AUMENTO DI CAPITALE ACQUALATINA: IL COMUNE DI LATINA RITIRA LA PROPOSTA

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Acqualatina, una conferenza dei sindaci di nuovo interlocutoria: sull’aumento di capitale è ancora buio pesto

Probabilmente il prossimo 1 dicembre i sindaci si riuniranno nuovamente in assemblea per non decidere nulla sull’aumento di capitale da 30 milioni di euro richiesto dal socio privato di Acqualatina, Italgas. Dopo il nulla di fatto della scorsa settimana, con la mancanza del numero legale in assemblea dei soci, oggi, 24 novembre, la conferenza dei sindaci ha trattato un solo punto dei quattro all’ordine del giorno.

Il Comune di Latina – per cui era presente il consulente giuridico del sindaco di Latina, Matilde Celentano, l’avvocato Mignano, preso di mira dall’opposizione perché avrebbe tradito il mandato del consiglio comunale contro l’aumento di capitale – ha spiegato che non reitererà la sua proposta di un aumento di capitale dimezzato a 15 milioni, non avendo trovato condivisione unanime. Il ragionamento dell’avvocato Mignano, delegato del Sindaco, è stato quello di non aver nessuna intenzione di tradire l’assise civica, sebbene servano soldi alla società pubblico-privata che gestisce il servizio idrico in provincia pontina e oltre.

La proposta del Comune di Latina tendeva a capire se vi fosse la possibilità di arrivare a un aumento di capitale calmierato. In sostanza, 14 milioni di euro (da introiettare per metà da Italgas e per metà dagli enti), dal momento che i Comuni hanno dalla loro crediti di circa 7 o 8 milioni derivanti dalla cessione delle condotte/reti ad Acqualatina, mai finiti di pagare dalla società pubblico-privata. Crediti che, secondo il ragionamento non riproposto oggi, non sarebbero mai recuperati se Acqualatina finisse in default.

Oggi, il Comune di Latina ha spiegato di come la sua proposta fosse tesa di trovare una soluzione. Di fronte al muro di molti sindaci, a marca PD e Forza Italia, l’ente di Piazza del Popolo ha in pratica lasciato capire che saranno loro ad assumersi la responsabilità dell’inerzia creatasi.

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Italgas, dal canto suo, rimane ferma sulla sua posizione: se non si iniettano soldi nel capitale sociale, Acqualatina finisce gambe all’aria. A fare la parte del leone nel bilancio disastrato ci sono i 157 milioni di morosità che appaiono da anni irrecuperabili. Acqualatina rischia il decesso, ben prima della fine della convenzione del 2032, per una gestione che da anni – troppo facile il gioco di parole – fa acqua da tutte le parti

Lo stesso avvocato Mignano ha fatto presente che sarebbe grazie al senatore di Fratelli d’Italia, Nicola Calandrini, che il Governo Meloni ha riconosciuto circa 12-13 miloni di euro di fondi Pnrr che andrebbero a rimpinguare le casse di Acqualatina. La società pubblico-privata, dopo aver fatto alcuni investimenti, reclamava questi milioni dal Governo: soldi che sarebbero arrivati già nella misura di circa 8 milioni. Ecco perché, a parere del Comune di Latina, non servirebbero più 30 milioni, ma la metà.

Ad ogni modo, la proposta è stata abortita perché l’ente del Comune di Latina non ha trovato una condivisione né una predisposizione a trovare una mediazione.

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Per quanto riguarda, invece, gli altri tre punti all’ordine del giorno della odierna conferenza dei sindaci è saltato tutto per problemi tecnici. Non si è votato nulla: né il rendiconto della gestione anno 2024, né il Bilancio di previsione per il triennio 2025-2027, né il Documento Unico di Programmazione (DUP) triennio 2025-2027.

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