Rito direttissimo per l’imprenditore arrestato in flagranza dalla Squadra Mobile di Latina per l’utilizzo di energia indebitamente sottratta
Prosegue, davanti al giudice monocratico del Tribunale di Latina, Mario La Rosa, il rito direttissimo che vede sul banco degli imputati l’imprenditore dei supermercati “Decò”, A.A., 41enne di Latina, difeso dall’avvocato Luca Giudetti. Il legale, nella giornata di oggi, 10 novembre, ha fatto presente che sono ancora in corso le interlocuzioni tra l’imputato e la società elettrica vittima del furto, depositando il carteggio fin qui sostenuto da entrambi le parti. In ragione di ciò, il giudice La Rosa ha rinviato la decisione per il 41enne alla prossima udienza fissata il 13 aprile 2026.
La Polizia di Stato, il 17 ottobre 2024, di intesa con E-distruzione, aveva proceduto al controllo del supermercato Decò ubicato a Latina (al Palazzo di Vetro), per verificare l’eventuale allaccio abusivo alla rete elettrica. Il sopralluogo aveva consentito di documentare un allaccio abusivo, perfettamente funzionante, che consentiva di bypassare il contatore, erogando, direttamente, all’esercizio commerciale l’energia.
Dopo avere accertato questo primo allaccio, erano scattate contestualmente due ulteriori verifiche presso altrettanti punti vendita, ubicati a Latina (in Via Pio VI) e Roma, riconducibili, anche questi, alla medesima società. Si trattava, per l’appunto, della società del 41enne di Latina. Anche queste due verifiche avevano permesso di documentare altrettanti allacci abusivi appositamente installati per consentire l’erogazione agli esercizi sottraendo l’energia, direttamente, alla rete.
Leggi anche:
FURTO DI ENERGIA ELETTRICA AL SUPERMERCATO DI LATINA: ARRESTATO IMPRENDITORE
L’ammontare, monetario, dell’energia sottratta era stato quantificato dalle due società erogatrici, facenti capo a Enel Distribuzione Spa in 270.000 euro circa: rispettivamente 100.000 euro per i due esercizi ubicati in Latina e 170.000 euro per il terzo esercizio ubicato in Roma.
Sulla scorta dei tre allacci rilevati e della significatività degli importi di energia sottratta, la Squadra Mobile di Latina aveva tratto in arresto, in flagranza di reato, l’amministratore unico della società che gestiva tutti e tre i punti vendita.
Nella scorsa udienza di febbraio, la difesa aveva deposito la documentazione che attestava che tra il 40enne e le due società erogatrici erano in corso interlocuzioni per arrivare a una transazione. Dapprincipio, l’imprenditore aveva contestato gli importi che avrebbero provocato l’ammanco in Enel Distribuzione Spa, considerata parte offesa nel processo. L’interlocuzione fra le parti potrebbe portare a una transazione economica che sarebbe pagata dal 41enne, in modo tale da indurre Enel a ritirare la querela così da porre fine al procedimento penale. Ecco perché, in accordo con il giudice La Rosa, era stato concesso un rinvio e, oggi, un’ulteriore differimento, posto che la querela permane.
L’imputato era stato ristretto, un anno fa, in regime di arresti domiciliari presso la propria abitazione a disposizione della competente Autorità Giudiziaria. Durante il primo “step” della direttissima, presso il Tribunale di Latina, l’allora giudice monocratico Simona Sergio aveva convalidato l’arresto, non applicando misure cautelari. L’uomo era stato rimesso in libertà. Respinta la richiesta di arresti domiciliari formulata dal pubblico ministero Marina Marra.
Il 41enne non è un nome nuovo alle cronache giudiziarie: menzionato nella nota inchiesta “Don’t Touch” che portò, con il processo, alle condanne per associazione per delinquere di Costantino “Cha Cha” Di Silvio e i fratelli Angelo e Salvatore Travali, oltreché alla condanna per intestazione fittizia di beni di Gianluca Tuma. L’imprenditore compariva nell’inchiesta perché uno dei sodali del clan Travali, Francesco Viola, era accusato di intestazione fittizia di beni in merito alla gestione di un supermercato riconducibile all’imprenditore
Inoltre, il 41enne era stato indagato nell’inchiesta della DDA di Roma che ha riguardato i chioschi sul lungomare e dalla quale è stato archiviato. Si tratta della stessa indagine che ha coinvolto la famiglia Zof che, per anni, ha gestito il primo chiosco sul litorale di Latina.
L’imprenditore è un personaggio che non passa inosservato, amando peraltro le auto di lusso, come la Ferrari Portofino di sua proprietà che la Squadra Mobile gli ha sequestrato nel corso dei controlli subiti in seguito al caso dell’energia elettrica rubata. L’auto è stata sequestrata per un illecito di natura amministrativa in quanto non sarebbe stata immatricolata regolarmente.
