MINACCE PER LA CASA ALL’ASTA: DOMICILIARI PER IL 56ENNE DI LATINA

Minacce per ostacolare la pubblica vendita di un immobile: arrestato un cinquantaseienne dai Carabinieri della Compagnia di Terracina

Il giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Latina, Barbara Cortegiano, ha concesso una misura più lieve rispetto al carcere per il 56enne Claudio Rogato il quale, come misura preventiva, ha ottenuto gli arresti domiciliari.

Dopo l’arresto, Dinanzi al gup del Tribunale di Latina, Barbara Cortegiano, il 56enne Claudio Rogato, assistito dall’avvocato Roberto Baratta, aveva risposto alle domande nell’ambito dell’interrogatorio di garanzia, accusato di tentata estorsione. L’uomo aveva offerto la sua versione dei fatti respingendo le accuse a suo carico, mentre il legale difensore aveva chiesto una misura meno afflittiva rispetto al carcere: obblighi di firma e in subordine gli arresti domiciliari. Il Gip Cortegiano si era riservato in attesa del parere del sostituto procuratore della Repubblica, Giuseppe Aiello, che aveva condotto le indagini.

L’arresto di Rogato risale alla serata del 21 novembre, quando i Carabinieri dell’Aliquota Operativa del Nucleo Operativo e Radiomobile della Compagnia di Terracina, guidati dal maggiore Saverio Loiacono, avevano eseguito un’ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa dal gip Cortegiano. Rogato risulta gravemente indiziato di aver turbato la libertà di una gara pubblica per la vendita di un compendio immobiliare ubicato a Latina, di proprietà del padre, attraverso minacce, promesse ed altri mezzi fraudolenti, ai danni di una donna, residente in un piccolo paese dei Monti Lepini, che se ne era aggiudicata l’acquisto e che aveva dovuto rinunciare poiché intimorita dall’uomo. Per questo, l’indagato deve rispondere anche di tentata estorsione. 

Le indagini, coordinate dal sostituto Aiello, hanno avuto origine dalla denuncia presentata dalla donna presso la Stazione Carabinieri del suo paese, riferendo che nel dicembre dello scorso anno, dopo aver partecipato alla gara, aggiudicandosela, aveva versato una caparra di ben 12.000 euro, con riserva di saldare il residuo di 130.000 euro entro la metà del successivo mese di aprile. 

Qualche giorno prima, agli inizi di aprile, mentre era a casa con i suoi familiari, la vittima era stata raggiunta dall’indagato, che l’aveva invitata a rinunciare all’acquisto dell’immobile, con la promessa che avrebbe avuto indietro la caparra. Alle titubanze della donna, l’uomo le aveva prospettato che avrebbe dato fuoco all’immobile aggiudicato. Per timore, la donna aveva accettato la proposta dell’uomo sicché, il giorno prima del saldo del pagamento, aveva chiamato l’indagato per avere conferma che se avesse accettato avrebbe quantomeno ricevuto indietro i 12mila euro di caparra.

L’uomo l’aveva rassicurata ribadendo, però, che se fosse andata avanti con la procedura di aggiudicazione, l’immobile sarebbe stato dato alle fiamme, vantandosi del fatto che pregressi tentativi di vendita dell’immobile non erano andati a buon fine poiché, allo stesso modo, era intervenuto personalmente con i potenziali acquirenti. La donna non aveva quindi versato il saldo per l’aggiudicazione del bene, così perdendo ogni diritto.

Nei giorni successivi, sebbene più volte contattato dalla vittima, l’indagato si era reso irreperibile. I riscontri acquisiti dai militari dell’Arma, attraverso l’escussione di persone informate sui fatti, l’analisi di tabulati telefonici e della documentazione relativa all’esecuzione immobiliare del lotto in questione, avrebbero confutato la genuina versione della donna.

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