Difficile che già oggi si arrivi a dama per molte ragioni tra le quali la spada di Damocle della conferenza dei servizi in cui si dovrà decidere sulla richiesta di Ecoambiente e, sopratutto, la difficoltà di far digerire a un territorio la presenza di un impianto dei rifiuti, qualunque esso sia, tra paura di perdere elettorato e difficoltà a devastare ancora di più un territorio che, sopratutto, al nord pontino, ha già dato.
In ballo l’ex area Goodyear di Cisterna e la zona industriale Mazzocchio: due opzioni che spazientirebbero ancora di più le popolazioni eventualmente coinvolte (a Mazzocchio, nel giugno 2019, è intervenuta la DDA sequestrando i due impianti di compostaggio Sep e Sogerit).
Una delle ultime ipotesi, invece, viene informalmente dalla direzione provinciale del Partito Democratico che si è tenuta la scorsa settimana (giovedì 16 gennaio). Parrebbe che la città che si è offerta per ospitare la discarica di servizio per l’intera provincia sia Fondi. Una voce che dovrebbe essere confermata ma che, sicuramente, è stata trattata nei tavoli politici.
Intanto, oggi, sul piatto, ci sarà certamente l’anticipazione data da Damiano Coletta nell’incontro svoltosi al centro sociale di Borgo Bainsizza martedì scorso: l’ipotesi di un consorzio tra Comuni che abbia come “mission” la realizzazione di un impianto per la chiusura del ciclo dei rifiuti in ambito provinciale (o comunque nell’Ato). Un sistema che, come ricordato da Coletta, è stato adottato a Colleferro tanto è che ci sarà il sindaco del Comune romano, Pierluigi Sanna, chiamato a relazionare sull’esperienza amministrativa e gestionale.
E mentre la provincia pontina si interroga, a Roma esplode il caso di Monte Carnevale, il sito controllato dall’imprenditore romano Valter Lozza e individuato dal sindaco di Roma, Virgina Raggi, come la nuova discarica della Capitale, a due passi da Malagrotta. Un’eventualità respinta dagli stessi consiglieri di maggioranza pentastellati e che sta facendo volare gli stracci all’interno del Movimento Cinque Stelle romano. Un fatto non trascurabile neanche per la provincia pontina che adombra più di qualche spettro: se Roma non chiude la questione rifiuti, Latina non può stare tranquilla. Come diceva un cittadino intervenuto martedì scorso nell’incontro pubblico indetto dal sindaco Coletta: quando Roma ha un raffreddore, Latina ha la polmonite.