Il consigliere comunale di Itri, Osvaldo Agresti, interviene dopo le due condanne che hanno coinvolti due cittadini per la discarica di Calabretto I
“Apprendo che è uscita la prima sentenza sulla discarica di “Calabretto” – scrive Agresti, riferendosi alle condanne pronunciate dal Tribunale di Cassino per “attività di gestione di rifiuti non autorizzata” (Codice dell’ambiente – relativa alla prima parte della discarica, sequestrata dai Carabinieri Forestali di Itri nel 2016, quindi non quella in abbruciamento che, nel 2019, per mesi, ha avvelenato l’aria dei residenti per una intera stagione estiva e che è oggetto di un altro procedimento giudiziario ancora in itinere“.
“Premettendo che non c’è certo da gioire per una sentenza penale, visto che coinvolge due concittadini verso cui non ho nulla di personale – aggiunge – tuttavia va aperta una profonda riflessione su ciò che è accaduto negli anni e sulle responsabilità che abbiamo tutti come cittadini nella vicenda”.
“È vero, due sono i responsabili, per ora, individuati dalla procura dal punto di vista prettamente giuridico, tuttavia, la condanna morale ci colpisce tutti quanti, scusate il plurale maiestatis, come cittadinanza. È innegabile che la discarica in questione fosse nota ai più, a tutte le ditte di costruzione, a tutti i professionisti del settore edile, a tutti gli autotrasportatori che lì scaricavano, ai muratori, financo alla politica itrana da decenni. E chi non lo sapeva direttamente sapeva di contribuire a chissà quale discarica visto che nel liberarsi dei rifiuti derivanti da abusivismo e ristrutturazione o per disfarsi del fastidioso eternit affidava a quattro soldi, senza tracciatura, questi materiali al trasportatore di turno che assumeva, a quel punto, addirittura il profilo di benefattore”.
“La stessa zona di “Calabretto” tanto duramente colpita dalla vicenda è caratterizzata da un abusivismo generalizzato che ha contribuito involontariamente alla creazione della stessa discarica, come tutto il territorio itrano, violentato dalla cupidigia di chi, dagli anni ’80, credeva di fare un grande investimento nel colonizzare sugherete, vette, e campagne con una visione molto corta delle conseguenze di quelle scelte – conclude il pentastellato – Oggi i frutti di quella visione ristretta vengono a galla e so che ciò che dico non fa piacere alla maggior parte della cittadinanza perché li mette di fronte ai propri sbagli che non è facile accettare, ma cosa siamo se non partiamo dai nostri errori per non commetterli più? Se non accettiamo i nostri sbagli per immaginare un paese diverso da questo, impoverito ogni anno maggiormente, con limitate prospettive di crescita e dove la politica è impegnata più a distribuire favori all’elettorato potenziale, ad associazioni e parenti, e a fare le varianti urbanistiche e i progetti a solo vantaggio dei soliti tre-quattro da trent’anni? Questa prima sentenza è una sconfitta di un popolo che ora può scegliere se minimizzare, sorvolare su fatti tanto gravi e dimenticare o se imparare e fare in modo che fatti simili non accadano mai più, che l’omertà è una pietra tombale sul futuro e che chi delinque a danno della salute dei vostri figli sia da condannare e non da difendere. I segnali di una evoluzione ci sono, mi arrivano lettere anonime di chi denuncia discariche e violenze del territorio denotando tanta paura, ma è un inizio, una scintilla di popolo che cerca una via per redimersi, per affermare il proprio diritto a dare un futuro decente agli itrani futuri. Il nostro peggior nemico, come insegnano i saggi, è quello dentro di noi, e si nasconde, spesso, negli atti banali ed apparentemente leggeri di ogni giorno”.