CROLLO A VENTOTENE: SCOMPARSO IL SENATORE CHE DIMOSTRÒ LA RESPONSABILITÀ DEL COMUNE

franco ortolani, perito di parte nel processo per il crollo a ventotene

Si è spento nella notte del 23 novembre il Senatore M5S Franco Ortolani, ex professore di geologia all’Università Federico II di Napoli ed eletto nel 2018 nel collegio uninominale di Napoli-Arenella. Ortolani, in qualità di consulente tecnico, prese parte al processo avviato per la morte delle due studentesse romane in gita scolastica, Sara Panuccio e Francesca Colonnello, seppellite vive da un costone di tufo franato il 20 aprile 2010 a Cala Rossano nell’isola di Ventotene. Recentemente Ortolani aveva denunciato di avere due tumori “per colpa dei veleni in Campania“, poiché negli anni è stato molto impegnato e presente fisicamente sul fronte della Terra dei Fuochi.

Sara Panuccio e Francesca Colonnello

A ricordare l’ex professore scomparso è Bruno Panuccio, padre di una delle due ragazze decedute nel crollo. “Oggi il mio pensiero va al senatore M5S Franco Ortolani, del quale apprendo la scomparsa appena avvenuta. Un grande geologo, sempre attento e critico sui disastri dovuti al dissesto idrogeologico. È stato il mio perito di parte nella triste vicenda della frana a Ventotene in cui scomparvero Sara e Francesca. Fu anche grazie a lui che sul fatto si riuscì a dimostrare che non si trattò di una fatalità, ma di responsabilità umana. Vi ricordo che tale processo è stato il primo in Italia in cui sono stati condannati amministratori pubblici per morte da frana..
Ortolani : un Uomo, un Cittadino, nel senso alto dei termini.
Ancora molto avresti potuto dare a questo Paese. Noi tutti oggi abbiamo perso una bella persona che viveva al servizio di noi tutti.
Riposa in pace
“.

 

IL CROLLO A CALA ROSSANO

La morte delle due studentesse romane risale al 20 aprile 2010, in un primo momento definita come accidentale, frutto di una disgrazia, solo una fatalità che vide le due giovani in gita sulla traiettoria di un costone di roccia in caduta libera. Quel giorno di quasi dieci anni fa, infatti, non c’era alcun cartello che interdiceva l’accesso alla spiaggetta di Cala Rossano, proprio perché l’amministrazione locale non riteneva pericoloso quel tratto di costa dell’isola di Ventotene. Proprio Bruno Panuccio ricorda l’importanza del lavoro tecnico di Franco Ortolani nel processo per provare dinnanzi alla Corte la responsabilità dell’omissione amministrativa del Comune di Ventotene.

Nel febbraio del 2018, infine, la Corte di Cassazione ha reso definitive le due condanne a carico dei due ex sindaci di Ventotene finiti sotto processo: Giuseppe Assenso (2 anni e 4 mesi), in carica al momento della tragedia, e del suo predecessore Vito Biondo (un anno e 10 mesi). Questa, afferma Panuccio nel suo post social, può essere ricordata come la prima volta in cui in Italia siano stati condannati due amministratori pubblici per decessi cagionati da smottamenti per dissesto idrogeologico.

Il crollo del costone di tufo che seppellì le due studentesse romane in gita scolastica

L’origine vulcanica delle isole pontine è ciò che le rende particolarmente soggette a episodi franosi, considerata anche la loro totale esposizione a marosi e mareggiate che accelerano il dissesto idrogeologico nei pressi della costa. “Vede lo stato della parete? È completamente erosa alla base. Mi domando come si sia potuto asserire che questo luogo non fosse pericoloso. Anche se i tecnici lo hanno garantito per iscritto [il riferimento era rivolto chi redasse il Pai al tempo del crollo della falesia di Cala Rossano, n.d.r.], se fossi stato io il sindaco avrei disposto una serie di controlli dopo ogni mareggiata. E qui a Ventotene le mareggiate sono spesso fortissime“, dichiarava nel 2010 Franco Ortolani.

DISSESTO IDROGEOLOGICO: BUROCRAZIA E INCAPACITÀ

La Corte dei Corti, il 31 ottobre 2019, ha pubblicato i risultati di un’indagine sul Fondo progettazione contro il dissesto 2016-2018, evidenziando come le risorse effettivamente erogate alle Regioni dallo Stato centrale dal 2017 alla fine del 2018 rappresentano solo il 19,9% dei 100 milioni di euro in dotazione al fondo in questione. Interventi che, seppur finanziati, non sono mai stati avviati, come in occasione di altri stanziamenti per il dissesto idrogeologico, principalmente a causa di problemi di ordine tecnico-burocratico e ai ritardi nelle progettazioni. Secondo la Corte dei Conti, a rendere in larga misura inefficace l’intervento dello Stato in questo ambito sono le continue riforme dei vari governi nelle prassi di accesso agli stanziamenti e “le procedure lente di assegnazione delle risorse e altre vischiosità nei procedimenti”.

Il video del luglio 2018 della frana a Chiaia di Luna a Ponza: massi che si stancano dalla parete rocciosa e precipitano sulla baia.

Inoltre, “la scelta ripetuta nel tempo di affidare a gestioni commissariali le misure di contrasto al dissesto idrogeologico – si spiega nella relazione – dimostra la difficoltà delle amministrazioni nazionali e locali di incardinare l’attività di tutela e prevenzione nelle funzioni ordinarie delle Regioni e dei Comuni”, quando il tema del contrasto al dissesto idrogeologico, strettamente legato alla sicurezza del territorio e dei cittadini, dovrebbe rientrare tra le funzioni ordinarie svolte dalle amministrazioni locali”. In conclusione, la Corte aggiunge che un ennesimo problema è ascrivibile all’assenza di controlli e monitoraggi.

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