Furto di gasolio e soldi alla Casa del Sole di Formia: si conclude in Cassazione il processo nei confronti di uno degli imputati
La Corte di Appello di Roma, con sentenza del 9 gennaio 2025, ha confermato la pronuncia emessa dal Tribunale di Cassino, riconoscendo Francesco Farri, 21enne, colpevole di tentato furto aggravato, condannandolo alla pena di 1 anno e 4 mesi di reclusione e 120 euro di multa.
All’imputato era stato contestato che, in concorso con Ciro Attanasio, aveva tentato di asportare dalla struttura sanitaria “Casa del Sole” di Formia, un imprecisato quantitativo di gasolio. Secondo la difesa, che ha fatto ricorso in Cassazione per chiedere annullamento della condanna, la Corte d’Appello sarebbe incorsa in una evidente contraddittorietà e nel travisamento della prova.
Sarebbe stata compiuta una arbitraria ricostruzione del fatto, in contrasto con le risultanze dei filmati delle videocamere di sorveglianza, le quali davano atto che il giorno 17 aprile 2024 l’imputato e Attanasio, dopo aver ispezionato i tombini, si erano allontanati volontariamente dalla struttura e il giorno seguente, dopo l’interlocuzione con il dipendente della Casa del Sole, autore della segnalazione agli inquirenti, erano immediatamente andati via, senza aver posto in essere alcuna azione.
Erroneamente, a parere della difesa, sia il Tribunale di Cassino che la Corte d’Appello avevano ricostruito il fatto rilevando che il giorno successivo al primo accesso nella struttura Casa del Sole i due coimputati sarebbero stati fermati da un dipendente della struttura mentre si accingevano a commettere il furto, mancando invece il compimento di qualsivoglia atto diretto in modo non equivoco alla commissione del reato. Si sarebbe trattato, per l’avvocato difensore, di un travisamento rilevabile in sede di legittimità in quanto compiuto in entrambi i gradi del giudizio di merito. I giudici, infatti, non avrebbero considerato che gli imputati avevano deciso volontariamente di allontanarsi, che il carburante non era stato sottratto alla struttura sanitaria, che non era stata posta in essere alcuna opera di manomissione, tanto che non era stato necessario eseguire nessun ripristino dello stato dei luoghi. Sarebbe stata, quindi, una condotta di minima offensività. Le videocamere di sorveglianza, praltro, darebbero atto del mero sollevamento dei tombini, ricollocati al loro posto senza alcun danno.
Una ricostruzione smentita dai giudici di primo e secondo grado, in quanto, il 17 aprile 2023, Farri, insieme al complice, aveva effettuato un vero e proprio sopralluogo presso la clinica, sollevando numerosi tombini. Il giorno seguente i due coimputati, tornati sul posto, si erano diretti verso i tombini tenendo in mano due scalpelli e una mazzetta; alla richiesta di spiegazioni di un dipendente, avevano replicato di dover svolgere un lavoro per il servizio ecologia, che invece non era mai stato commissionato dalla struttura.
Messi in difficoltà, i due si erano allontanati a bordo del proprio furgone, per poi essere fermati dalle forze dell’ordine a seguito della segnalazione del dipendente della clinica. Così, erano stati trovati in possesso del materiale, rinvenuto a bordo del furgone: tre taniche da mille litri ciascuna, di cui una contenente ancora circa quaranta litri di gasolio; pompe di aspirazione dei liquidi; attrezzature atte allo scasso utilizzabili per l’attacco delle pompe ai bocchettoni di ingresso delle cisterne. I due coimputati non avevano fornito alcuna spiegazione circa il possesso delle menzionate attrezzature all’interno del furgone; né tantomeno della ragione per la quale avevano falsamente dichiarato di essere stati incaricati di eseguire un intervento per conto del servizio ecologia. “Gli atti compiuti, così come analiticamente
descritti, – riporta la Cassazione – rivelavano la inequivoca intenzione di porre in essere la sottrazione del
gasolio in dotazione alla struttura e sarebbero stati certamente idonei a realizzarla se non vi fosse stato il provvidenziale intervento del dipendente della clinica che li aveva sorpresi”.
Una tesi, quest’ultima, che ha convinto i giudici della Cassazione che, respingendo il ricorso, hanno reso definitiva la condanna per tentato furto aggravato in concorso per il giovane.
