Finiscono coinvolti nell’operazione “Scudo” due personaggi piuttosto noti nel panorama della mala pontina: Antonio Di Silvio e Sabatino Morelli detto Manolo più volte citato anche nelle carte di Alba Pontina e dai pentiti nel contesto dei reati elettorali (voto di scambio). Il reato contestato a Di Silvio, 39 anni, e Morelli (37 anni) è abusiva intermediazione finanziaria in quanto, tramite un loro personale broker, Annunziato “Tino” Costantino (45 anni, di Nettuno), a sua volta estorto dal Di Silvio, sarebbero stati coinvolti in un episodio di soldi prestati a strozzo a un imprenditore di Aprilia (in seguito, minacciato e intimidito in più maniere dal sodalizio) con tassi di usura al 100% in un anno.
Costantino trovava, come si dice in gergo, le “storie” – persone da estorcere o usurare con l’attività del recupero crediti – e le portava ai suoi due finanziatori: per l’appunto Antonio Di Silvio e Sabatino Morelli (definito dal collaboratore di giustizia, Agostino Riccardo, come uno dei più rilevanti usurai di Latina).
La storia portata da “Tino” risale al 2017, quando l’imprenditore di Aprilia aveva deciso di comprare un’auto usata a 4500 euro dallo stesso Costantino il quale, a sua volta, avrebbe acquistato, prima di lui, quella vettura per sole 200 euro. In seguito la vittima, non potendo pagare, chiese a Annunziato Costantino i soldi necessari, una sorta di finanziamento, in modo da chiudere l’acquisto. Per tale ragione, Costantino gli garantì il prestito, concesso, però, con i soldi di Antonio di Silvio e il cugino, Sabatino Morelli (i cui capitali, come sostengono i Carabinieri, provengono dai soldi ottenuti con il controllo della piazza di spiaccio della zona Cimitero a Latina).
L’imprenditore-vittima, dopo aver iniziato a pagare e arrivato a coprire l’intera somma dell’auto, si ammalò. Una situazione che non impietosì i suoi aguzzini, tutt’altro: fu proprio dalla sua malattia, non potendo più soddisfare le pretese, che iniziò per lui una vera e propria odissea di minacce, persino nei confronti della moglie e dei figli.
Peraltro, la vittima, secondo quanto riferito dai Carabinieri, prese in prestito del denaro anche da un’altra persona la quale, non solo lo minacciò, ma arrivò anche a picchiarlo insieme a un suo sodale per fargli corrispondere quanto dovuto. L’imprenditore, infatti, non riuscendo a pagare il presunto sodalizio “Tino”/Morelli/Di Silvio contattò altri due uomini, Daniele Di Marco e Giovanni De Falco (anche loro agli arresti), facendosi a sua volta intermediario per l’esecuzione di lavori per conto di un committente di sua conoscenza. Sfortunatamente, quest’ultimo, il committente da lui contattato, decise a un certo punto di interrompere i lavori non pagando più la ditta che avrebbe dovuto eseguirli, causando alla vittima ulteriori problemi come le minacce e le botte.
Fu così che nel 2017, l’imprenditore di Aprilia decise di suicidarsi; grazie all’intervento della moglie che lo portò al pronto soccorso e ai Carabinieri, l’uomo, strozzato sia da Di Silvio/Morelli che dagli altri due estortori (De Falco e Di Marco), ha scelto di affidarsi ai militari dell’Arma con cui si è aperto raccontando loro l’inferno in cui era caduto. Non ancora del tutto finito però, poiché l’uomo fu pedinato e minacciato dagli stessi che continuarono a intimidirlo intenti a farlo ritrattare o tacere.
ANCHE LO SPACCIO
Oltre a ciò, su Latina, Antonio Di Silvio, come accennato, gestiva una piazza di spaccio (in Zona Cimitero), con la collaborazione di Sabrina Narducci (48 anni) Christian De Rosa (24 anni) e un minorenne (non indagato), in cui si vende marijuana, cocaina, hashish indirizzati anche ad assuntori sotto i 18 anni. Per questa ragione, il colonnello Gabriele Vitagliano ha dichiarato in conferenza stampa che “era necessario eseguire le misure cautelari per seri pericoli di incolumità dei clienti, ma l’indagine continua“.
Particolare curioso riportato dai Carabinieri è che, nelle intercettazioni, quando si fa riferimento all’episodio dell’indagine sullo sfruttamento della prostituzione, Antonio Di Silvio diceva di sé: “Io non sono uno zingaro come gli altri“. Da tenere a mente che Di Silvio già si trova in carcere, dal gennaio 2019, per scontare un cumulo di pena di cinque anni e tre mesi per reati di spaccio.
Coinvolto negli arresti di oggi, sul lato dello spaccio, come accennato, anche Christian De Rosa, figlio di Alessandro De Rosa, deceduto e noto negli ambienti come Franco Lo Zingaro.
Destinatarie delle misure odierne anche le due persone della provincia di Roma, considerati “protagonisti” della seconda estorsione ai danni dell’imprenditore di Aprilia: Daniele Di Marco (43 anni) di Genzano e Giovanni De Falco (46 anni) di Ariccia.
L’OPERAZIONE SCUDO
I Carabinieri del Comando Provinciale di Latina, dall’alba, hanno dato esecuzione a 8 ordinanze di misure cautelari personali.
I provvedimenti restrittivi – uno in carcere (Di Silvio), sette ai domiciliari – sono stati emessi dal Gip del Tribunale di Latina, Dott. Mario La Rosa, su richiesta del Pubblico Ministero della Procura della Repubblica di Latina, Dott. Claudio De Lazzaro, nei confronti di altrettanti soggetti accusati a vario titolo di usura, estorsione, rapina, autoriciclaggio, violenza privata, fraudolento danneggiamento dei beni assicurati, esercizio abusivo di attività finanziaria, detenzioni di stupefacenti ai fini di spaccio e favoreggiamento della prostituzione (coinvolto un uomo di nazionalità rumena che risulta irreperibile).
L’operazione, chiamata “Scudo” (dallo slang utilizzato dai coinvolti nell’indagine che chiamavano “scudi” il denaro), è stata intrapresa congiuntamente dal Reparto Territoriale di Aprilia e dal Nucleo Investigativo sulla scorta dell’attività informativa condotta dalla Stazione dei Carabinieri di Campoverde.
L’indagine è piuttosto articolata e ha individuato ben due sodalizi collegati da rapporti di interesse: uno dedito all’usura e alle conseguenti attività estorsive di recupero crediti; l’altro capeggiato da esponenti latinensi del Clan Di Silvio interessati alla gestione di una piazza di spaccio nel capoluogo pontino in zona Cimitero, tra Viale Kennedy e Via Londra.
Nel corso delle investigazioni, inoltre, è stata tratta in arresto una persona (associato alla Casa circondariale di Campobasso) e sono state denunciate altre tre per detenzione di droga.
Segnalate anche tre persone alle autorità per consumo di sostanze stupefacenti e individuati i responsabili di una rapina a danno di una persona perpetrata il 18 febbraio del 2018.