Morte di Paolo Mendico, l’Istituto “Pacinotti” di Fondi e Santi Cosma e Damiano scrive una lettera aperta a distanza di due mesi dalla morte del 14enne suicidatosi nella sua camera da letto
“La morte di Paolo Mendico ha lasciato la scuola nello sconforto più totale. Chiusa nel suo dolore, continua a chiedersi il perché di un gesto così disperato, ma non vi sono risposte facili, né immediate.
Perché Paolo si toglie la vita quando solo poche ore prima ha preso parte attiva alla chat di classe manifestando l’intenzione di essere presente l’indomani a scuola, lì tra i suoi compagni, al suo solito posto in seconda fila? Il gruppo WA di classe si esprime in un clima di assoluta serenità, e lo stesso Paolo interviene più volte con battute e stickers che rivelano un rapporto con i compagni fatto di complicità tale da non far presagire nulla di ciò che drammaticamente è poi accaduto. Perché, a dispetto di ogni evidenza, continua ad essere raccontata una scuola che non è la nostra scuola?
È stato falsamente raccontato un ambiente ostile, dove Paolo sarebbe stato vittima di atti di bullismo subiti, sin dall’inizio dell’anno scolastico, nella assoluta indifferenza di tutti… Guardando a ritroso abbiamo analizzato eventi, circostanze, dinamiche adolescenziali, comportamenti disfunzionali che, purtroppo, in un contesto di povertà educativa, certo non mancano, ma nulla è emerso che possa configurarsi come bullismo e nulla avrebbe potuto far presagire una sofferenza in Paolo causata da accanimento dei compagni nei suoi confronti, semplicemente perché nulla di tutto questo è avvenuto.
Paolo, infatti, a differenza di quanto mediaticamente divulgato, era ben integrato all’interno del gruppo classe, un gruppo con tratti di vivacità a volte non facili da gestire, ma caratterizzato da rapporti paritetici e mai prevaricanti. La nostra scuola, comprese sin da subito le esigenze educative degli alunni, oltre ai consueti interventi di prevenzione al bullismo e cyberbullismo attuati annualmente su tutte le classi prime, ha previsto, per quella classe in particolare, incontri educativi e sportelli di ascolto, per cercare di contenere e canalizzare la naturale esuberanza nella direzione di un sempre maggiore rispetto delle regole di convivenza civile, come accade ormai frequentemente all’interno di ogni contesto scolastico.
Eppure, nonostante tutta l’attenzione e l’impegno di docenti, dirigente scolastico, personale esperto, di fronte all’ennesima tragedia di una giovane vita la risposta mediatica è sempre la stessa: trovare il colpevole a tutti i costi e gettarlo in pasto alla folla.
Poco importa se il processo è sommario e privo di risconti. Ciò che conta è accusare, trovare il capro espiatorio e farlo in fretta, nel più breve tempo possibile, arrivando prima degli altri, anticipando le indagini e prescindendo totalmente da esse, a dispetto di ogni ragionevolezza, a dispetto del danno enorme che questo può comportare a chi si vede accusato ingiustamente di un crimine orrendo senza averne alcuna responsabilità.
Arrivare prima della verità: è questo il segreto per alimentare la vorace macchina di fango che quante più vittime fa, tanto più allarga il consenso. Nemmeno i genitori, come dichiarato in varie interviste, hanno rilevato in Paolo alcuna sofferenza. I commenti positivi della madre di Paolo che elogiava pubblicamente la scuola su facebook per la professionalità e le iniziative portate avanti, complimentandosi con il figlio per averla scelta, sembrano sottolineare una completa adesione da parte della famiglia alle scelte educative messe in campo dalla scuola. L’ultimo intervento è di aprile 2025 ed elogia il nostro istituto con un entusiastico “ad maiora, Pacinotti!”. Se Paolo avesse subito atti di bullismo e vi fosse stato un comportamento omertoso e colpevole da parte del personale scolastico, la madre avrebbe postato giudizi così positivi nei riguardi della scuola?
E come mai la macchina del fango non ravvisa alcun tipo di incongruenza nelle varie dichiarazioni che si sono succedute in queste lunghe settimane? “Non c’era nessuno ai funerali” , “i pochi ragazzi che c’erano ridevano”, “sono state fatte una quindicina di denunce”, che poi sono diventate “4 o 5”, che poi sono diventate “colloqui verbali” prima con la preside, anzi no, non era la preside perché la preside è a Fondi, quindi solo con la vicepreside… Eppure la nostra scuola, nei post di dicembre 2024 e di aprile 2025, era fantastica…
Dov’è la verità? Cos’è accaduto a Paolo durante il lungo periodo estivo in cui, lontano dalla scuola, ha perso i contatti con la quotidianità delle frequentazioni scolastiche? Cosa è accaduto dopo che Paolo, soddisfatto per aver recuperato il debito in Matematica esprimendo parole di ringraziamento alla docente, si è allontanato dall’ambiente della scuola, dei professori, dei compagni di classe?
Vogliamo davvero credere alle semplificazioni che in queste settimane hanno portato il mondo della scuola ad essere considerato responsabile di un evento la cui tragicità dovrebbe, piuttosto, indurre l’intera società ad interrogarsi seriamente sulla deriva di solitudine, incomunicabilità e abbandono in cui molti giovani stanno consumando la propria esistenza?
La comunità scolastica “Pacinotti” è stata dilaniata da accuse, offese, minacce, ingiurie da parte di un’opinione pubblica che non ci conosce, che non sa il lavoro che, con dedizione, quotidianamente portiamo avanti. A distanza di oltre un mese, siamo ancora noi, sempre e solo noi a subire pubblicamente e continuamente attacchi indicibili.
Sullo sfondo di questa macchina di fango e di menzogne si leva – unica, per il momento – la voce del procuratore di Cassino dott. Carlo Fucci, il quale sottolinea i rischi drammatici di possibili “vittime secondarie”. Nessuno, infatti, sembra avere alcuna preoccupazione per i compagni di classe di Paolo, per ciò che stanno vivendo, né per il dramma delle loro famiglie. Nessuna pietà, nessun rispetto per loro, perché tutti già condannati dal tribunale mediatico. Soprattutto per loro, per non divenire noi stessi complici di questo implacabile giudizio di condanna la nostra comunità ha deciso di rompere il doveroso silenzio in memoria di Paolo e gridare tutta la nostra indignazione per ciò che sta accadendo.
Confusione e odio continuano a danneggiare la nostra scuola nel suo lavoro quotidiano fatto di cura e attenzione verso l’unicità di ogni persona e verso ogni forma di fragilità. Nella consapevolezza che questo vortice di accuse e menzogne potrà cessare solo nel momento in cui gli inquirenti faranno luce sulla verità, è per noi importante, adesso, far sentire anche la nostra voce”.
