Oggi in Consiglio Comunale un “recepimento pedissequo della legge regionale 12/2025 sulla rigenerazione urbana”. Ciolfi (M5S): “Più cubature, meno città: così la maggioranza tradisce la rigenerazione urbana”
“In Consiglio comunale mi sono vista costretta a intervenire con decisione per evitare che le delibere di recepimento della legge regionale 12/2025 sulla rigenerazione urbana venissero presentate e discusse in modo unificato e frettoloso. Una scelta che l’Assise aveva deciso di portare avanti, nonostante ciascuna deliberazione facesse riferimento a un articolo diverso della legge regionale e producesse effetti profondamente differenti sul territorio.
Ho ritenuto doveroso oppormi e chiedere che si procedesse con ordine, articolo per articolo, per restituire a un tema così delicato la dignità politica e istituzionale che merita. Senza questa presa di posizione, il dibattito sarebbe stato inevitabilmente incompleto, omissivo e distorto, con il rischio concreto di consegnare alla cittadinanza una rappresentazione falsata di atti che incidono in modo pesantissimo sul futuro urbanistico e sociale della città”.
“La rappresentazione di quanto la rigenerazione urbana stia realmente a cuore a questa maggioranza è stata evidente durante tutta la seduta: numero legale più volte traballante, il tentativo iniziale di comprimere tempi, presentazioni e interventi, e una chiara volontà di “far passare” atti complessi senza un vero confronto politico”.
“Resta poi centrale il tema della trasparenza e della cosiddetta urbanistica partecipata. L’istruttoria pubblica è stata convocata in extremis il 17 dicembre, e si è svolta il 22 dicembre, all’antivigilia di Natale, senza neanche coinvolgere gli ordini professionali competenti in materia di rigenerazione urbana. Viene da chiedersi se si tratti di incapacità di condividere e ascoltare, oppure di una precisa volontà politica di tirare dritto senza confronti, senza contraddittorio e senza ostacoli. Ai cittadini il giudizio”.
“Con la legge regionale 12/2025, e con il suo pedissequo recepimento oggi approvato, risultano completamente snaturate le finalità originarie della legge 7/2017. Una norma nata per rigenerare le aree degradate, con una funzione sociale prima ancora che urbanistica, è stata piegata a una visione liberale e non strategica, che sposta l’asse dall’interesse pubblico collettivo all’interesse privato del singolo. Ma la somma di tanti interessi individuali non coincide con l’interesse della collettività. L’interesse collettivo si costruisce partendo dalle esigenze reali dei territori, dalle criticità, dai bisogni e dalle fragilità sociali e ambientali, per poi dare risposte capaci di migliorare la qualità della vita di tutti, senza discriminazioni, favoritismi o scorciatoie speculative”.
“Era necessario individuare con chiarezza gli ambiti di esclusione dall’applicazione della legge sulla rigenerazione urbana. Consentirne l’applicazione indistintamente a tutto il territorio comunale significa lasciare al mercato ogni scelta: l’imprenditore, legittimamente, interverrà dove il profitto è maggiore. È evidente che un incremento volumetrico in un quartiere come Cucchiarelli produrrà rendimenti ben diversi rispetto a un quartiere come Giochetto o Pantanaccio. Ma la necessità collettiva non è valorizzare ulteriormente le zone già qualificate: è riqualificare quartieri periferici, carenti di servizi, più fragili e più degradati. Qui la maggioranza Celentano ha dimostrato di non saper anteporre l’interesse collettivo all’interesse di categoria o dei singoli”.
“Gli ambiti di esclusione individuati sono stati minimi e, per certi versi, inevitabili: il centro storico, già oggetto di Masterplan, la Marina interessata dalla revisione del PPE e gli edifici di fondazione. È stato applicato lo stesso metodo a quattro articoli che disciplinano interventi diversi tra loro: il cambio di destinazione d’uso, gli interventi diretti e puntuali, gli interventi integrati di rigenerazione urbana. Trattarli allo stesso modo non è solo superficialità: è mancanza di visione sul futuro della città”.
“Un fatto gravissimo è che, con la legge 12/2025, la realizzazione di una quota di edilizia residenziale pubblica negli interventi dell’articolo 2 non sia più un obbligo ma una semplice facoltà: gli interventi saranno quindi tutti di edilizia privata. Questo dimostra come, per i governi di centrodestra, il tema sociale non sia una priorità ma un elemento da espungere progressivamente dall’agenda politica. E questa amministrazione non si è certo dissociata da questa impostazione”.
“Aumenti volumetrici fino al 60%, monetizzazione degli standard urbanistici, possibilità di sostituire servizi, scuole e parcheggi con denaro: sono scelte che impoveriscono i quartieri e scaricano i costi sulla collettività. Quando si vuole, si può intervenire in senso opposto: lo dimostra il fatto che in passato queste possibilità sono state abolite in alcune zone. Quando non si vuole, semplicemente non si fa”.
“Per ore oggi abbiamo assistito a una rappresentazione esclusivamente tecnica da parte dell’assessora Muzio, limitata alla lettura delle delibere, senza una reale spiegazione politica. Non sappiamo se per mancanza di piena padronanza della materia o per la consueta strategia di nascondere dietro una narrazione tecnica un atto politico di enorme portata. Il tutto fatto passare, come spesso accade, tra Natale e Capodanno, quando le decisioni più controverse si cercano di far scivolare sottotraccia”.
“L’assessora Muzio ha ripetuto più volte nelle sue presentazioni che ogni intervento tornerà al vaglio del Consiglio comunale. Non è così, e solo alla fine, su mia richiesta è stato chiarito. Il vero vaglio complessivo era quello di oggi per gli articoli 3, 4 e 6. Solo l’articolo 2 resterà formalmente in capo al Consiglio, ma è evidente che arriverà a valle di decisioni già prese altrove, non certo nell’assise comunale”.
“È stata persa una grande occasione. Si è aperta la strada a possibili cicatrici urbanistiche difficilmente rimarginabili, come purtroppo già accaduto nella storia di questa città. La rigenerazione urbana poteva essere uno strumento di giustizia sociale, ambientale e territoriale. È stata trasformata in un’occasione mancata”.
Così, in una nota, la consigliera comunale del Movimento Cinque Stelle di Latina, Maria Grazia Ciolfi.
