Il Consiglio di Stato chiarisce ad Autostrade del Lazio sull’autostrada a pedaggio Roma-Latina: appalto da rifare.
Un verdetto comunicato dai giudici di Palazzo Spada in merito a una richiesta presentata dalla stessa società regionale Autostrade del Lazio, stazione appaltante dell’opera più dibattuta in provincia di Latina. Le decisioni dei magistrati valgono, ovviamente, anche per la costola dell’opera: la bretella Cisterna-Valmontone, anch’essa, da progetto di Autostrade del Lazio, a pedaggio.
A riportare la notizia dell’avvenuta sentenza del Consiglio di Stato è h24notizie in un articolo pubblicato ieri a firma di Clemente Pistilli.
Secondo il sito, che cita direttamente la sentenza, il Consiglio di Stato ha specificato che la gara va rinnovata “a partire dal segmento risultato illegittimo”, intendendo il piano economico finanziario che prevede un contributo a fondo perduto di soldi pubblici derivanti dal Cipe (già stanziati 468 milioni di euro): per un ammontare totale di quasi un miliardo di euro (970 milioni di euro con il completamento del secondo stralcio).
Oltre a ciò, la stazione appaltante deve modificare la lettera d’invito con riferimento alla formula relativa al parametro contestato, introducendone una nuova che rispetti le indicazioni che risultano dalla motivazione della sentenza pubblicata il 13 settembre 2018. In soldoni, la lettera d’invito non può essere semplicemente inoltrata di nuovo ai due contendenti – Consorzio Sis e il il gruppo con la capofila Salini-Impregilo – come dichiarato per mesi da politici locali unitamente alla grancassa di una stampa praticamente unificata sull’argomento, ma occorre che la gara venga aperta a competitor diversi dai gruppi che si stanno facendo la guerra a colpi di ricorsi amministrativi (dal Tar al Consiglio di Stato fino alla Presidenza della Repubblica).
Come Latina Tu ha scritto a più riprese, la gara era stata bollata in maniera inderogabile da Bankitalia e dal Consiglio di Stato già il 13 settembre 2018: un’opera senza un piano economico-finanziario sostenibile, dove il privato (Consorzio Sis: Dogliani e Sacyr) che aveva vinto la gara d’appalto non garantiva la restituzione del miliardo di Euro di soldi pubblici che gli sarebbero finiti in pancia.
Un finale che sembrava scritto già un anno e mezzo fa ma evidentemente lo avevano capito in pochi e per qualcuno, come la stazione appaltante, è stato necessario un’ulteriore sentenza di magistrati che l’avevano scritto a chiare lettere.
Ecco perché, come in modo trasparente si sostiene da tempo, è necessario mettere da parte un progetto che ha fatto perdere un trentennio mentre la Pontina diventava una strada impraticabile. Adeguamento in sicurezza, subito. E non è uno slogan ma, dopo questa sentenza del Consiglio di Stato, una necessità ribadita. L’unica praticabile.