“BILANCIO PICCOLO E SENZA FUTURO”, I DEM DI LATINA BOCCIANO CELENTANO

Campagna e Majocchi
Campagna e Majocchi

Campagna e Majocchi (PD): “Bilancio piccolo e senza futuro. Nuovi tagli, zero visione: la maggioranza rinuncia a governare”

“Il terzo bilancio di previsione della giunta Celentano delinea un quadro al tempo stesso preoccupante e privo di qualsiasi prospettiva o visione”. Lo dichiarano Campagna e Majocchi (Partito Democratico) commentando il bilancio di previsione 2026–2028 del Comune di Latina.

“Lo ha chiarito senza ambiguità la stessa assessora al bilancio Nasti – affermano – che in una relazione senza anima, tutta contabile e asettica, ha parlato di “margini decisionali limitati”. Una frase che fotografa perfettamente la realtà: ci troviamo davanti a un bilancio estremamente rigido, con risorse quasi interamente bloccate da spese fisse e obbligatorie, che lascia all’amministrazione una capacità minima di intervenire realmente sulla città”.

Secondo Campagna e Majocchi, «ancora una volta siamo di fronte a un bilancio “piccolo”, a una manovra senza respiro e senza alcuna capacità di incidere. A questo punto – aggiungono – viene spontaneo chiedersi quale sia il ruolo politico dell’Amministrazione comunale».

Mentre la maggioranza approva un bilancio che «a malapena copre l’ordinario», la città continua a peggiorare. “È sotto gli occhi di tutti – sottolineano i consiglieri PD – un arretramento generale dei servizi essenziali: pulizia, manutenzione, strade, verde pubblico, scuole, sicurezza. A questo si aggiungono oltre 14 milioni di euro di servizi che risultano non coperti dalle risorse stanziate”.

Le cause di questa situazione sono chiare e politicamente rilevanti. “Da un lato assistiamo a un peggioramento strutturale delle entrate – spiegano Campagna e Majocchi – che tradotto significa l’incapacità di questa giunta di riscuotere in modo efficace i tributi comunali. Dall’altro, pesano in modo evidente gli effetti della tanto sbandierata filiera di governo”.

“Il governo Meloni – aggiungono – ha tagliato miliardi di euro di trasferimenti agli enti locali, con un impatto sul Comune di Latina superiore ai 2 milioni di euro. Evidentemente le priorità erano altre: risorse per le spese militari e per il ponte sullo Stretto, mentre i fondi per i servizi essenziali dei Comuni sono stati ridotti”.

A questo si sommano i tagli regionali: «La Regione Lazio guidata da Francesco Rocca ha eliminato risorse importanti, come i 200 mila euro destinati alla comunicazione aumentativa alternativa (CAA) per gli studenti più fragili».

A fronte di una situazione così critica sul fronte delle entrate, «le spese sono drasticamente calate», denunciano i consiglieri PD.

“Parliamo di una contrazione di milioni di euro sui servizi sociali, sull’istruzione, sugli interventi per l’infanzia e i minori, sulla disabilità, sugli anziani e sui soggetti a rischio di esclusione sociale. In particolare, nella missione 12 dedicata ai diritti sociali, alle politiche sociali e alla famiglia, le previsioni di spesa scendono dai 44 milioni del 2025 ai 29 milioni del 2026”.

Tagli che colpiscono anche ambiti spesso evocati in modo strumentale dalla destra locale. “Le risorse vengono ridotte anche su polizia locale e sicurezza – osservano Campagna e Majocchi – temi molto sbandierati sul piano degli slogan, ma che poi non trovano riscontro nelle scelte concrete di bilancio”.

Particolarmente critica, secondo il PD, è la situazione relativa a politiche giovanili, sport e cultura. “Per politiche giovanili, sport e tempo libero nel 2026 sono stanziati appena 500 mila euro – spiegano – cifre irrisorie che testimoniano la scarsa attenzione di questa maggioranza”.

Sulla cultura, il quadro è allarmante. “L’assenza di un assessore alla cultura, con la delega trattenuta dalla sindaca, produce una gestione a ribasso degli spazi e dell’offerta culturale – dichiarano – e si traduce in uno spreco di risorse pubbliche: il Comune spende 1 milione e 300 mila euro per teatri e musei a fronte di entrate previste di appena 81 mila euro, con un tasso di copertura del 6%”.

“Come Partito Democratico – aggiungono – continuiamo a sostenere la necessità di mettere in relazione i diversi luoghi della cultura, migliorarne l’accessibilità e l’offerta e costruire politiche culturali di livello. Oggi tutto questo è reso ancora più difficile dall’assenza di interlocutori politici chiari”.

Il giudizio finale è netto. «Questo è un bilancio insoddisfacente e fallimentare, per questo come PD Latina abbiamo espresso la nostra totale contrarietà», affermano Campagna e Majocchi. “Ma non ci siamo limitati al no: abbiamo avanzato proposte cui daremo seguito anche nelle commissioni”.

La maggioranza ha approvato solo 5 emendamenti sui 40 presentati: la realizzazione di una rassegna culturale estiva alle Case Arlecchino, un contributo al progetto “Boxiamo Insieme” che promuove il pugilato per persone con neurodiversità, la riqualificazione della zona pub e il ripristino dei dissuasori, la realizzazione di una area sgambamento cani al Parco Baden Powell e di una area fitness.

Tutto il resto è stato bocciato: il rifinanziamento dei servizi sociali, in particolare quelli dedicati ai bambini e alle bambine con difficoltà comunicative (CAA), i cui tagli stanno creando disagi a famiglie ed educatori; il progetto di una nuova biblioteca; interventi in via Don Morosini e alle Case Arlecchino; misure su sicurezza, polizia locale e illuminazione pubblica; il recupero del progetto “Farò Latina” per il contrasto al disagio giovanile; interventi su parchi e aree verdi; riduzione IRPEF e agevolazioni TARI, manutenzioni nelle scuole comunali soprattutto nei borghi, fondi per il Centro Antiviolenza Donna Lilith e per la manutenzione del Centro sociale per anziani in Via Vittorio Veneto. 

“Questo bilancio – concludono Campagna e Majocchi – racconta una direzione sbagliata: si rinuncia a investire sulle persone, sui servizi e sui territori, limitandosi a una gestione senza prospettiva. La differenza è tutta qui: anche nei momenti complessi la politica deve assumersi la responsabilità di scegliere. Questo bilancio, invece, rinuncia a farlo. E a pagare il prezzo è, ancora una volta, la città”.

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