Processo “Don’t Touch”, Altomare assolto anche in Corte d’Appello per l’estorsione contestata nell’indagine del 2015
Questa mattina, la seconda sezione della Corte di Appello di Roma ha assolto Nathan Altomare dalle accuse mosse a suo carico dal titolare di un centro medico di Latina, che aveva denunciato nel 2015 il 49enne originario di Cori, al momento manager nel mondo delle università private, perché avrebbe estorto per 5 anni stipendi e benefit aziendali.
L’uomo, da sempre assistito dall’Avvocato Pasquale Cardillo Cupo, che aveva già visto annullata l’originaria ordinanza di carcerazione, era stato assolto nel 2022 dal giudice per l’udienza preliminare del Tribunale di Latina, Giorgia Castriota, per non aver commesso il fatto. La Procura Generale di Roma e la parte civile avevano tuttavia impugnato la sentenza di assoluzione e la Corte di Appello aveva fissatos per questa mattina la decisione.
Nel corso dell’udienza, la Procura Generale ha chiesto di condannare Altomare o almeno di poter risentire i testimoni. La parte civile, invece, ha chiesto un risarcimento danni di 60.000 euro.
L’avvocato Cardillo Cupo ha invece ribadito come la denuncia fosse un tentativo della parte civile di non pagare gli stipendi arretrati, mettendo in piedi una continua messa in scena per sottrarsi al pagamento. Dopo un’ora e mezza di camera di consiglio, è arrivata la decisione della Corte, che ha confermato l’assoluzione per non aver commesso il fatto.
Altomare era stato colpito da misura cautelare il 12 ottobre 2015 insieme ad altre 23 persone tra cui Costantino Cha Cha Di Silvio, Gianluca Tuma, Angelo e Salvatore Travali, ai quali venivano contestata tra l’altro l’associazione a delinquere finalizzata alle estorsioni, usura, detenzione illecita di armi e lesioni aggravate, intestazione fittizia di beni e rivelazione di segreto d’ufficio. Si trattava del cosiddetto procedimento “Don’t Touch” che, alla fine, ha visto le condanne di Cha Cha Di Silvio, de fratelli Travali e degli altri sodali per associazione per delinquere, tranne Altomare e Tuma che se l’è cavata con una condanna per intestazione fittizia di beni.
L’ipotesi di reato contestata a Altomare era l’estorsione sulla base della denuncia del titolare del centro sanitario di Latina, che aveva riferito di violente minacce per l’ottenimento di somme di denaro, accusa che l’indagato aveva sempre respinto spiegando che le somme richieste rappresentavano quanto dovuto per stipendi non pagati essendo stato Altomare della struttura sanitaria e che non c’era stata alcuna minaccia.
L’indagato era stato rimesso in libertà dal Riesame e la Procura della Repubblica aveva chiesto due volte l’archiviazione del procedimento, richiesta alla quale si era sempre opposto il giudice per le indagini preliminari Giuseppe Cario il quale aveva formulato un’imputazione coatta.
