“Il nostro compito non è salvare un modello societario fallimentare, ma garantire acqua pubblica, trasparente e sostenibile. Prima di chiedere altri fondi ai Comuni, la società chiarisca la disponibilità dei 94 milioni di euro accantonati nel bilancio 2024”
“Siamo chiamati a esprimere un voto che non riguarda un semplice bilancio aziendale, ma il futuro di un bene essenziale e il portafoglio di migliaia di famiglie della nostra provincia. Non possiamo chiedere ai cittadini di Latina di pagare ancora una volta per vent’anni di fallimenti gestionali. La nostra responsabilità non è salvare l’attuale assetto societario di Acqualatina, ma il servizio idrico integrato, il diritto all’acqua pulita e sostenibile. Per questo il nostro è un No convinto e documentato”. Così la consigliera del Gruppo Misto, Daniela Fiore, durante il consiglio comunale odierno, dedicato alla richiesta di aumento di capitale sociale di Acqualatina S.p.A. pari a 30 milioni di euro.
Nel corso della seduta, sollecitata delle opposizioni, Fiore ha espresso una posizione netta contraria alla proposta, definendola “un atto politicamente e finanziariamente insostenibile”. La consigliera ha denunciato la gravità della situazione della rete idrica nell’ATO 4: “Oltre il 70% dell’acqua immessa va dispersa. Sette litri su dieci si perdono. È un dato drammatico, soprattutto se si considera che la media nazionale Istat è al 40-42% e che i nostri concittadini pagano una delle tariffe più alte d’Italia. Dopo vent’anni di gestione mista la parte privata, oggi riconducibile a Italgas, ha fallito la sua missione di efficienza”.
Fiore ha inoltre definito “un ricatto finanziario” la logica che lega l’aumento di capitale alla necessità di non perdere i fondi PNRR: “Non si può usare il rischio di perdere risorse statali come leva per drenare denaro pubblico per una società che non ha ancora dimostrato di saper gestire in modo efficace risorse già disponibili. Prima di chiedere altri 30 milioni ai Comuni, la società deve aprire i conti e dimostrare dove sono finiti i 94 milioni di accantonamenti iscritti nel bilancio 2024”.
Infine la consigliera ha formulato una proposta alternativa chiedendo che ogni eventuale intervento pubblico sia subordinato a condizioni chiare e vincolanti: “Se davvero la situazione di Acqualatina fosse al limite e il default inevitabile, qualsiasi iniezione di capitale pubblico deve essere accompagnata da obiettivi misurabili di riduzione delle perdite, attraverso un piano di risanamento strutturale, da una rinegoziazione della governance che restituisca ai Comuni il controllo delle decisioni e dal pieno utilizzo degli strumenti legali a disposizione dell’ATO 4. Esiste, infatti, un parere giuridico, redatto dal professor Alberto Lucarelli, che evidenzia come la sostituzione del partner privato sia avvenuta senza procedure di evidenza pubblica e dunque in violazione della normativa vigente. Questo parere rappresenta una leva di pressione concreta: se non si risana, l’opzione da valutare è la revoca della concessione e la ripubblicizzazione del servizio idrico”, ha sottolineato Fiore.
“Non dobbiamo salvare un assetto societario infruttuoso, – ha concluso – ma il diritto all’acqua. Votiamo no a pagare due volte per l’acqua che non beviamo e sì alla trasparenza e al risanamento vero”.