VIGNETTE SESSISTE, BOLDRINI DIFFAMATA A LATINA INTERVIENE: “MAI FARSI INTIMIDIRE”

Laura Boldrini
Laura Boldrini

Frasi e vignette offensive contro Laura Boldrini: l’ex presidente della Camera interviene sul caso che l’ha coinvolta come vittima dei comportamenti di alcuni utenti “social”

A maggio scorso, tre imputati l’hanno scampata perché l’ex Presidente della Camera dei Deputati Laura Boldrini (legislatura (2013-2018) non è stata precisa nella sua querela per diffamazione, indicando genericamente frasi offensive nei suoi confronti. Improperi, anche di carattere sessista, che furono individuati dalla Polizia Postale di Latina, il che non è stato sufficiente secondo i giudici della Corte d’Appello di Roma i quali, chiamati a valutare il ricorso contro la condanna in primo grado dei tre imputati, hanno stabilito il non doversi procedere per difetto di querela.

Ad ogni modo, l’ex terza carica dello Stato, nella sua querela, aveva indicato perfettamente la vignetta sessista a suo carico, ragion per cui l’uomo che l’aveva postata sui social, condannato in primo grado, non ha potuto salvarsi con il difetto di denuncia non circoscritta, ma se l’è cavata comunque con l’intervenuta prescrizione. I giudici dell’Appello hanno però tenuto in essere le statuizioni civili, ecco perché l’uomo dovrà risarcire Boldrini così come stabilito, in primo grado, dal Tribunale di Latina.

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Sulla vicenda, a distanza di mesi, è intervenuta sui social Laura Boldrini: “Dopo un lungo iter giudiziario, l’uomo di Latina che nel 2017 aveva pubblicato l’immagine di un bambino con la divisa fascista dei balilla mentre urinava su una foto che ritraeva il mio volto, è stato definitivamente condannato a risarcirmi e a pagare le spese legali.

Quell’orrendo fotomontaggio fu pubblicato su Facebook in occasione dell’invito che l’allora sindaco Coletta mi fece per partecipare alla cerimonia in cui il parco di Latina, già intitolato ad Arnaldo Mussolini, sarebbe stato dedicato ai giudici Falcone e Borsellino.

La notizia scatenò la violenza di militanti neofascisti locali e non solo, sia sui social sia in presenza, con tanto di tentativi di interrompere l’evento, urla con slogan fascisti, braccia tese.

Nel clima turbolento che precedette quell’inaugurazione, fioccarono anche commenti diffamatori, sessisti e violenti sui social, compreso quello che riportava l’immagine per cui l’autore è stato condannato, ormai, in via definitiva.

Ancora una volta la giustizia ci ricorda che non dobbiamo farci intimidire da chi ricorre ai discorsi d’odio e che dobbiamo sempre denunciare perché comportamenti come questo non possono passare sotto silenzio”.

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