Centinaia di foto e video, rapporti tra minorenni e adulti: di queste accuse aveva dovuto rispondere Alessandro Frateschi, il professore di religione già condannato a 12 anni, anche in Appello, per violenza sessuale su minori.
A maggio era arrivata la seconda condanna per reati sessuali a carico dell’ex diacono ed ex professore di religione, presso il liceo scientifico di Latina, “Ettore Majorana”, Alessandro Frateschi, 51 anni, difeso dagli avvocato Edoardo Fascione e Danilo Riccio.
Lo scorso 26 maggio, il giudice per l’udienza preliminare del Tribunale di Roma, Roberta Conforti, aveva condannato col giudizio abbreviato Frateschi alla pena di 1 anno e 8 mesi di reclusione, a fronte della richiesta del pubblico ministero che invocava una condanna più altra: 2 anni. Dopo 90 giorni sono uscite le motivazioni della condanna. Frateschi, come previsto, è ricorso in Appello tramite gli avvocati difensori che, nel corso della discussione in abbreviato, avevano evidenziato alcune incongruenze nell’impianto investigativo.
L’ex tesoriere dell’Istituto per il sostentamento per il clero della curia vescovile pontina, peraltro con un processo pendente per bancarotta al Tribunale di Latina, doveva rispondere dell’accusa di detenzione di materiale pedopornografico. Come noto, il 51enne, originario di Terracina, viene dalla pesante condanna a 12 anni per violenza sessuale aggravata su minorenni, emessa lo scorso 26 novembre dalla Corte d’Appello di Roma.
Per le immagini pedopornografiche, a chiedere la condanna per Frateschi rispetto alle accuse di aver detenuto circa 400 file di minorenni, anche in atteggiamenti esplicitamente sessuali, in primo grado era stato il sostituto procuratore di Roma, Vittoria Bonfanti, che aveva contestato a Frateschi l’aggravante legata al numero elevato di file rinvenuti nel computer. Erano centinaia i video e le foto incriminate ritrovate dagli investigatori dei Carabinieri del Nor di Latina all’interno dei dispositivi informatici di Frateschi, peraltro consegnate di sua sponte ai militari.
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Gli stessi Carabinieri – aveva sottolineato la difesa – avevano espresso una formula dubitativa sul fatto che i file fossero stati tutti frutto della volontà di reperirli da parte di Frateschi o se, invece, alcuni fossero stati conseguenza di “pop up” o “download” automatici nei siti di incontri per adulti dove Frateschi navigava.
L’ex diacono, infatti, prima di essere condannato in abbreviato, si era sottoposto all’esame da parte del pubblico ministero, spiegando di essere omosessuale e di aver ricercato in diversi siti i suoi partner. Frateschi aveva sostenuto di non aver avuto nessuna mira nei confronti dei minorenni, bensì cercava soggetti simili a lui, sia per età che per peso. La tesi era che le foto e i video trovati nei dispositivi elettronici fossero stati scaricati per errore come capita quando si naviga.
Una versione che non aveva convinto il Gup Conforti che aveva condannato l’uomo per il reato di detenzione o accesso a materiale pornografico. Al momento Frateschi è detenuto in carcere in riferimento alla pesante condanna per violenza sessuale ai danni dei minori.
