INCHIESTA TIERO, ROCCA: “NON SI PARLI DI SISTEMA”. L’OPPOSIZIONE CHIEDE LE DIMISSIONI DALLA PRESIDENZA DI COMMISSIONE

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Consiglio Regione Lazio

Corruzione, il caso Tiero finisce all’attenzione del consiglio regionale. Interviene Rocca: “Non si parli di sistema”

Il presidente della Regione Lazio Francesco Rocca, chiamato a riferire mercoledì 29 ottobre in sala consiliare in merito all’arresto con l’accusa di corruzione del consigliere di Fratelli d’Italia Enrico Tiero, ha dato la sua versione: “So quello che avete appreso anche voi dalla stampa. Anche perché l’inchiesta non riguarda in alcun modo l’Asl e non c’è stato accesso all’azienda da parte degli investigatori”. Rocca ha voluto puntualizzare che “trovo inaccettabili certe affermazioni sulla “natura del centrodestra romano e regionale”. Le ritengo intollerabili e figlie di quella doppia morale di cui il Partito Democratico è campione del mondo”.

L’opposizione ha chiesto le dimissioni di Enrico Tiero almeno dalla presidenza della commissione attività produttive. “Nessuno mette in dubbio la presunzione di innocenza, – ha detto il capogruppo del Partito Democratico e presidente della commissione Trasparenza Massimiliano Valeriani – ma chi è agli arresti domiciliari non può restare alla guida di una delle commissioni più importanti del Consiglio. Non è giustizialismo, è buon senso. In passato, di fronte anche solo a un avviso di garanzia, si lasciavano gli incarichi per tutelare le istituzioni”. Identica la linea di Marietta Tidei (Italia Viva), vicepresidente della commissione Sviluppo: “Siamo garantisti, ma la commissione non può restare ferma. Senza presidente non possiamo lavorare”.

“Sono passati dieci giorni dall’arresto e sul sito della Regione il presidente della Commissione è ancora lui – rincara con più forza Adriano Zuccalà del Movimento 5 Stelle – . Cinque minuti dopo la convalida si sarebbe dovuto dimettere, forse anche prima. Uno dei reati contestati è proprio l’aver sfruttato la posizione amministrativa per fini personali: com’è possibile che resti al suo posto?”.

Il neosegretario del Pd Lazio Daniele Leodori ricorda, invece, come negli anni passati il centrodestra non avesse risparmiato attacchi quando le inchieste riguardavano la giunta di Nicola Zingaretti: “Il presidente Rocca avrebbe dovuto ringraziare l’opposizione per l’atteggiamento garantista. Dal 2020 al 2023 quest’Aula è stata trasformata in un tribunale sommario: noi non stiamo facendo lo stesso errore”.

Tuttavia, Francesco Rocca non ci sta: “Mi dispiace vedere certi atteggiamenti dal Pd, che reputo una forza alternativa di governo. Un approccio così giacobino me lo aspetto da certi partiti come i Cinque Stelle, con la capacità di dimenticare il proprio passato”. Rocca cita il caso di Marcello De Vito, ex presidente dell’assemblea capitolina condannato in primo grado per corruzione. “Per lui il provvedimento di espulsione non è mai arrivato ed è rimasto presidente del Consiglio comunale di Roma”.

Alla fine, Rocca entra nel merito delle accuse rivolte dalla Procura di Latina al consigliere di Fratelli d’Italia: “Il reato contestato, che deve ancora essere confermato, riguarda un’ipotesi di asservimento della funzione pubblica a un soggetto esterno. Quell’attività che tutti i consiglieri, di maggioranza e opposizione, svolgono negli interessi dei propri territori in perfetta buona fede, in questo caso sarebbe svolta negli interessi di un terzo. E non si parla, ahimè, di un singolo atto amministrativo, ma di un’eventuale condotta sistematica”.

“Ma da qui a parlare di “sistema Tiero” – continua il presidente della Regione – e a farlo discendere su tutta la pubblica amministrazione non vedo gli elementi”.

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