evidenti i danni che provoca alle piante.
Gli alberi capitozzati sono un’immagine emblematica nella mente di qualunque cittadino, il quale vedendo un albero esteticamente mutilato dopo una potatura obiettivamente aggressiva avrà rassicurato la propria perplessità pensando che un taglio così netto alle fronde dovrà sicuramente servire a rinforzare il vigore della pianta. Ma così non è, perché in questo modo gli alberi privati della gran parte delle branche principali vengono, al contrario, esposti a un maggiore rischio di malattie e attacchi di parassiti, diventando più deboli e meno stabili.
Questa tecnica del capitozzare le ramificazioni principali dovrebbe essere praticata solo in via straordinaria, in casi di particolari interventi di riforma, quindi non su alberi sani. Le potature estreme del verde pubblico sono più da associarsi alla scelta di investire poche risorse nella manutenzione del verde piuttosto che a pratiche ancestrali per rinvigorire le essenze arboree. Nel lungo periodo, dopo la capitozzatura, i rami tendono a spezzarsi più facilmente; inoltre, la più frequente rimozione dei rami penzolanti e dei danni eventualmente causati dalla caduta vanno, invece, considerati come costi dalle amministrazioni che scelgono di risparmiare nel breve periodo.
Gli alberi capitozzati vanno incontro a stress e a un generale indebolimento e ciò li espone maggiormente al rischio di sradicamento: le radici, già penalizzate dalle pavimentazioni urbane, potrebbero seccarsi vista l’inutilità di un apparato radicale vasto per una chioma molto ridotta.
I nuovi germogli degli alberi che sopravviveranno alla capitozzatura cresceranno numerosi vicino al “capitozzo” del ramo ormai andato e sono quelli che diventeranno nuove branche dell’albero. Peccato che saranno molto meno solidi rispetto ai rami originari per il tipo di attaccatura che si sviluppa vicino all’incisione, con un punto di intersezione più debole poiché molto superficiale. Queste nuove ramificazioni – che tenderanno a spingere verso l’alto e non a crescere ad ombrello – si romperanno molto più facilmente in seguito a forti precipitazioni e a venti sostenuti. Un albero capitozzato è dunque molto più pericoloso di uno che ha avuto interventi di potatura equilibrati.
Con la capitozzatura, inoltre, il legno dell’albero è più esposto al potenziale ingresso di agenti patogeni in grado di causare gravi malattie e condannare l’albero alla rimozione completa; inoltre, senza la protezione della chioma, il sole diretto può causare scottature nei tessuti vitali appena al di sotto della corteccia.
In conclusione, la mancata manutenzione nel verde pubblico urbano ed extraurbano della provincia è stata parte integrante delle cause che hanno portato alla caduta di molti alberi in seguito, soprattutto, ai forti venti che hanno battuto la provincia pontina da ottobre ad oggi. Ma è altrettanto vero che procedere con potature estreme come la capitozzatura può voler dire mettere a rischio la stabilità e la resistenza degli alberi che si volevano mettere in sicurezza.
In medio stat virtus.