La tassa di soggiorno arriva in commissione Bilancio a Latina. A intervenire, oltreché al dirigente Quirino Volpe, il consigliere comunale di Latina Bene Comune, Damiano Coletta
“Qualche giorno fa come LBC abbiamo espresso le nostre perplessità sull’introduzione da parte della maggioranza della tassa di soggiorno e oggi in Commissione Bilancio ho puntualizzato i dubbi sul metodo e sul merito della proposta articolando il mio intervento su alcune questioni.
Metodo non condiviso. La proposta è giunta in Commissione come un provvedimento già definito, limitando di fatto il ruolo dei consiglieri, chiamati più a ratificare che a contribuire alla costruzione della misura.
Assenza di uno studio di fattibilità sul comparto alberghiero. Pur riconoscendo il lavoro svolto dagli uffici, ho evidenziato la mancanza di uno studio di fattibilità specifico sulla realtà alberghiera di Latina. Un intervento di questo tipo avrebbe richiesto il coinvolgimento diretto degli operatori del settore, anche attraverso l’istituzione di un tavolo permanente di confronto, per valutare criticità e impatti reali.
Stime non attendibili sul gettito. Le stime presentate sembrano includere anche le categorie esenti, con il rischio di fornire una previsione del gettito non aderente alla realtà.
Mancanza di una relazione economico-finanziaria. Non è stata prodotta una relazione dettagliata né sul gettito atteso né sull’utilizzo delle risorse. La cifra ipotizzata di circa 150 mila euro appare sovrastimata e priva di un adeguato supporto analitico.
Rischio di perdita di competitività del territorio. Una quota rilevante delle presenze alberghiere è legata a lavoratori in trasferta, con costi sostenuti dalle aziende. L’introduzione della tassa potrebbe spingere queste realtà a orientarsi verso comuni limitrofi come Cisterna, Pontinia o Sezze, penalizzando l’economia locale.
Criticità legate alle convenzioni già in essere. Esistono convenzioni alberghiere già sottoscritte che entreranno in vigore da ottobre 2026. Ho chiesto chiarimenti su come si intenda applicare la tassa in questi casi e se non si rischi una forma di retroattività indiretta.
Tempistiche non motivate. Ho infine sollevato il tema della fretta con cui si intende rendere operativa la tassa già dal 2026, senza aver prima costruito un percorso condiviso. Ho suggerito di prendersi un tempo adeguato per ascoltare tutti i soggetti coinvolti e valutare con attenzione gli effetti del provvedimento”.
“A seguito del mio intervento, anche diversi consiglieri di maggioranza hanno espresso perplessità. La discussione è stata rinviata alla Commissione del giorno successivo, ma ho sottolineato come un rinvio di sole 24 ore sia del tutto insufficiente.
Un provvedimento di questa portata avrebbe richiesto un rinvio di almeno un anno, per avviare un vero percorso partecipativo, basato su dati certi, analisi economiche solide e un confronto strutturato con il territorio.
Così come concepita, la tassa di soggiorno rischia infatti di non incidere sul turismo, ma di gravare quasi esclusivamente sulle aziende che inviano i propri dipendenti a Latina, già fortemente tassate. Un ulteriore aggravio potrebbe rendere la città meno competitiva rispetto ai comuni limitrofi, con effetti negativi sull’economia locale e sulle strutture ricettive.
Per queste ragioni ho ritenuto doveroso sollevare tali criticità, non per pregiudizio, ma per senso di responsabilità istituzionale, confidando nel buon senso e nella possibilità di correggere un’impostazione che, allo stato attuale, appare frettolosa e poco aderente alla realtà del territorio”.
