Scritto e a cura di Giampaolo Torselli
La politica, come molte cose della vita, può essere descritta e raccontata in molti modi, dipende dal punto di osservazione.
L’ultimo ventennio di politica cittadina (ndr: a Latina), senza voler minimamente accomunare uomini, storie, percorsi e dignità dei protagonisti che si sono avvicendati, ci consente di osservare un fenomeno apparentemente singolare, invero molto diffuso su tutto il territorio dell’antropologia politica italiana.
Questo fenomeno, studiato da alcuni valenti studiosi ai quali non oso neppure accostarmi, è frutto di un antagonismo recente che in politica vede contrapposta la “ragione” alla degenerazione del potere (per malaffare o per insipienza).
Un sistema politico – amministrativo in crisi da almeno vent’anni che ha prodotto un sistema di selezione della classe dirigente votato alla mediocrità prevalente, dove la presenza di persone in gamba e capaci non fa mai sistema.
Questo ci consente di rovesciare un luogo comune: in questa fase storica la classe dirigente è peggiore della società civile.
Pertanto, il termine “politici” lo userò in modo generalizzato, nella consapevolezza che in politica ci sono pure persone capaci.
I politici di oggi stanno al potere, non al governo. Diversamente non manifesterebbero stati ansiosi così evidenti nel timore di non essere rieletti.
Ebbene, il punto di osservazione di oggi ci fa notare come alcuni dei progetti più avventurosi per la città, in cui si sono lanciati i politici nostrani in questi ultimi anni, hanno il comune denominatore di essere progetti ambiziosi, anche potenzialmente utili, ma sostanzialmente senza soldi.
La metro, ABC e, in un certo senso, anche Acqualatina Spa.
Idee, progetti, servizi nobilissimi, alcuni indispensabili, ma pensati ed immaginati senza soldi o con i soldi degli altri.
Certo, la politica, quella alta e nobile, dovrebbe avere proprio la straordinaria capacità di regolare il vivere civile e il benessere della società anche senza soldi.
Ma nei casi citati, vi è l’ambizione di immaginare e pianificare, se non di ostentare, quei progetti come se in realtà i soldi ci fossero effettivamente. Si fanno diagnosi, valutazioni, si indicano tempi e modi che poi sono sistematicamente contraddetti dalla realtà.
Non mi soffermo sulla capacità politica, questa sì indiscussa, di spiegare poi le ragioni di tali diagnosi sbagliate, riconducibili sempre a “terzi”. Qui la politica dimostra quella straordinaria attitudine messa a punto dopo la caduta del muro di Berlino: saper essere al governo (rectius al potere) ed al tempo stesso fare opposizione.
I politici di oggi, di fronte ai più grandi fallimenti o errori commessi da essi stessi, chiamano a raccolta i cittadini: non si sa bene contro chi.
In questo contesto, quando invece i soldi ci sono la politica è spesso, troppo spesso, assente. Così per il progetto della Marina di 18 milioni di euro. Qualcosa forse è stato speso, ma qui regna l’antropologica incapacità delle amministrazioni, soprattutto del centro sud, di non saper dimostrare una minimale capacità di spesa e di implementazione dei progetti e delle opere in favore dei cittadini.
Ed allora, visto l’approssimarsi delle prossime elezione, dobbiamo tutti rivolgerci al prossimo sindaco che verrà eletto, chiedendogli di studiare, capire ed agire nell’arte del possibile, soldi alla mano e/o realisticamente reperibili.
Non trascurando un dato: il tempo è un bene della vita.
Questo fenomeno è stato descritto dal sindaco di Cerveteri Alessio Pascucci in un convegno di qualche tempo fa, dove osservava che i politici di una volta avevano molti difetti, ma pure alcune qualità oggi latitanti.
Citando Giulio Andreotti, ed a prescindere dal giudizio storico – politico del personaggio che ciascuno può avere, osservava che quando Andreotti diceva una cosa difficilmente sbagliava, al massimo eri tu che non capivi (il fine). Quando si ascoltano molti dei rappresentanti dell’attuale classe dirigente, spesso risulta plastica una certezza: stanno dicendo una ca”ss”ata.
E più è tale, più la difendono a spada tratta, invocando la Costituzione, i Diritti Fondamentali dell’Uomo, la legalità, la trasparenza, togliendo anche dignità a valori e principi che dovrebbero essere invocati appropriatamente ed in modo pertinente.
Le prossime elezioni si avvicinano e buon senso vorrebbe che il prossimo sindaco fosse cercato, ca va sans dire, in una persona capace, preparata, onesta, al servizio della città, con le persone della città, con una visione per la città e che, da subito, dovrebbe prendere un impegno fondamentale: in caso di vittoria non avere l’ambizione di ricandidarsi a nulla.
Così potrà governare senza populismi, demagogia, senza preoccuparsi del consenso, del giudizio del giorno dopo, del migliore slogan comunicativo.
Fare bene, in silenzio, lasciando a casa il cellulare.
Non un programma di cento cose, neppure dieci.
Tre cose bastano: possibili, realizzabili ed utili.
Per il resto facciamo funzionare l’ordinario e diamo una speranza ai giovani, trovando una nuova identità per la città che guardi al futuro.
Occorre progettare luoghi in cui vivono le persone reali: quindi non si potrà prescindere dall’urbanistica, avendo un’idea e una visione del luogo in cui si vive.
Se invece le prossime elezioni dovessero essere vinte dal noto sig. Cela Famo, coadiuvato dal suo famigerato braccio destro Sepo Fa, torneremo punto e daccapo. Con lo scontato effetto collaterale che i cittadini, ancora una volta, pagheranno il prezzo (salato e a volte non visibile) di tale sciagurato modo di fare.