OMNIA 2, SEQUESTRO ALL’EX CUSTODE DEL CIMITERO DI SEZZE: LA CASSAZIONE ANNULLA

cimitero
Cimitero di via Bassiano, Sezze

Sequestro da 23mila euro all’ex custode del cimitero di Sezze, Fausto Castaldi, coinvolto nello scandalo che ha porto al processo

Ancora una volta è lui, Fausto Castaldi, l’ex custode del cimitero di Sezze, adove si consumavano incontri hot e dissacratori di un luogo considerato intoccabile dal sentimento cattolico italiano, ad essere protagonista di un risvolto giudiziario.

Lo scandalo del cimitero di Sezze, seppur monco rispetto alla maxi indagine sulla prostituzione minorile successivamente archiviata, ha portato al momento a un processo che inizierà il 12 febbraio 2026 (con l’ombra di alcune prescrizioni già in canna) e tre condanne col giudizio abbreviato.

Caataldi, ad ogni modo, si è visto dare ragione dalla Corte di Cassazione che, con sentenza pubblicata lo scorso 19 novembre (ma disposta a settembre), ha rinviato la decisione sul suo sequestro da 23mila euro al Tribunale di Latina per una nuova decisione. La premessa è che il Tribunale pontino ha confermato l’ordinanza con cui il giudice dell’udienza preliminare di Latina aveva convertito il sequestro probatorio della somma di 23.050 euro in sequestro preventivo finalizzato alla confisca nei confronti del 69enne setino, rinviato a giudizio per i reati di concussione, induzione indebita a dare o promettere denaro o altra pubblica utilità e corruzione. Secondo il Tribunale la somma sequestrata sarebbe derivante dall’attività illecita che Castaldi, custode del cimitero, avrebbe commesso.

Il ricorso di Castaldi eccepiva su diverse violazioni di legge e motivazioni e la corte suprema ha stabilito che sia fondato limitatamente al terzo motivo. Infatti, il Tribunale ha ritenuto sussistente il requisito del “periculum” sulla base del presupposto che, intervenuto il sequestro, il ricorrente in modo “certo” disperderebbe la somma del provvedimento cautelare se la stessa gli fosse restituita “essendo evidente che Castaldi non continuerebbe a tenerla in casa in attesa di una futura confisca, consapevole che sia le forze dell’ordine che l’autorità giudiziaria conoscono questa sua illecita detenzione”.

Secondo il Tribunale di Latina, il sequestro conterrebbe in sé l’impossibilità futura di restituzione del bene e il rischio di dispersione perché, una volta sequestrato, il bene, se restituito sarebbe certamente disperso dal titolare.

Si tratta, per gli ermellini del Palazzaccio, di una motivazione non condivisibile, in quando, a parere delle sezioni uniti della stessa Cassazione, il provvedimento di sequestro preventivo “deve contenere la concisa motivazione anche del periculum in mora, da rapportare alle ragioni che rendono necessaria l’anticipazione dell’effetto ablativo della confisca rispetto alla definizione del giudizio, salvo restando che, nelle ipotesi di sequestro delle cose la cui fabbricazione, uso, porto, detenzione o alienazione costituisca
reato, la motivazione può riguardare la sola appartenenza del bene al novero di quelli confiscabili ex lege”.

Ecco perché l’ordinanza del Tribunale di Latina impugnata deve essere annullata: lo stesso Tribunale “in sede di rinvio, applicherà i principi indicati e verificherà la sussistenza del pericolo che il bene sia modificato, disperso, deteriorato, utilizzato od alienato”.

Articolo precedente

“3 ANNI DI GOVERNO MELONI”, FRATELLI D’ITALIA SI AUTOCELEBRA A PONTINIA

Articolo successivo

PIANETA OUTLET, CONFERMATO IL SEQUESTRO DEI PROFILI SOCIAL ALL’INFLUENCER PROPRIETARIA

Ultime da Giudiziaria