Maxi frode fiscale nel settore delle telecomunicazioni. Guardia di Finanza arresta Orlando Taddeo, fratello del sindaco di Formia, Gianluca Taddeo, con l’accusa di evasione IVA per oltre 2,5 milioni di euro
I militari del Comando Provinciale di Roma della Guardia di Finanza, a conclusione di articolate indagini coordinate dalla Procura della Repubblica di Roma, hanno eseguito un’ordinanza di custodia cautelare personale emessa dal Gip presso il Tribunale di Roma nei confronti di Orlando Taddeo, 51 anni, noto imprenditore attivo da circa trent’anni principalmente nei settori della tecnologia e delle telecomunicazioni. Taddeo è il fratello del sindaco di Formia, Gianluca Taddeo, estraneo all’indagine.
Attualmente ai domiciliari, Taddeo, imprenditore nel settore dell’innovazione digitale, infrastrutture di rete e i servizi avanzati per le imprese, è accusato di aver ideato una frode fiscale finalizzata all’evasione dell’Imposta sul Valore Aggiunto (IVA), consistita nello svolgimento di una fittizia attività di intermediazione di traffico telefonico (“trading telefonico”), finalizzata a consentire a persone giuridiche residenti sul territorio nazionale di generare ingenti crediti inesistenti da poter indebitamente utilizzare in compensazione delle somme dovute all’Erario.
Il Meccanismo della Frode. Le indagini eseguite dal Nucleo di polizia economico-finanziaria di Roma, coordinate dal dipartimento “Frodi e reati tributari” della Procura di Roma, hanno permesso di accendere un faro in un settore delle telecomunicazioni altamente specializzato e circoscritto: il business relativo all’intermediazione del transito internazionale di fonia, risultato essere del tutto incontrollato e non controllabile, così da essere terreno fertile per la realizzazione di frodi milionarie, la cui particolare insidiosità è data proprio dall’elevato livello di tecnicismo dell’attività di intermediazione e dall’esiguità dei requisiti richiesti alle società per operare nel settore.
Il meccanismo fraudolento, che dovrà essere provato in giudizio alla luce del principio della presunzione di innocenza, è stato posto in essere attraverso l’ideazione, la predisposizione e lo sfruttamento sistematico di tre piattaforme digitali, gestite attraverso società di diritto irlandese riconducibili allo stesso Taddeo appositamente concepite per generare ingenti e fittizi volumi di traffico, che nel caso di specie era diretto in Zambia, così da conferire un’apparente giustificazione agli elevati importi indicati nelle fatture false oggetto delle operazioni di intermediazione (nell’arco di soli sei mesi, nell’anno 2021, sono stati fatturati complessivamente oltre sette milioni di euro, di cui 1,3 milioni di Iva).
In particolare, gli approfondimenti investigativi, svolti anche con l’ausilio di funzionari specializzati dell’Autorità per le garanzie nelle comunicazioni (AGCOM), hanno rilevato che il volume di traffico intermediato verso lo Zambia dalle società coinvolte nella frode risultava essere notevolmente sproporzionato rispetto ai dati sull’intero traffico mobile in entrata da parte di tutti gli operatori che hanno commercializzato traffico telefonico verso detto paese estero (come certificati dallo Z.i.c.t.a., l’autorità zambiana equivalente dell’AGCOM).
La frode fiscale è stata attuata attraverso l’interposizione di alcune società ‘cartiere’ italiane ed altre collocate in paesi dell’Unione Europea; le prime emettevano fatture con IVA che, tuttavia, non veniva mai versata. La società italiana, a sua volta, fatturando a soggetti comunitari interposti per lo scopo, generava un credito d’imposta successivamente utilizzato in compensazione.
L’intero meccanismo si basava su un sistema di pagamento che, grazie alla compensazione finanziaria di crediti e debiti operata direttamente dalla piattaforma, permetteva alla società italiana di maturare un credito d’imposta, a fronte di pagamenti reali significativamente inferiori all’ammontare del credito stesso.
Danno Erariale e Misure Cautelari. Il meccanismo fraudolento, limitato al solo segmento oggetto di indagine, ha causato un danno erariale complessivo di oltre 2,5 milioni di euro. Questo danno è derivato sia dal mancato versamento dell’IVA relativa alle fatture emesse dalle società fittizie (“cartiere”) pari a circa 1,3 milioni di euro, sia dalla compensazione, pari a circa 1,2 milioni di euro da parte della società cliente della piattaforma, delle somme dovute all’Erario con il credito IVA generato anche grazie a fatturazioni intracomunitarie.
Complessivamente, risultano indagati 5 soggetti, tra cui due residenti in Irlanda del Nord e nel Regno Unito, che hanno generato con le loro società un ammontare di fatture per operazioni inesistenti per oltre 60 milioni di euro, nell’arco di appena due anni.
Nell’ambito dell’operazione è stata disposta anche una misura interdittiva a carico di P.M., amministratore della società che ha utilizzato la piattaforma e noto imprenditore nel settore dei call center, per il suo coinvolgimento nella frode.
Si precisa che le accuse dovranno essere provate in giudizio alla luce del principio della presunzione di innocenza. La responsabilità penale degli indagati sarà comunque accertata solo all’esito del giudizio con sentenza penale irrevocabile.
Nel 2023, la Procura di Roma aveva chiesto il rinvio a giudizio di Taddeo. Secondo gli inquirenti, si sarebbero verificate condotte che hanno portato al fallimento della società di telecomunicazione Limecom srl con sede nella Capitale. Taddeoera è stato coinvolto in quanto ex amministratore unico dell’azienda fallita, mentre le due co-indagate avevano svolto il ruolo di liquidatrici della società nei periodi che vanno dall’anno 2012 al 2015. Il fallimento della società di telecomunicazioni sarebbe stato provocato da operazioni di natura dolosa consistite nel sistematico inadempimento delle obbligazioni tributarie e previdenziali sino al maggio 2020. Condotte che hanno portato al debito di quasi 2 milioni di euro.
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