I nuovi Casalesi inzuppati nel traffico illecito dei farmaci. Il nuovo core businness dei camorristi? Rubare ricettari da studi medici, fornirsi di medicine e rivenderle all’estero. A scriverlo è Caserta News che riporta le rivelazioni del collaboratore di giustizia Luigi Moschino il quale ha raccontato alla Direzione Distrettuale Antimafia i particolari della rete messa in piedi dalla cosiddetta “nuova gerarchia” di Massimo Perrone sorretta dall’alleanza con il gruppo Bidognetti verso il quale, la scorsa settimana, i magistrati hanno chiesto circa due secoli di carcere.
Nel ricostruire le trame dei farmaci rubati, Moschino sostiene che i medicinali sottratti arrivavano fino nel Regno Unito, ma era proprio dal sud pontino che il sistema illecito messo in piedi dai nuovi e i vecchi Casalesi partiva.
Vi sarebbe stato un uomo di Sant’Antimo (Napoli) che “provvedeva a rubare personalmente questi ricettari insieme ad una donna di cui non conosco il nome. In sostanza si recava presso gli studi ambulatoriali della regione Lazio, principalmente a Formia, Gaeta, Scauri (Latina), oltre che a Roma, fingeva di far sottoporre a visita la sua complice e nell’occasione sottraeva i ricettari“.
Moschino ha rivelato più compiutamente che c’erano due distinti gruppi operanti in Lombardia e nel Lazio. Entrambi i gruppi si occupavano di rubare i ricettari presso studi medici. Le ricette false venivano compilate da Massimo Perrone “con un computer inserendovi il nome dei farmaci che occorrevano per la falsa terapia a beneficio di persone effettivamente esistenti i cui nomi venivano forniti da una persona di cui non conosco il nome ma con cui Perrone era in contatto“.
Compilate le ricette Perrone le distribuiva per il ritiro dei medicinali presso le farmacie. “Consegnavamo centinaia di ricette false al giorno, circa cento.
I farmaci venivano poi da noi messi insieme e consegnati ad Antimo Di Donato (ndr: anche lui diventato collaboratore di giustizia) il quale provvedeva ad imballarli e consegnarli a Gianluigi Natale, titolare di un box express sito a Parete (ndr: Caserta), che provvedeva ad inoltrarli all’estero, prevalentemente in Inghilterra“.
Il misterioso acquirente inglese “provvedeva ad accreditare mensilmente il corrispettivo sulle postpay intestate a noi del gruppo“. That’s it.
A marzo scorso, il Comando Provinciale Carabinieri di Caserta comunicò l’esecuzione, a Scauri (Minturno), di un’ordinanza di custodia cautelare in carcere nei confronti di 2 indagati per estorsione aggravata dalle modalità mafiose.
Nell’ambito di un’articolata indagine coordinata da magistrati della Procura della Repubblica di Napoli – Direzione Distrettuale Antimafia, il personale del Nucleo Investigativo del Gruppo di Aversa (Caserta), unitamente al Comando dell’Arma territorialmente competente, concretizzò gli arresti di Mario Fazzone e Francesco Pugliese per estorsione aggravata dalle modalità mafiose (416 bis). Originari rispettivamente di Capua (Caserta) e Mugnano (Napoli), entrambi avevano interessi nel territorio di Minturno nel settore lattiero-caseario.
Il provvedimento scaturiva da una più ampia attività investigativa, grazie anche ai collaboratori di giustizia summenzionati, Di Donato e Moschino, che fece luce sul gruppo criminale denominato “nuova gerarchia del clan dei casalesi” guidata da Massimo Perrone, detto ‘o Parente, fratello di Pasquale Perrone affiliato alla fazione Bidognetti.
Secondo gli inquirenti, già nel marzo del 2018 (da dove si originano gli arresti dei nuovi casalesi trapiantati a Minturno l’anno dopo) la struttura della Nuova Gerarchia del Clan dei Casalesi poteva essere ricondotta, oltre che alla figura di Perrone, a Michele Bidognetti, fratello di Francesco alias Cicciotto ‘e Mezzanotte, ora collaboratore di giustizia, ma un tempo boss di primissimo piano e braccio destro di Francesco “Sandokan” Schiavone.